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"L'astensionista": un progetto per spiegare il non voto

Tema caldo delle ultime campagne elettorali, il "non voto" anima numerosi dibattiti. Il web doc "L'Astensionista" mira a spiegarne le ragioni

Balarm
La redazione
  • 22 febbraio 2013

Anche durante questa campagna elettorale giornali, sondaggi e opinionisti hanno lungamente dibattuto sul tema dell’astensionismo. Tutti sembrano concordi nel dipingere un allarmante scenario: “Circa il 30% degli aventi diritto non andrà a votare alle politiche 2013”. Posto che, come sempre accade, si tratta di un dato che si sta progressivamente riducendo man mano che si avvicina il tanto atteso momento della verità, un interrogativo credo possa essere lecito: chi sono gli astensionisti oggi? cosa li spinge a disertare le urne?

Ciascuno di loro avrà un nome, un’identità e ragioni diverse con cui motivare la scelta di non esercitare un proprio diritto. Eppure milioni di uomini e donne vengono assemblati tra loro quasi a formare un’unica, amorfa, indistinta entità cui attaccare sopra l’etichetta “astensionismo”. È da questa constatazione che nasce il progetto L’Astensionista, dalla volontà di dare volto e parola a un fenomeno da sempre relegato a numeri e percentuali raccogliendo le testimonianze di cittadini italiani che non andranno a votare alle prossime elezioni.

La formula scelta è quella del web doc, ultima frontiera della rete, attraverso cui l’utente può creare un proprio percorso di fruizione dei contenuti proposti: storie, opinioni, analisi e la possibilità di lasciare la propria testimonianza. Ciascun prodotto video è stato realizzato grazie al contributo di realtà autoriali diverse: filmaker di Roma, Palermo e Berlino hanno scelto il proprio modo di raccontare storie e personaggi. A contestualizzare la complessa dimensione del fenomeno astensionista intervengono, inoltre il giornalista Marco Bracconi, il politologo Piero Ignazi e lo storico Massimo Teodori.

Nessuna campagna promozionale o di condanna, piuttosto una semplice istantanea scattata su un fenomeno così lungamente dibattuto. Un fenomeno che sale agli onori della cronaca solo durante la campagna elettorale, conquista le prime pagine dei principali mezzi d’informazione il giorno dopo il voto e poi scompare fino alla tornata successiva. Eppure dati e analisi mostrano come l’astensionismo sia sempre meno contingente e sempre più strutturale. Indignazione, dissoluzione delle ideologie, mancanza di identificazione e difficoltà nel comprendere e seguire le trasformazioni politiche messe in atto tra alleanze, scissioni, ricomposizioni e voci fuori dal coro.

Il popolo dei non votanti cresce in un contesto politico sempre più frammentato, in cui la moltiplicazione dell’offerta si combina a una sempre crescente disaffezione nei confronti della macchina politica. Si tratta di una percentuale che in Italia, negli ultimi 30 anni, è aumentata così in fretta da rendere l’astensione uno dei protagonisti indiscussi seppur trascurati della scena politica: indagini statistiche mostrano una progressiva crescita a partire dalla fine degli anni '70 (quando vennero rese pubbliche le prime denunce sulla corruzione dei partiti) fino a raggiungere il suo massimo storico nel 2012. Emblematico il dato registrato in Sicilia in occasione delle ultime elezioni regionali, quando il 52% degli aventi diritto non ha espresso il proprio voto.

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