MUSICA

HomeNewsCulturaMusica

L’universo dei Beatles attraverso immagini e musica "colta"

  • 14 aprile 2006

Un esperimento all’insegna della sinergia fra diverse forme d’espressione artistica, la musica e le immagini, che insieme si fondono per trasmettere un unico messaggio ispirato alle intramontate pagine del quartetto di Liverpool. In questo contesto non può quindi meravigliare che interpreti di estrazione classica, e arrangiatori noti per il loro lavoro di ricerca musicale, incontrino la musica pop, specie se l’intuizione di ideatori e performers punta su uno dei gruppi che più di tutti incarna la "popolarità" musicale, nel senso più vero ed universale del termine, ossia i Beatles. Sarà questa la formula che vedrà l’Orchestra ed il Coro del Teatro Massimo di Palermo prendere parte attiva a Across the Universe, lo spettacolo che andrà in scena venerdì 21 aprile (ore 20.30) ed in replica il sabato successivo, 22 aprile, ore 18.30, all’interno del cartellone del medesimo ente palermitano (ingresso 12/30 euro).

Le sonorità sono affidate anch’esse ad una rilettura musicale originale, quella dei moderni arrangiamenti firmati Nicola Piovani, Giovanni Sollima, Kaija Saariaho, Nicola Tescari e Luis Bacalov (questi ultimi due anche conduttori sul podio), saranno protagonisti le sorelle Katia e Marielle Labèque, note al pubblico palermitano e veterane di "incursioni" in ambiti musicali diversi dal contesto più propriamente classico - celebri le loro interpretazioni delle sinfonie gershwiniane "Rhapsody in blue" e "Un americano a parigi" - il violino di Viktoria Mullova, musicista la cui tecnica, ingentilita dalla voce del suo Stradivari "Julius Falk" del 1723, si imponeva già nell’80 all’attenzione della critica vincendo il concorso "Sibelius" di Helsinki e nell’82 la "Medaglia d’Oro" al concorso "Cajkovskij" di Mosca, pure lei non nuova alle stagioni concertistiche palermitane né a repertori "eterodossi", avendo proposto qualche anno fa pezzi di Miles Davis, Joe Zawinul, Duke Ellington, Youssou N’Dour, Alanis Morissette nel tour mondiale "Through the Looking Glass".

Adv
Ed altrettanto dicasi per il violoncellista figlio d’arte Giovanni Sollima, che certo non ha bisogno di presentazioni, e non solo per i concittadini palermitani, che, da solo o con la Giovanni Sollima Band da lui fondata a New York, esegue la propria musica presso sedi prestigiose, ma anche in ambiti alternativi vicini al pubblico più giovane e di confine (Carnegie Hall, Brooklyn Academy of Music, Knitting Factory e Merkin Hall a New York, Wigmore Hall di Londra, Festival Internazionale di Istanbul, Kunstfest di Weimar, Kuopio Festival in Finlandia, tour in USA e Canada, Tokyo Summer Festival, Taormina Arte, per citare solo le performance estere); senza dimenticare il suo impegno in ambito teatrale (quell’"Ellis Island" su libretto di Roberto Alajmo che tanto successo ha ottenuto qualche anno fa), e le sue incisioni discografiche ("Aquilarco" realizzato per la Point Music su invito di Philip Glass, brano che nel 2000 diviene il tema principale della colonna sonora del film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana).

Senza nulla togliere agli altri musicisti che prenderanno parte alla serata - il fagottista Marco Postinghel, il clarinetttista Pascal Moraguès, il chitarrista David Chalmin, il bassista Matthew Garrison ed il batterista Giovanni Giorgi -, tutti molto attivi nel panorama musicale internazionale, promette di spiccare la voce di Janice Leca, singer molto nota all’estero in ambito dance-house. Punto di partenza per un rinnovato dialogo tra musica ed immagine, dello spettacolo sarà coprotagonista a tutti gli effetti la videoarte del regista digitale Fabio Massimo Iaquone, le cui immagini – alcune realizzate in diretta a creare effetti tridimensionali sui molteplici schermi dell’immensa scatola velata della scena firmata da Italo Grassi – , promettono di guidare concettualmente le suggestioni degli astanti per immergerli in un universo visionario e trasversale come trasversale fu l’influenza che i quattro baronetti ebbero nella storia della musica di tutti i tempi. Proseguendo la ricerca visiva digitale elaborata dal regista, fondata sul suo concetto di "DVT - Digital Video Theatre", gli stessi musicisti, strumenti di un movimento virtuale in un percorso sospeso tra reale e surreale, saranno sul palco non solo performer, ma anche personaggi primari di una "narrazione minimale sottesa a tutto lo spettacolo, cardini di una complessa macchina spaziale e scenotecnica".

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI