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I "maiulini" murati (possibilmente vivi…)

Chissà perché siamo prevenuti rispetto a certe unioni. Come scecchi battiamo sempre le stesse strade, senza sperimentare. Per esempio nel bagno utilizziamo, o utilizzavamo, papere, pesciolini, cavallucci. Io, con tutto il rispetto per gli altri animali, amavo sguazzare con i maiulini, i polipetti di maggio. Dovevano essere piccoli, 150 gr al massimo di peso, quindi molto teneri, riconoscibili per le due file di ventose.

A volte i parenti, non trovandoli, tentavano di prendermi pi’ fissa presentandomi i sicci, le seppie. Era come se volessero farmi passare la zia per la mamma. Succedeva una tragedia. Un imbroglio che non riuscivo a sopportare. M’immergevo, felice, nel sughetto, fatto con cipolla e aglio, massaggiando bene le giunture, per ammorbidire la pelle e giocando con quegli animali dai lunghi piedi. Ora la cosa presenta più difficoltà, è vero che non sono cresciuta molto, ma non entro più nella tinozza o nel lavello e per riempire una vasca servono delle quarare, in cui cuocere i cefalopodi, che per motivi logistici non ho a Palermo. Mi devo accontentare di mangiarli.

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La preparazione è la seguente. Si soffrigge un battuto di aglio e cipolla tritati. Appena è dorato si versa 1 bicchiere di vino bianco e si lascia evaporare. Poi si fanno ammorbidire 500 gr pomodori pizzutelli, dolcissimi e poco acidi. Quando la loro acqua si sarà asciugata, si unisce 1 kg polipetti puliti, privati del becco e della sacca di sabbia e lavati abbondantemente. Si sala e s’incoppola con il coperchio, lasciando cuocere a fuoco lento. Per favore non preparate puree di pesce, bastano quindici minuti per avere una cottura perfetta. Infine si aggiunge il prezzemolo tritato e si serve.

A casa mia, se mia madre non nasconde il tegame, il sugo non basta per condire la pasta, spaghettoni di grano duro. Non capisce che noi le forniamo un servizio, cominciamo a tastare dopo cinque minuti dall’immersione dei “tuttatesta”, solo per controllare che tutto sia buono. Siamo molto attenti, ma ugualmente non gradisce e ha inventato un complicato allarme, collegato alle pentole, con cellule fotosensibili, per cui al minimo avvicinamento parte la sirena e lei si catapulta a controllare. Neanche ci fosse di mezzo la CIA! Certo ne facesse di più eviteremmo il problema.

Le varianti di questo piatto sono minime, esiste una ricetta uguale anche nel Nord Africa. L’unico cambiamento può essere l’utilizzo dell’estratto, sciolto nel battuto con un bicchiere d’acqua, o di una scatola di pelati da 400 gr, invece dei pomodorini, o l’aggiunta del prezzemolo tritato quando si uniscono i polipetti e non alla fine, o di una foglia di alloro, cosa che, secondo me, ammazza il sapore di mare, quindi evitatela. Vi raccomando di fornire mappine e occhiali per evitare lesioni della retina o bolle nelle camicie, provocate dagli schizzi propri e dei vicini. Ah, dimenticavo, ho dovuto apportare delle varianti al mio bagno e accontentarmi dei sali. Non è la stessa cosa, ma meglio di niente!

L'Abbinamento

Questa preparazione, nonostante l’appartenenza a quel genere di pietanze, i piatti a base di pesce, definite usualmente semplici e poco elaborate, dimostra, durante la sua degustazione, una discreta complessità di sapori. Si va dalla tendenza dolce della carne del polipetto che peraltro si rileva, durante la sua masticazione, anche per la sua grassezza, sottolineata dall’aromaticità dell’aglio e della cipolla, alla tendenza un po’ più acidula dei pomodorini, che conferiscono al piatto una certa struttura.

La scelta del vino è legata soprattutto alla presenza di questi ultimi. Una delle regole principali per realizzare un buon accostamento impone, infatti, di scegliere come abbinamento al piatto ultimato il medesimo vino eventualmente aggiunto in cottura. Nel rispetto di tale regola, e alla luce del carattere complessivo dei nostri polipetti murati, suggerisco di utilizzare come ingrediente, e successivamente come vino in abbinamento, il grecanico prodotto nella DOC Menfi.

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