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L'irrilevanza della memoria secondo Alajmo

  • 29 gennaio 2007

E' oramai consuetudine ritrovare tra i periodici nazionali raccolte enciclopediche, talvolta utili altre inutili, subito candidante ad essere un ingombro cartaceo per la casa. L’idea però di costituire una “Enciclopedia della Memoria Irrilevante” (Mondellolido, pagg.157,12 euro), non poteva, invece, che essere un libro; autore: Roberto Alajmo, giornalista e scrittore. Palermitano, quarantottenne, con l’ironia maturata in una Regione “Speciale” – non solo per Statuto – e in una Città “Aperta” al contesto dell’articolo nell’accezione più in sintonia, che non riesuma lo status di tutela di uno spazio limitato abitato da civili - come quello che le autorità militari accordano in tempo di guerra -piuttosto la rilevanza della genetica predisposizione di una città, come la nostra, a preservare ciò che non serve e degradare ciò che serve. Alajmo, come ben sanno i navigatori-amanti della blogsfera (http://www.duepuntiedizioni.it/robertoalajmoblog/), ci ha da tempo abituati a sorridere a denti stretti e a riflettere senza piangerci addosso. Le ragioni di questo libro – che precede un romanzo in gestazione e segue pure una guida preventiva alla città (“Palermo è una cipolla”, ed. Laterza, 2005) –, si possono riassumere nelle tre basilari regole di compilazione, specificate in seconda di copertina, che svelano immediato titolo e contenuti. “Regola numero uno: i ricordi non devono servire a niente.
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Regola numero due: i ricordi devono essere condivisi da un numero di persone superiore a dieci. Regola numero tre: i ricordi devono essere scampati a qualsiasi forma di sopravvivenza televisiva o artificiale”. Assodato questo il percorso appare più semplice e si senta sgravato il lettore dal pensiero, in questo “Bignami della memoria superflua” – molto soggettivo, palermitano, maschile e generazionalmente connotato (leggi: Avvertenze) –, di trovarvi tra le pieghe dell’irrilevanza il sapere assoluto, la verità nascosta o uno perdutto scoop storico da sciorinare sotto il naso di amici e conoscenti; per nulla vogliosi di conoscere e valutare la profonda cultura maturata dal proprio interlocutore. La forma scelta dall’autore è propria dell’Abbeccedario d’uso antico. Grandi lettere in ordine alfabetico, con pagine di definizioni accomunate da una stessa lettera. Inoltre, trattandosi di una soggettiva, il libro è una memoria che stimola il lettore alla scrittura ovvero ad annotare i propri ricordi inutili, tra i tanti spazi bianchi, e pertanto il contesto si presta ad essere vissuto, riscritto, integrato dalla penna di chi ne possiede una stampa in mano. L’invito è fatto anche dall’autore. Forse uno strumento di democratica partecipazione alla lettura-integrata d’un libro? Un nuovo filone concessoci da Alajmo, magari coscientemente, visto l’anticipo esclusivo – nel blog anzidetto e per un periodo limitato (non se ne trova, infatti, più traccia, n.d.r.) –, del primo capitolo del nuovo romanzo, con l’intento di ricevere stimoli, suggerimenti, critiche, in una sola parola: partecipazione attiva del lettore, tanto presente che futuro? Chissà!
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