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“I racconti di Luvi”, volontà e pensiero

  • 21 novembre 2005

“I racconti di Luvi” è un quadrimestrale letterario palermitano nato circa tre anni fa, che, nonostante i pochi mezzi, ma grazie all’indubbia volontà di chi lo dirige, riesce ad animare, seppur con qualche ingenuità di percorso, lo scenario culturale cittadino. La rivista è – lo asseriamo perché lo abbiamo appurato – un “pensatoio libero”, dove trovano spazio pezzi di storia di letteratura siciliana (un nome su tutti Ignazio Buttitta), e racconti e poesie provvisti di qualità e freschezza, sia che essi provengano da intellettuali riconosciuti che da esordienti desiderosi di esprimere un mondo sommerso. Il numero sei del periodico sarà presentato venerdì 25 alle 20,30 presso l’Associazione Agorà di via Dante; rinnovato nella grafica, in vendita in diverse librerie cittadine, raccoglie alcuni scritti interessanti, tra i quali sottolineamo: “Il triciclo” di Antonio Pizzuto, un racconto pubblicato da Scheiwiller negli anni sessanta, il cui incipit ha un incedere narrativo talmente vigoroso da ricordare “Furore” di Steinbeck; “El drago” di Mattia Signorini, una storia che ci descrive cosa può diventare un campione dello sport oggi, un Dio invincibile ad ogni costo, che spesso viene a patti con la miseria umana. Per saperne di più su questa realtà poniamo qualche domanda a Katia Tamburello, direttore e vera anima della rivista.
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Ritorniamo indietro di tre anni, con un estratto dall'editoriale "bellicoso" del primo numero di Luvi che diceva: «dietro di noi non c'è nessun professorone, noi siamo la generazione che ha visto via D'Amelio e la strage di Capaci, siamo quelli che crediamo che la mafia esiste, siamo quelli spersi nella città, incapaci di comprendere ma soprattutto di accettare».
Voglia di cambiamento, quindi, attraverso la letteratura come metodo per salvificare l'animo. Puoi farci un sunto del tempo passato, quali gli obiettivi colpiti e quali quelli mancati?
«Parlare di obiettivi colpiti o mancati è sempre molto difficile, la rivista è nata e noi non avevamo degli obiettivi immediati, solo il desiderio di sostenere uno spazio nostro che fosse pulito, libero, per tutti, è questa sensazione era profonda, necessaria. Luvi oggi è una fucina di autori siciliani (e non solo) che sentivano il bisogno di trovare dei riconoscimenti al loro lavoro nella loro terra, in quella Sicilia che amano e odiano, mi riferisco a: Francesco Balsamo, Vincenzo Guastella, Tommasina Squadrito, che costantemente ci sono vicini, e ai tanti altri che abbiamo coinvolto, da Saragei Antonini a Marco Vespa, e a quelli più conosciuti che hanno arricchito le nostre pagine sposando il nostro ideale, Evelina Santangelo, Vanessa Ambrosecchio, Santo Piazzese, Giacomo Cacciatore ecc… Questo incontro con tutti loro, mi sembra un ottimo risultato umano-artistico. Quello mancato? Direi piuttosto irrisolto, una maggiore visibilità a livello nazionale, ma per progetti come il nostro occorre molto tempo e molto lavoro. Sappiamo aspettare, non siamo alla ricerca di successo spicciolo, ma di incontri con uomini che abbiano qualcosa da dire».
Luvi è un nome particolare, da dove proviene?
«È un nome di fantasia, che solletica la curiosità di molti. Pensatelo come uno spazio immaginario, dove gli artisti possono incontrarsi e parlare di letteratura. Scrivere. E dove la gente può riunirsi e sognare… Nella nostra realtà cittadina, secondo te, ci sono altre riviste o movimenti culturali degni di nota? Se parliamo di realtà cittadina, sicuramente “Margini”, rivista letteraria semestrale, fa un ottimo lavoro di promozione di autori siciliani. “Mezzocielo” spesso si occupa di scrittura. Alcune librerie, con notevole sforzo organizzativo, immaginano e realizzano costantemente presentazioni di libri, anche di notevole interesse, ma tante altre si spengono in una giornaliera vendita, e spesso sono quelle più “grosse”, quelle che godono di un marketing nazionale imponente, le sole che potrebbero coinvolgere scrittori più noti al grande pubblico, per sollecitare un dibattito ricco. Ritengo che il “movimento” di idee in città sia assolutamente sterile, spento, marcato da un provincialismo che non fa sognare nessuno. Occorrerebbe più poesia nella nostra giornata tipo, dovremmo immaginare di più per questa città, forse aiuterebbe tanti…».
La rivista e la sua affermazione sono un punto d’arrivo o un punto di partenza per qualcos’altro?
«Sicuramente un punto di partenza, non so per cosa, ma ritengo che Luvi sia in costante movimento, alla ricerca di un momento, di un attimo nuovo, intenso, unico. Tanti progetti frullano».
Sappiamo che sei una scrittrice. Che “dritte” di lettura daresti ad un aspirante scrittore siciliano che voglia arricchire il suo stile letterario? È consigliabile dare uno sguardo a chi ha già scritto in quest’isola?
«Leggere, leggere e ancora leggere, soprattutto i grandi della letteratura. Ho amato Stendhal, Tolstoj, Dostoevskij, Proust… La Sicilia ha dato natali ad autori straordinari, chi voglia scrivere deve necessariamente leggere, secondo me, Pirandello, Vittorini, Sciascia, De Roberto».
Questo è quanto ci è pervenuto dal pianeta Luvi.

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