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Massimo: lo “Chénier” di Armiliato-Dessì

  • 13 marzo 2005

Degno di attenzione l’appuntamento che dal 16 al 31 marzo il Teatro Massimo di Palermo riserva all’opera, con la rappresentazione dell’Andrea Chénier di Umberto Giordano nell’allestimento del Teatro Comunale di Bologna, sul podio Andrea Licata, regia, scene e costumi Giancarlo Del Monaco. Sul dramma in quattro quadri dal libretto di Luigi Illica si cimenteranno l’applaudito giovane tenore Fabio Armiliato nella parte di Andrea Chénier, il baritono messicano Genaro Sulvarán nei panni del servitore di casa Coigny che si contenderanno le grazie della contessina Maddalena di Coigny, al secolo l’apprezzata Daniela Dessì.

Rappresentata per la prima volta a Milano al Teatro alla Scala nel marzo del 1896, l’opera è concepita secondo i canoni del verismo musicale: ambientata nel 1794, in piena Rivoluzione francese, la trama attesta dell’insofferenza di parte dei francesi – non necessariamente borghesi ma anche intellettuali illuminati – alle miserrime condizioni del popolo, degli eccessivi agi dei nobili e dell’assoluta indifferenza del clero. Proprio su questa invettiva è basato lo scandaloso intervento del poeta Chénier in casa della Contessa di Coigny. Ma la storia è insensibile alle vicende amorose che vedono protagonisti Maddalena, che ama Chénier – prima segretamente con lettere anonime, poi dichiaratamente – e Gérard, il servitore, il quale, sobillato dai capi rivoltosi che tramano contro la nobiltà ed i suoi emblemi, tradirà Chénier per poi tentare invano di salvarlo, chiedendo per lui grazia presso il feroce Robespierre: ed alla fine il tradimento di Gérard porterà anche l’amata Maddalena a morire ghigliottinata insieme al poeta rivale. Licenziato dall’editore Sonzogno a causa del tiepido successo ottenuto dalla Regina Diaz nel 1894, Giordano meditava di abbandonare il mondo musicale per darsi all’insegnamento della scherma, quando Alberto Franchetti riesce a convincere l’editore a fornire un’altra opportunità al giovane, a cui cede il libretto scritto per lui da Illica, reduce dal successo della Bohème: così il compositore si trasferisce a Milano per lavorare a fianco del librettista. L’opera, dove l’idealismo e la generosità dei tre protagonisti si scontrano con l’incertezza dei tempestosi giorni del Terrore in cui crollano i sogni di libertà, fraternità e uguaglianza, assicurò fama e successo a Giordano, che nel soggetto popolaresco e sanguigno trovò materia congeniale al suo temperamento impetuoso e passionale.

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Genovese, diplomato in canto presso il cittadino Conservatorio “Niccolò Paganini”, Fabio Armiliato è considerato fra i tenori italiani più importanti dell’ultimo decennio. Dal debutto nel 1986 a Jesi con il ruolo di Licinio ne La Vestale di Spuntini, ha inizio una rapida carriera internazionale che lo conduce nei più rinomati teatri d’opera del mondo: Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Carlo Felice di Genova, Opernhaus di Zürich, l’Oper Frankfurt, l’Opèra de Montpellier, ecc. Dopo il debutto alla Metropolitan Opera di New York nel 1993, svolge per il medesimo teatro un’applaudita tournée in Giappone. Al Teatro della Scala di Milano esordisce sotto la direzione di Riccardo Muti nel Mefistofele di Boito, quindi alla Wiener Staatsoper, il Royal Opera House Covent Garden e la Carnegie Hall di New York. Fra i suoi più grandi successi è senz’altro l’Andrea Chénier (Nizza), per il quale la critica lo incorona “miglior Chénier dei nostri giorni” (G.C. Landini - L’Opera). Proprio l’Andrea Chénier del 2003 a Torino e Venezia consolida il sodalizio con Daniela Dessì, sua compagna anche nella vita, cui segue una serie di successi, tra cui Manon Lescaut a Siviglia, Adriana Lecouvreur a Napoli, Aida e Tosca al Teatro del Liceu di Barcelona, ancora Tosca al Teatro Real di Madrid, Simon Boccanegra che ha inaugurato il “Festival Verdi” a Parma e soprattutto Francesca da Rimini di Zandonai (Teatro dell’Opera di Roma nel 2003 e Sferisterio di Macerata nel 2004), riproposizione di uno dei più importanti titoli del repertorio della giovane scuola, molto ben accolta da pubblico e critica.

Daniela Dessì, anche lei genovese, completati gli studi di canto e pianoforte al Conservatorio di Parma e presso l’Accademia Chigiana di Siena, debutta concertisticamente con opere come lo Stabat Mater, la Petite Messe Solennelle (Rossini) e Die Schopfung (Haydn), oltre alla verdiana Messa di Requiem (eseguita anche a Mosca, San Pietroburgo e Tokyo). Dall’esordio operistico con l’Opera Giocosa di Savona ne La serva padrona di Pergolesi, la Dessì ha costituito un repertorio di circa 60 titoli, venendo particolarmente apprezzata per le sue interpretazioni delle eroine mozartiane e verdiane (“La Contessa” ne Le Nozze di Figaro e “Fiordiligi “ in Così fan tutte, “Donna Elvira” nel Don Giovanni, “Vitellia” ne La Clemenza di Tito). Da evidenziare le due edizioni di Otello con Placido Domingo (Barcellona e Verona), Simon Boccanegra e Don Carlos all’Opera di Vienna sotto la direzione di Claudio Abbado e l’apertura della stagione 1992/93 della Scala con il Don Carlos diretto da Riccardo Muti, a fianco di Luciano Pavarotti (regia di Franco Zeffirelli) e quindi nel Falstaff, pure diretto da Muti. Del ’92 il debutto americano, a Philadelphia, nei Pagliacci, ancora con Muti e Pavarotti, poi in Giappone, dove, particolarmente amata dai locali melomani, negli ultimi anni ha cantato la Bohème e la Traviata. Diretta dal compianto Giuseppe Sinopoli, nella primavera del 2001 ha eseguito a Dresda il Requiem di Verdi, recentemente pubblicato in cd. Indimenticabile per la soprano la stagione lirica 2001-2002 iniziata con l’inaugurazione del Comunale di Bologna, nel Falstaff di Verdi, e culminata con il “trittico” di Puccini che ha aperto la stagione dell’Opera di Roma dove, per la prima volta nella storia in Italia, ha interpretato tutti e tre i ruoli del capolavoro pucciniano riscuotendo gran successo di pubblico e critica. Dopo la Tosca a Monaco sotto la bacchetta di Zubin Mehta, alla Kremlin Hall di Mosca e allo Staatsoper di Vienna, il prosieguo della stagione è all’insegna della Madama Butterly nei maggiori templi della lirica (Metropolitan Opera House di New York, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Real di Madrid, Teatro Massimo di Palermo), inaugurando anche la stagione del Teatro delle Muse di Ancona dopo la recente ristrutturazione.

Nato a Veracruz, in Mexico, Genaro Sulvarán ha debuttato come Escamillo nella Carmen di Bizet al Teatro de Bellas Artes a Città del Messico nel ’91, interpretando con la medesima compagnia il ruolo di Scarpia nella Tosca di Puccini. Debutta al Metropolitan Opera nel ’99 come Conte di Luna nel Trovatore verdiano e nell’Aida nel ruolo di Amonasro. Numerosi gli esordi teatrali della stagione 2000-2001: Buenos Aires, Hong Kong, Rio de Janeiro, mentre l’ultima stagione lo ha visto nell’Otello di Verdi al Caramoor Music Festival, protagonista come Rigoletto a Bogotá, poi al Teatro de la Maestranza a Siviglia, e come Jerez nel Nabucco. Per informazioni su turno, orari e disponibilità di posti, chiamare il Teatro Massimo al numero 091.6053111. Per informazioni sull’attuale stagione di Opera e balletti si può poi consultare il sito internet www.teatromassimo.it.

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