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I colori di un viaggio siciliano attraverso un libro

  • 12 dicembre 2005

Tra saggio e narrazione, un affresco dell’Isola attraverso i suoi cromatismi, “Sei colori siciliani” (Kalós, 12 euro) è una godibilissima tavolozza che evoca sensazioni per un viaggio di istinto attraverso le diverse realtà della Sicilia. Scritto a più mani, in tutto sei autori (Vanessa Ambrosecchio, Maria Attanasio, Alessandra Lavagnino, Giuseppe Lazzaro Danzuso, Eduardo Rebulla, Gaetano Savatteri) e preceduto da un testo introduttivo a firma di Davide Lacagnina, “Attraverso la luce, il colore: sei dipinti per sei racconti”, il progetto si sostanzia in un invito agli autori ad elaborare, in forma di testo, la propria esperienza del colore, prendendo libero spunto dalla terra di Sicilia e spaziando tra gli ambiti più diversi. Il lavoro corale che ne deriva costituisce pertanto una preziosa indagine per tratteggiare non solo il pigmento di questa isola, ma ancor più i significati intimi che essa rivela guardando appunto ai suoi colori. Se la loro percezione è un semplice fatto di luce (raggi luminosi che posandosi su un oggetto ne determinando una sua unicità dinamica) non si può che parlare di “rappresentazione” quando entrano in gioco le diverse variabili interagenti, come una fonte naturale o artificiale, uno spazio chiuso o aperto, le linee e le forme di un territorio. “Sei colori siciliani” le racchiude e le riproduce nelle sue foto di dipinti che mostrano il gusto, evocano la sensibilità, richiamano la storia, sintetizzano la civiltà della nostra terra e delle sue genti attraverso l’intermediazione cromatica. Un altro mirabile affresco, stavolta di penna, si delinea su pagine di libro in principio vergini, che dall’arte e dai suoi capolavori – a volte visibili, in altre nascoste o trafugate –, restituiscono i tesori segreti della memoria collettiva e della quotidianità dell’isola. La visione del viaggio letterario, fra saggio e narrazione, ha così inizio.

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Musa ispiratrice: sei dipinti; le tavole dei grandi maestri, esposte nei musei siciliani (unica eccezione il Guttuso oltre confine: “La nuvola rossa” al Museo di Stato di Berlino) o anche negli anfratti di un deposito (l’ “Annunciazione” di Pietro Novelli). Tavole con un colore dominante, questo ad essere il tratto di raccordo fra il racconto pittorico e quello letterario. Ritroviamo così due diverse ragioni a confronto, quasi una mappatura del corredo cromosomico siciliano, un itinerario nei colori e per i colori, nell’ordine: il “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, per il colore “nero” sviluppato da Maria Attanasio con il suo “Viaggio nel nero”; quello dell’“Eterno Padre” di Vincenzo degli Azani da Pavia – pittore lombardo, siciliano d’adozione – per il “giallo” di Alessandra Lavagnino; l’altro predominante nelle vesti dell’arcangelo Gabriele, a manifestare il divino, con il dipinto l’“Annunciazione” di Pietro Novelli, per il “bianco” di Giuseppe Lazzaro Danzuso; la rappresentata trasparenza turchina del cielo di “Psiche trasportata da Zefiro” di Vincenzo Riolo, per Vanessa Ambrosecchio, con il suo “Blu Sicilia”; poi un lussureggiante “Orto botanico” di Francesco Lojacono, per il “verde” di Gaetano Savatteri; e, infine, il rosso del dipinto di Guttuso, l’unico fuori ai confini dell’Isola per Eduardo Rebulla, con il suo “Per Celia”. Nel frontespizio che apre il testo, si legge una frase di Edmond e Jules De Goncourt: «Imparare a vedere è il tirocinio più lungo in tutte le arti». “Sei colori di siciliani” sicuramente offre un sostanziale contributo, lungo la strada di tale tirocinio.

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