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Nessuno è perfetto: men che meno i Tinturia

  • 18 aprile 2005

Capaci di spaziare senza difficoltà dal pop al reggae, dal funk al rap, senza ricusare le venature folk in cui sono imbevute le loro radici, i Tinturia, band siciliana nata nel 1994 e da allora fra quelle maggiormente seguite del panorama musicale nazionale, oggi sono al quarto album, “Nessuno è perfetto”, in presentazione il prossimo venerdì 22 aprile al Bier Garten di Palermo (viale Regione Siciliana, 6469, ore 22, ingresso 10.50 euro).

Ma evidentemente i numeri e le idee c’erano già dal primissimo disco, l’omonimo “Tinturia”, se è vero che venne prodotto da Gegé Telesforo, il quale con Stefano Palatesi – altro ex delle “bande” musicali di “arboriana” memoria – curò gli arrangiamenti delle tre tracce (più una remixata). Stesso discorso per il successivo, “Abusivi”, di cui spopolò la versione riveduta e “tinturianamente” corretta de “La donna riccia”, celebre cavallo di battaglia del compianto Modugno nazionale. Quindi la colonna sonora di “Nati stanchi”, pellicola della premiata coppia zeligghiana Ficarra&Picone. Ma contemporaneamente tanti palchi, tante feste in piazza, tanti festival, tanti concorsi e selezioni e tanti premi e riconoscimenti. La band, apprezzata per la simpatia e l'originalità del loro “sbrong”, quel “miscuglio di suoni rock, reggae, pop, etnico, insomma un calderone da cui attingere tutto quello che si può”, balza agli occhi soprattutto per la simpatia e all'estrosità del cantante, Lello Analfino, che ne caratterizza lo stile ed il modo di porsi.

Adesso dopo lo showcase dello scorso primo aprile, presentano al Bier Garten l’ultima fatica discografica, “Nessuno è perfetto”, anticipata dal singolo “Mi sento lento”, e sono ancora suoni moderni, temi attualissimi (inadeguatezza generazionale ma pure amore, attaccamento alle proprie radici ma anche il rispetto per gli extracomunitari, l’impotenza per quanto avviene nel mondo) anche se questa volta si sente un po' l'assenza del loro idioma culturale, il siciliano, che fino ad adesso ne aveva caratterizzato la particolarità; ma c'è comunque e sempre tanta ironia, auto-ironia, fantasia e un pizzico di pazzia. In una parola: ancora Tinturìa.

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