LIBRI

HomeNewsCulturaLibri

"Margini", oltre il concetto preconfezionato di letteratura

  • 12 dicembre 2005

«Ci guida la voglia di trovare laddove altri non guardano, di ascoltare voci dove c’è un apparente silenzio. Di confrontare e mescolare. Siamo per formazione e cultura meticci. E orgogliosi di esserlo». L’essenza della rivista di racconti e letture Margini (ed. Letteralmente, 6 euro ) è tutta racchiusa in questo editoriale di Beatrice Agnello e Gian Mauro Costa, responsabili dell’ideazione di questo periodico culturale assieme a Marcello Benfante e Beatrice Monroy. Giunta già al suo terzo numero, viene offerta al lettore che vuole andare oltre i confini di un concetto preconfezionato di letteratura, osservando e valorizzando quelle forme “marginali” di rappresentazione che sono il vero seme di una produzione di narrativa, racconti, saggi, che esca dalle logiche stereotipate attraversando trasversalmente la nostra società. Un impegno che Margini sta mantenendo con il lettore facendoci conoscere autori nuovi, pubblicando i lavori dei laboratori di scrittura creativa, “Gli amici di Oblomov” e “Libr’aria”, affacciandosi alla finestra del mondo narrativo in rete e quindi a tutto quello che sta attorno alla parola blog, e offrendo una “bussola” critica di orientamento nel diverso e contraddittorio panorama culturale siciliano.

Adv
Il nuovo numero, presentato lo scorso venerdì 9 dicembre nei locali della libreria Feltrinelli di Palermo, dove è intervenuto anche Alfonso Geraci, oltre ad Agnello e Costa, come i due precedenti porta in sé una grande voglia di esplorare territori poco conosciuti, indagando anche sulla parte inedita di grandi scrittori quali George Orwell, di cui viene pubblicato in “Aperture” - una delle rubriche della rivista - il terribile e al tempo stesso eccezionale racconto “L’Impiccagione”. Una ritratto amaro sull’esecuzione di un condannato a morte, che fa riflettere il lettore sul tema della pena capitale ancora oggi praticata in molti stati americani e in altri paesi come la Cina. Un racconto che ci fa mettere dalla parte del condannato, sui suoi ultimi istanti di vita, facendoci osservare la tragica indifferenza del boia, dei giudici e di chiunque si arroghi il diritto di togliere la vita al suo fratello. Interessante è, dal punto di vista linguistico-letterario, oltre che culturale, la pubblicazione di “Frammenti di memoria prima della partenza” di Tommaso Bordonaro, una sorta di appendice del romanzo pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1991, “La partenza”, diario di un emigrante che dopo il secondo dopoguerra si muove dalla Sicilia verso il “paradiso” americano. A questo diario mancavano gli anni dell’infanzia e della fanciullezza, integrati appunto in alcuni frammenti che Margini ha scelto di pubblicare. Tantissimi gli spunti di riflessione che non necessariamente hanno a che fare con il racconto: da segnalare, gli articoli di Beatrice Agnello sul concetto di cultura e l’uso decisamente inflazionato che se ne fa e le considerazioni sull'odierno momento politico in Sicilia, ma anche la riflessione di Arturo Grassi, che ci parla delle sorti della pagina culturale nei nostri quotidiani locali, che gradualmente è andata perdendo la sua specificità trasformandosi, se non addirittura scomparendo del tutto.

Una sezione è stata dedicata ai vincitori della “Notte dei Mille Racconti”, il concorso letterario curato da “Libr’aria” che, giunto già alla seconda edizione, si è rivelato una fucina e una scoperta di nuovi talenti. La rivista non si è fermata ai prodotti narrativi: è andata a guardare al teatro osservandone i meccanismi dall’interno attraverso la testimonianza di Gigi Borruso, che ha fatto vivere al lettore la realizzazione e la nascita di un spettacolo teatrale, ha partecipato al dibattito odierno su Occidente e Islam e sulle possibilità di integrazione tra le due culture, ha recensito attraverso l’occhio sensibile e attento di Gian Mauro Costa uno dei più interessanti romanzi di questi ultimi tempi, “Alla cieca” di Claudio Magris (vincitore dell’ultima edizione del premio letterario "Tomasi di Lampedusa"). «Questa scommessa sulla marginalità - così com’è stato definito da Costa - sembra avere dato buoni risultati perché segnala un fermento vivo di attenzione alla scrittura e alla lettura, in una città come Palermo da sempre culla di grandi scrittori e intellettuali e che oggi si riscopre attenta a valorizzare i propri talenti promuovendo un profondo dibattito culturale e letterario».

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI