ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

La "Testa di Ade", il gioiello siciliano perduto e ritrovato

Torna nella sua dimora siciliana la meravigliosa scultura di terracotta trafugata alla fine degli anni Settanta dal museo di Aidone e venduta al mercato nero delle opere d'arte

  • 26 gennaio 2016

Bisogna andar fieri del proprio patrimonio culturale, artistico e storico e quindi difenderlo: torna nella sua terra di origine, dopo anni di tira e molla, una meravigliosa scultura di terracotta finemente lavorata facente parte delle opere trafugate alla fine degli anni Settanta dal sito archeologico di Morgantina, situato nel territorio di Aidone in provincia di Enna: si tratta della "Testa di Ade".

Dopo averne riconosciuto la provenienza e aver ammesso l'acquisto sul mercato nero, il Paul Getty Museum di Malibù è costretto a restituire la scultura, capolavoro della coroplastica siciliana policroma, che torna ad occupare il suo posto nel museo archeologico di Aidone dove è ospitata anche la "Venere", altro importantissimo reperto restituito nel 2011.

Continua, così, l'azione di "recupero" della Regione siciliana che già nel 2014 aveva reclamato le sessantatré opere d'arte che, dopo aver fatto il giro dei più importanti siti museali al mondo, sono rientrate nelle loro sedi museali in Sicilia: dall'Auriga di Mozia alla Phiale aurea di Caltavuturo custodita nel parco di Himera, da un cratere attico a maschere teatrali ai rilievi votivi con Demetra e Kore.

Adv
Lungi dal voler dimostrare un senso di chiusura culturale e una mania del possesso, la Regione siciliana ha detto stop ai prestiti delle opere archeologiche. Si tratta semplicemente di orgoglio territoriale, di una questione "affettiva" legata al desiderio di valorizzare i propri beni, di dimostrarne un senso di appartenenza e quindi di gratitudine.

Finalmente torna a casa, nel suo contesto e con la sua storia indiscutibilmente legata alla terra siciliana, la "Testa di Ade" databile tra 400 e 300 avanti Cristo, detta anche "Barbablu" per i suoi i ricci della barba colorati, che era stata venduto al Getty dal collezionista newyorchese Maurice Tempelsman per cinquecento mila dollari.

È proprio grazie al lavoro degli archeologi siciliani che questo gioiello siciliano perduto torna ad occupare il suo posto di origine ad Aidone, il cui museo è stato spesso oggetto di polemiche per la sua difficile accessibilità. Oggi invece torna ad ospitare opere straordinarie, come la Dea, gli acroliti e gli argenti che sicuramente hanno fatto impennare, negli ultimi due anni, il numero dei visitatori.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI