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La débacle salentina come stimolo per le coppe

  • 6 marzo 2006

Troppo brutto per essere vero. Questo il primo commento a caldo sul Palermo subito dopo la partita contro i salentini. Francamente nessuno di noi si sarebbe mai aspettato una squadra così arrendevole, in ritardo su ogni palla e deconcentrata al cospetto di un Lecce che (con tutto il rispetto ed i meriti ad un avversario che meritatamente ha portato i tre punti a casa) bivacca dall’inizio del torneo in fondo alla classifica e che non riusciva a vincere una partita da tempo immemore. Preoccupa l’atteggiamento dei rosanero più del risultato. Preoccupa un pressappochismo che, considerando gli incombenti impegni di coppa (vero obiettivo stagionale), deve portare ad una seria analisi dell’intero staff tecnico. Dire cosa non ha funzionato a Lecce è sinceramente imbarazzante. Faremmo prima a ricavare poche indicazioni giunte dai singoli ed in particolare da Biava e Codrea, gli unici, a nostro avviso, ad avere salvato la faccia nello stadio di Via del Mare.

Abbiamo pensato durante lo svolgimento della gara, forse per attaccarci a qualcosa di concreto più che a presunte voci di combine o patti fuoricampo, che i giocatori, con due allenamenti giornalieri sostenuti nell’ultima settimana, avessero affrontato un richiamo di preparazione i cui effetti si sarebbero visti nell’appesantimento generale visto in campo. Ma come spiegare le performance dei “nazionali” che non hanno fatto alcun lavoro specifico a Palermo e che si sono riaggregati al gruppo solo il giovedì pomeriggio? Con una punta di polemica e di presunzione, ci permettiamo di consigliare a staff sanitario e preparatori atletici di dosare al meglio le forze all’interno della rosa, specie se si corre il rischio concreto di un affaticamento visti gli impegni ravvicinati sostenuti e da sostenere. In sostanza non possiamo correre il rischio di “spremere” ulteriormente i vari Grosso, Barzagli, Caracciolo, Barone o, addirittura, perderne qualcuno per strada a causa di infortuni da affaticamento come Corini. Tutta gente che può risultare decisiva nella competizione Uefa e, soprattutto, in Coppa Italia. Il campionato bisogna onorarlo comunque e fino alla fine, così come faranno il Lecce o il Treviso per citare due esempi di squadre votatamene spacciate o quasi alla B. Ma per questo torneo vanno bene i Rinaudo ed i Conteh, i Godeas ed i Brienza, i Codrea ed i Tedesco gente che comunque ha voglia di mettersi in mostra e può dignitosamente integrarsi in una intelaiatura di gioco stabile e non più vacillante di delneriana memoria.

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Fatti del resto quattro conti, la possibilità di raggiungere il sesto posto in campionato, utile ai fini del piazzamento Uefa è remota e che si arrivi decimi, noni o dodicesimi riveste ben poca importanza. Con la strategia delle "seconde linee” si rischierebbe, nel senso positivo, di valutare l’intero potenziale tecnico e di togliere qualche muso lungo all’interno dello spogliatoio. Né ci preoccupano le statistiche che, puntualmente, ci si affretta a rispolverare circa la mancanza di gol fatti negli ultimi tre turni, né l’ambiente deve dare tanta importanza a questa debacle di Lecce. Ripetiamo, occorre giocarsi le proprie carte nelle competizioni di coppa. Un’annotazione su due giovani ma possenti investimenti estivi: Caracciolo e Makinwa. Ad entrambi non ha di certo agevolato il compito di giocare serenamente il continuo paragone con il fantasma di Toni (Caracciolo) e la presentazione da nuovo fenomeno del calcio internazionale (Makinwa). Sono due giocatori che hanno bisogno di tempo e pazienza e di sentire la fiducia dell’ambiente. Chi si aspettava gol a valanga sarà rimasto certamente deluso, ma il breve curriculum di entrambi non lasciava intendere che ci sarebbero stati. Una cosa è certa per chi ha a cuore le sorti del Palermo calcio: entrambi hanno grossi margini di miglioramento e ci si deve augurare che dimostrino in fretta di apprendere. Rappresentano due investimenti da 14 milioni di euro che non ci sembra il caso di buttare alle ortiche. Ricordate il primo Toni o il primo Gonzalez? State certi che la premiata ditta Foschi & Zamparini non avrebbe speso tanto per rendere un favore a Brescia ed Atalanta.

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