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Lettera aperta dei Precari dello spettacolo

Balarm
La redazione
  • 22 ottobre 2007

La politica della cultura a Palermo viene attuata come una risorsa strategica per favorire clientele e celebrare la propria immagine, falsando di fatto la realtà delle cose a qualsiasi grado di discussione. Oggi come ieri, ma oggi peggio… Creando tra l’altro conflitti tra campi interessati dall’intervento pubblico che si sono confrontati sempre sotto altre forme. Spesso il lavoro dell’artista scava dentro la malattia e l’indigenza e indaga le pulsioni più profonde di questi stati; l’arte come sappiamo è terreno di scambio con una valenza universale. L’ultima trovata di quest’amministrazione è stato l’innesco, a causa anche di finanziamenti ambigui a realtà ambigue, l’accensione di una miccia tra poveri; guerra di poveri contro pazzi (pazzi gli artisti a farsi chiamare in causa da simili iniziative). Speriamo che gli anziani, i malati non assistiti, i bambini senza refezione non pensino che la colpa dell’annullamento progressivo dei loro diritti, così come dei diritti alla casa, all’istruzione, alla salute, al lavoro, sia attribuibile alle rivendicazioni di noi artisti e operatori dello spettacolo; precari quanto loro e costretti ad impiegare le nostre risorse non per stimolare la creazione ma per inventarci sempre nuove strategie di sopravvivenza a questa amministrazione. Come il dover ricomporre sempre di nuovo il puzzle delle caotiche scelte in tema di cultura da parte delle nostre istituzioni; come il dover continuamente reagire all’azzeramento degli spazi aperti alle compagnie; insomma come il doverci sostenere in un panorama artistico in fermento ma privato dei mezzi e degli spazi di espressione che meriterebbe.
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Da più parti si parla di valutazione politica, di scelta, di indirizzo di questa amministrazione che punta sui giovani; che cioè emargina alcuni giovani e ne fa emergere altri a sua discrezione. Che emargina alcuni teatri e ne benedice altri. L’azione dell’amministrazione a sostegno delle nuove leve dovrebbe mirare alla diffusione dell’arte verso un pubblico sempre più numeroso, a diversificare le proposte, a promuovere e sostenere i propri artisti in Italia e in Europa, a rafforzare i mercati dell’arte e della cultura anche attraverso un lavoro di educazione alla fruizione. Finora da noi si è limitata a proporre la riduzione dei luoghi a cui fare riferimento. A noi questa logica non piace perché la vediamo come un tentativo miope di fronte al moltiplicarsi delle esigenze. Questa è un’amministrazione ossessionata dal conformismo. Ci sembra doveroso ricordare che per operare un disegno della cultura cittadina dev’esserci innanzitutto conoscenza delle diverse realtà; per conoscenza si intende che un assessorato reale riesca a monitorare e comprendere quanto di buono sta nelle nuove produzioni e anche quanto dei contenuti proposti possa aiutare a “vendere”, esportare il sistema Palermo; argomento ancora oggi sulla bocca di tutti... su quanto siamo cattivi venditori di noi stessi…

Spesso da soli riusciamo a farci apprezzare, ma ora vogliamo rivendicare i nostri diritti. E’ necessario quindi sviluppare un metro di giudizio sulla bontà dell’operato dei gruppi: la valutazione da parte del panorama nazionale ed internazionale lo è già, e a Palermo abbiamo parecchie esperienze di questo tipo; tanto più quando il tutto è legittimato dall’intervento di stampa qualificata e dalla richiesta di nostre opere da parte di realtà culturali di affermata fama. Potrebbe esserlo, e qui parliamo con cognizione di causa, anche la capacità dimostrata di auto-gestire economicamente rassegne che coinvolgono giovani realtà locali e nazionali, in modo autonomo, con prezzi accessibili, senza fine di lucro e senza aiuti politici di qualsiasi tipo, ma portate avanti solo con il frutto del lavoro, del contatto con la città e con la giovane scena artistica. Situazioni dove ciò che motiva a partecipare non è solo il richiamo dei premi in palio, per intenderci. E parte di giudizio deve riguardare la capacità di apporto alla crescita del dibattito culturale, alla crescita tout court della città, affrontando senza retorica i temi più scottanti del momento storico, come il confronto con la marginalità, col disagio, con il cambiamento del mondo del lavoro, con l’avvento dei nuovi strumenti di comunicazione, con lo studio delle trasformazioni della propria lingua e delle proprie tradizioni, con la crescente multirazzialità della città ecc. ecc.


Precari dello spettacolo - Palermo

Associazione Sutta Scupa
Compagnia Ananke
Compagnia Quartiatri
Elena Amato
Paolo Cinquemani
Gianluigi Cristiano
Valentina Lupica
Simona Malato
Compagnia Tea(l)tro
Marco Manera
Stephanie Taillandier
Dario Frasca
Compagnia Franco Scaldati - Teatro dei Quartieri
Teatro Garibaldi di Palermo alla Kalsa
Corrado Fortuna
Produzione Povera

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