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Il Brass Group celebra Mingus

  • 17 gennaio 2005

Antefatto: Messico, 5 gennaio 1979, scompariva Charles Mingus, uno dei contrabbassisti afro-americani e compositore più grande di tutti i tempi, come ebbe a definirlo Miles Davis stesso. Estate 2002: il Brass Group di Palermo dedicava un intero Festival alla figura dell’impareggiabile jazzista, nell’anno in cui avrebbe compiuto i suoi ottant’anni. Adesso, a distanza di circa 2 anni, il Brass – con il supporto della Regione Siciliana – pubblica due cd che fissano in una registrazione i concerti-tributo di quell’estate, la cui presentazione si terrà giovedì 20 gennaio al Blue Brass, il ridotto dello Spasimo (ore 21.30, ingresso libero), con un concerto che vedrà impegnato il quintetto del trombettista Vito Giordano, il quale, come già nel 2002, interpreterà le composizioni per piccoli gruppi del nero “Pitecantropo”.

Già nel 1991 Sue Mingus, la compagna che al jazzista fu vicina nelle ultime ore della sua vita, in occasione del concerto per l’opera “Epitaph” – rimasta incompiuta e completata da Gunther Schuller – ebbe a commentare l’impegno dell’Orchestra Jazz Siciliana che la eseguì in prima europea, evidenziando come neppure Londra, Parigi o New York avevano saputo dedicare una uguale e calorosa manifestazione di stima e di affetto al suo Charles. Ed è anche nel ricordo di quel sentito apprezzamento che trova fondamento e ragione la pubblicazione in presentazione, una doppia produzione discografica corredata da un volumetto, curato da Maurizio Zerbo, che a fini divulgativi, e quindi per cenni, ripercorre per i più le già note e celebrate gesta ed intemperanze biografiche del contrabbassista dell’Arizona, e ne affronta brevemente – e comunque non tecnicamente – la profondità delle sue note e del suo linguaggio musicale, creando per tale via la giusta e necessaria atmosfera per l’ascolto dei brani selezionati, grazie agli interventi testuali delle figure coinvolte: dall’autorevole musicologo Stefano Zenni, al direttore artistico del Brass Ignazio Garsia, fino al giornalista ed appassionato Lucio Forte, cronista non soltanto delle serate musicali a Mingus tributate, ma anche voce storica della presenza del musicista nero a Palermo per i sei concerti che tenne nei tre giorni dal 26 al 28 marzo del 1976. Già, perché è a quelle date che risale l’incontro fra Mingus ed il Brass Group, allora appena fondato in Associazione Siciliana per la musica jazz da Garsia, sede il noto scantinato di via Duca della Verdura.

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Sei concerti che hanno lasciato il segno negli organizzatori ed in coloro che ebbero la fortunata opportunità di assistervi, ma soprattutto in alcuni giovani palermitani che, già vicini a questa meravigliosa musica, sintesi fra le radici euro-culturali dei bianchi d’America e di quelle africane dei neri ex-schiavi che nel Nuovo Continente vennero a forza trapiantati, probabilmente da quell’incontro musicale furono così profondamente condizionati da decidere di dedicare ad essa la propria vita: Vito Giordano, Marvi La Spina e la sua Macchina di Suoni, Stefano D’Anna, alcuni fra i protagonisti delle esecuzioni celebrative del 2002. Gli stessi che in quell’anno affiancarono personaggi che erano stati molto vicini al Charles Mingus musicista, quali il trombettista Jack Walrath ed il sassofonista Paul Jeffrey, il primo scoperto proprio dal contrabbassista, il secondo suo “deputy” nei giorni artisticamente più difficili di Mingus, quelli della paralisi che gli impediva di seguire da sé gli arrangiamenti e le incisioni della propria orchestra, il cui timone passò così al sassofonista.

Dopo la celebrazione e gli appuntamenti “esteri” che hanno caratterizzato in questi giorni il Ridotto, venerdì 21 (stessa ora ma ingresso 5 euro) sarà la volta di un gruppo siciliano che molto successo riscuote nel panorama jazzistico d’oltralpe, il Perfect Quartet capeggiato dal batterista Francesco Branciamore. Presente da più di vent’anni sulla scena italiana, Branciamore ha affrontato un percorso variegato che gli ha consentito di affiancare differenti musicisti (Lee Konitz, Evan Parker, Carlo Actis Dato, Pino Minafra) e formare gruppi in cui il suo inconfondibile tocco ritmico è tratto distintivo (“December Thirty Jazz Trio” con Giusepe Guarrella, o l’Hereo Nonetto del pianista Giorgio Occhipinti). A suo nome ha già pubblicato l’album “Flash in Four” in compagnia di Carlo Actis Dato, e diretto un quartetto con Paul Rutherford, Guido Mazzon e Michel Godard, con i quali ha liberamente dato sfogo all’estemporaneità in “Improvisation of the Four Seasons”. Ma è in questo suo Perfect Quartet che Branciamore convoglia tutte le proprie esperienze, all’interno di una situazione apparentemente più tradizionale e strutturata, affiancato dall’incisivo trombone di Elio Amato e dal giovane Gaetano Cristofaro, capace con ugual disinvoltura di passare dal clarinetto ai sax tenore e soprano, insieme all'amico di sempre Guarrella, per un jazz di prorompente vitalità.

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