Nuovo numero per "Conflitti globali"
Ragionare su come è cambiata la guerra a partire dall’indagine su come sono cambiati coloro che fanno la guerra: è il tema di fondo del terzo numero di “Conflitti Globali”, la rivista semestrale redatta da un’equipe internazionale facente capo all’università di Genova, che è stata presentata a Palermo nella cornice del teatro Garibaldi, a piazza Magione.
«Il paradosso – dice Alessandro Dal Lago, coordinatore della rivista – è che la guerra è scomparsa dagli interessi universitari di ricerca. E questo nonostante il conflitto armato sia centrale nella modernità». La guerra, secondo Dal Lago, oggi rientra nella norma: «Il mondo non è pacifico, ma si alimenta del conflitto e al tempo steso lo rimuove. Lo pratica e lo cancella. Questa normalizzazione della guerra rende il conflitto armato una evenienza quotidiana, non più elemento di rottura con la vita ordinaria, ma un’altra faccia del nostro modo di vivere».
Dopo i primi due numeri (“La guerra dei mondi” e “Fronti/frontiere”), “La metamorfosi del guerriero” intende analizzare i conflitti in una chiave diversa da quella della geopolitica e dei conflitti internazionali, concentrandosi su una fenomenologia del combattente nelle sue varie forme: dalla definizione generale all’applicazione pratica ed esemplare nei vari periodi storici.
La rivista si articola in un primo blocco di contributi che passa in rassegna le diverse tipologie del guerriero e i suoi mutamenti nel tempo (dal soldato tradizionale che si ritrova a combattere il terrorismo al contrattore, figura di moderno mercenario); e in un secondo blocco che riporta esperienze concrete sia attuali che storiche, dal diverso modo di guerreggiare di romani e barbari alle donne combattenti musulmane.
«È difficile leggere i conflitti oggi – dice Federico Rahola, collaboratore della rivista – perché è difficile leggere i confini. Il terrorismo è incollocabile, non rappresentabile geograficamente: è impossibile analizzarlo con le categorie interno-esterno tipiche degli studi sulla guerra tradizionali».
dgz.
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