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Lamberto Zauli: l’uomo in più del Palermo

Nato a Roma ma cresciuto a Grosseto, Zauli è arrivato al Palermo nell’estate 2002 dopo un paio di esaltanti stagioni a Vicenza e a Bologna

  • 12 ottobre 2004

La campagna acquisti del Palermo è stata seguita con particolare interesse, sia da parte dei tifosi smaniosi di una squadra competitiva, sia da parte del mondo del pallone incuriosito dalla presenza di tante squadre del sud nel campionato di serie A e dalle dichiarazioni ambiziose del presidente Zamparini. Sono arrivati nomi forse poco altisonanti ma giovani e ricchi di talento, che hanno arricchito una rosa che già lo scorso anno avrebbe potuto tranquillamente giocare nella massima serie. Eppure, dopo le prime giornate di campionato e dopo i primi complimenti a Guidolin e alla squadra, il vero uomo in più del Palermo sembra essere Lamberto Zauli. Sì, proprio quel Lamberto Zauli che Zamparini, dimenticando di averlo definito un tempo “lo Zidane della serie B”, pochi mesi fa aveva gentilmente invitato a cercarsi un’altra squadra perché non più adatto alla nuova formazione. Ma Zamparini, si sa, è un personaggio eccentrico, spesso troppo frettoloso e irruento nelle sue scelte e nelle sue dichiarazioni (basti ricordare la vicenda Baldini e la collezione di allenatori mandati a casa quando era presidente del Venezia) e Zauli lo sa bene, tanto che non solo si è tenuta stretta la sua maglia numero 10, ma ha dichiarato: «Il presidente mi vuole bene. Dice questo solo per stuzzicarmi».

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Nato a Roma ma cresciuto a Grosseto, Zauli è arrivato al Palermo nell’estate 2002 dopo un paio di esaltanti stagioni a Vicenza e a Bologna, infiammando le speranze dei tifosi. 188 cm di altezza per 83 kg di peso fanno di lui un giocatore poco propenso alla corsa ma abile nel dribbling e nel possesso palla, capace di giocate belle a vedersi e allo stesso tempo piuttosto concrete, di smarcare i compagni sotto porta o di segnare gol di indubbia bellezza. Leader in campo e nello spogliatoio, uomo concreto, consapevole dei propri mezzi e dei propri limiti: insomma un vero numero 10 che, a differenza dei tanto osannati campioni di casa nostra, non fa mai polemica, neppure quando viene sostituito o quando riceve critiche negative. Purtroppo le sue 2 precedenti stagioni in rosanero sono state travagliate da una serie di infortuni che lo hanno spesso tenuto lontano dai campi di gioco. Nel 2002 infatti, in una delle prime partite di campionato, si frattura il perone. Salta tutto il girone di andata e quando torna in campo trascina la squadra ad un soffio dalla serie A. Lo scorso anno gli infortuni sono stati più di uno, tanto da condizionarne il rendimento, anche se l’affetto e l’incoraggiamento del pubblico nei suoi confronti è rimasto immutato, come dimostrava uno striscione in curva che diceva “Lamberto Zauli non mollare mai”. Memorabile resterà nella mente dei tifosi il “cucchiaio” al Napoli e i suoi preziosissimi assist. Naturale quindi tanta attesa da parte del pubblico che temeva di fare la fine degli interisti con Ronaldo (anche se in quel caso la vicenda ebbe ben altro epilogo).

Attese ampiamente ripagate dopo le prime gare di campionato con prestazioni che hanno sfracellato i dubbi sulla sua condizione, risultando decisivo e incantando tutti con quello slalom in mezzo a 3 difensori che ha poi scaturito l’assist per il pareggio di Toni nella partita a San Siro con l’Inter. Oggi Zauli ha 34 anni e qualcuno si chiede come mai sia approdato al calcio che conta solo così tardi e soprattutto come mai non sia mai stato oggetto di particolare attenzione da parte dei grandi club. Ma forse in un calcio come quello odierno che brucia troppi campioni, Zauli ha preferito rimanere là dove poteva ampiamente esprimersi e dove le minori pressioni lasciano spazio al gusto di giocare a pallone.

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