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Saldi di fine stagione, l’arte in svendita

Ai Candelai l’Arte in svendita: un’occasione per “giocare”, ridere e riflettere

  • 7 giugno 2007

In questo mondo dove la precarietà è diventata per molti una condizione naturale, in cui seguiamo il flusso indistinto delle cose senza in realtà capire quale è davvero la nostra meta, c’è qualcosa che può aiutarci a ritrovare noi stessi nel mondo e con il mondo. E’ l’arte. Già. Quella strana parola che ci fa pensare agli artisti un po’ astratti nella loro essenza. L’arte che ci permette di dialogare con il nostro io e ci invita a non essere schiavi ma padroni delle ore che oscillano lente tra una battuta e l’altra, tra un copione e un passo di danza, tra una nota e una foto magari in bianco e nero, tra un pennello intriso di colore e un sipario che si apre. Questo è il mondo dell’anima e ad invitarci ad entrare, per gustare la magia e il fascino del non-tempo, è una fiera che, iniziata come una scommessa un po’ azzardata, è diventata ormai un appuntamento fisso. Stiamo parlando di “Saldi di fine stagione”, l’iniziativa che chiude ogni anno la rassegna teatrale “Quinte(s)senza” e che porta la firma di Giuseppe Cutino, regista e attore palermitano, qui direttore artistico assieme a Clara Gebbia. Nella fatata cornice del centro culturale I Candelai, lo scorso 31 maggio si è svolta la fiera dell’arte. Una svendita particolare di artisti, ognuno di essi racchiuso dentro un microluogo (immaginate i Candelai suddiviso per l’occasione in tanti piccoli spazi, quasi “compartimenti stagni”, n.d.r) per offrire al pubblico per pochi minuti piccole pillole della propria arte.
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Un’esperienza nata per gioco come ci racconta lo stesso Giuseppe Cutino: «L’idea di “Saldi di fine stagione” è nata cinque anni fa quando l’associazione I Candelai mi affidò la direzione artistica di “Quinte(s)senza”. Avevo voglia di giocare con gli artisti e siccome il mondo culturale viveva un momento difficile, ho voluto proporre qualcosa di fortemente provocatorio. Una provocazione che risponde alla domanda “perché gli artisti non possono economizzare il loro passato e metterlo in svendita?”. Oggi si fa un gran parlare di economia e allora ho pensato “svendiamoci!”. All’interno della fiera – continua Cutino – vi è tutto ciò che si può trovare dentro un luna park con la differenza che qui si gioca con le arti e la cultura ma al contempo permane l’aspetto ludico e commerciale che caratterizza le fiere». Un luna park insolito che negli anni ha ricevuto sempre più consensi da parte dei palermitani. Basti pensare ai numeri. Circa duemila persone hanno, infatti, partecipato all’edizione del 2006 e mille e quattrocento nel 2005. Dietro ogni grande progetto c’è sempre un messaggio ma Cutino smentisce questa verità affermando che «“Saldi di fine stagione” è solo un’occasione per giocare. Certo, c’è una provocazione alla base. Palermo è una città che non fa scelte coraggiose e tira a campare ma spero, come cittadino e artista, in un dialogo sempre più produttivo tra operatori culturali e istituzioni a prescindere sia dal colore politico che da interessi di sorta, mostrando così maggior attenzione verso il fenomeno creativo. Vorrei che gli amministratori iniziassero a comunicare con gli artisti e non sugli artisti. Una città deve vivere dei suoi monumenti ma anche e soprattutto delle sue persone. E’ necessario – conclude Cutino – cercare di capire che l’arte è necessaria».

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