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“Paolo Borsellino-Essendo Stato”: memorie e sogni di un eroe

  • 3 maggio 2005

Solo 57 giorni dopo la terribile strage di Capaci, un altro sconcertante evento segna per sempre la storia della nostra Sicilia. Palermo, 19 luglio 1992, ore 16 e 58, in via D'Amelio un attentato pone fine alla vita del giudice Paolo Borsellino e a quelle degli uomini che lo stavano proteggendo: Vincenzo Li Muli, Walter Cusina, Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi. A quel tremendo pomeriggio ci riporta il regista Roberto Cappuccio, con il suo ultimo lavoro teatrale: “Paolo Borsellino-Essendo Stato”, prodotto dal “Teatro Segreto”, che sarà in scena al teatro Biondo di Palermo (in via Roma 258) dal 4 al 15 maggio 2005. Lo spettacolo compie un viaggio onirico in quell’attimo tra l’esplosione e la morte …neanche una manciata di secondi…che però si estendono e si dilatano fino a divenire lo spazio temporale necessario al giudice per rivivere la propria esistenza e per rivedere tutte quelle persone che l'hanno popolata. A percorrere memorie e sogni di Paolo Borsellino sarà Massimo De Francovich, che con un’energica ed elegante interpretazione dà vita alla ricostruzione psicologica di un eroe che è riuscito a dare la sua vita per un’idea: la giustizia. Il testo dello spettacolo, composto anche sulla base di colloqui con la famiglia di Borsellino, è privo dell'ambizione di procedere ad una ricostruzione attenta alla dimensione della cronaca giornalistica, ma non si compiace neppure della retorica celebrativa. Bellissimo il passaggio in cui Borsellino, dubitando di essere morto, ma neanche troppo sicuro di essere vivo, si ritrova nei corridoi del palazzo di giustizia che ben conosce. Ed è lì che incontra uomini del passato uccisi dalla mafia come Giovanni Falcone, Antonio Scopelliti, Rosario Livatino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Libero Grassi.
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De Francovich recita da solo, in italiano, ma il suo monologo si alterna all'apparizione di alcune presenze femminili che parlano un siciliano arcaico: un coro da tragedia greca, i cui interventi accentuano l'atmosfera onirica della pièce e sembrano suggerire che la morte è una fine che coincide con l'inizio: un ritorno al materno. Il giudice, quell’ultimo giorno, andava a far visita a sua madre: una madre consapevole, metafora e incarnazione del dolore cosciente e fiero di tutta una terra, la Sicilia, o almeno di quella più invisibile e più vera. Il lamento delle figure femminili in scena, infatti, incarna sia quello delle donne vicine a Borsellino (la madre, la moglie, le figlie), moderne Antigoni che sanno di dover piangere il loro caro senza avere un corpo da poter seppellire, sia quello dell’isola ferita dalla perdita del suo eroe. E lo spettacolo è tutto un concentrato di suoni e immagini tese ad esaltare il contrasto tra la spudorata bellezza della Sicilia e i suoi umori notturni. La messinscena, il coro e soprattutto la recitazione di De Francovich sottolineano l'assoluta integrità di un uomo che nella vita, come esprime il gioco di parole del bel titolo dello spettacolo (e ultima battuta del testo), non disgiunse mai il suo essere uomo dal ruolo di giudice al servizio di un “ideale” di Stato purtroppo troppo distante dalla realtà. “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla, perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non piace per poterlo cambiare. Ho vissuto così: essendo stato Paolo Borsellino. Paolo Borsellino: essendo Stato”. Lo spettacolo di Ruggero Cappuccio, che a settembre ha debuttato al Festival Città Spettacolo di Benevento, ed è stato già rappresentato nei teatri delle più importanti città italiane, si avvale delle musiche di Marco Betta e della recitazione di Moira Grassi, Francesca Caratozzolo, Paola Greco, Ada Totaro, Francesca Gamba, Silvia Santagata. Le scene sono di Carlo Rescigno, i costumi di Salvatore Salzano. Per informazioni è possibile telefonare al botteghino del teatro al numero 091.7434341.
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