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Nino Romeo, intime circostanze di non ritorno

  • 30 aprile 2007

Solo, Delfo Torrisi. Solo, col suo naso d’olfatto infallibile e una voglia di sesso quasi indipendente dal resto di sé. Protagonista di una novella che è la sua vita, fra pagine che sembrano pareti invalicabili, si dimena vincente nella società siciliana facilmente riconoscibile, non solo per la narrazione nel vernacolo catanese. Figlio di un netturbino, aveva sgobbato negli studi di medicina non perdendo mai di vista la possibilità, quando le condizioni lo permettevano, di «ttruvari scalena pusati e lagghi», di salire in cima, poggiando gambe ferme su gradini di favoritismo e percorrendo corridoi privati destinati a pochi. Certo, la natura lo aveva anche aiutato: il suo olfatto, dono di famiglia, afferrava intuitivo nell’aria ciò che gli odori potevano raccontare. Inevitabile non pensare che Nino Romeo, autore di Post Mortem (edizioni Prova d’Autore, pp. 88, 5 euro), spazio d’inchiostro abitato da Delfo, non abbia, almeno una volta, portato la memoria a “Profumo” di Süskin. Il medico Filadelfo Torrisi, in seguito divenuto, per merito e per amicizia, professore dell’Istituto di Medicina Legale di Catania, aveva affidato parte della sua fortuna al naso di qualità che possedeva, dopo che «ttruvò u so ndrizzu all’òbbitòriu». Organi interni di stanze fredde di obitorio non erano infatti un problema per lui, e dal puzzo che emanavano, che faceva sfuggire i molti, individuava le ultime ore del passato di gente a cui non batteva più il cuore.

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Con naturalezza, indicava ora della morte e ultima cena degli ex viventi, muovendosi senza timori fra gli sguardi attenti di medici e facoltosi, impressionati dal talento raro che lo aveva reso famoso. Ma, come se non bastasse, col passare del tempo la sua incontrollabile vita sessuale, che gli aveva provocato non pochi problemi con l’acese consorte Mariannina, era diventato fondamentale seguito di ogni autopsia, di quello scrutare a fondo corpi inerti per ricercare ciò che resta ancora di vita. «Ma di Delfo pareva che ve ne fossero due - attingendo dal testo a fronte in italiano- uno che soffriva; uno che si manteneva saldo (…). E questo secondo Delfo, esperto e abile, si presentava di fronte a coloro che trafficavano nella camera mortuaria, dottori e spaccamorti».A fare da sfondo Romeo pone un coro di personaggi, dalla famiglia ai colleghi di lavoro, pronti ad essere amici o inquisitori, inseparabili nel muoversi verso il prodigioso dottore tutte le volte che occorre, nel bene o nel male, se c’è da uccidere o da consolare. L’autore, drammaturgo catanese , regista ed attore teatrale nonché fondatore, con Graziana Maniscalco, della compagnia Gruppo Iarba e il Centro Teatrale Siciliano, ha reso Post Mortem anche un testo teatrale. Su un palcoscenico appena illuminato Romeo è il narratore ubriaco di segreti che non andrebbero svelati, così come inebriante e a tratti indecifrabile (soprattutto per chi non vive nella Sicilia orientale) è il dialetto col quale dispiega verbalmente questa storia, insolita e difficile soprattutto nel finale, marcio o dolcemente necessario, come la sofferenza che non trova ristoro.

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