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Sarà maschio o femmina? Ve lo rivela "Ottotest"

I laboratori di Medicina della Riproduzione Andros presentano il nuovo Ottotest per conoscere il sesso del nascituro dal secondo mese di gravidanza

  • 29 settembre 2012

Conoscere quanto prima possibile il sesso del nascituro da sempre incuriosisce la maggior parte delle coppie in dolce attesa. Se fino ad oggi questa curiosità veniva soddisfatta non prima della sedicesima settimana di gravidanza con l’ecografia, oggi è possibile saperlo sin dall’ottava settimana con "Ottotest". Questo esame, messo a punto per primi in Italia dai laboratori di biologia molecolare Andros di Palermo, permette di stabilire il sesso del nascituro con una probabilità di errore inferiore all’1%. Basta un semplice prelievo di sangue, pochi giorni di attesa ed il gioco è fatto.

Recentissimi studi dimostrano che le mamme, che conoscono precocemente il sesso del nascituro, si concentrano maggiormente sulla relazione emozionale con il bimbo piuttosto che sugli eventuali disturbi legati alla gravidanza. "Ottotest", non soddisfa soltanto la legittima curiosità dei futuri papà e mamme ma risulta molto importante per le madri portatrici di malattie legate al sesso, come la distrofia muscolare di Duchenne o l’emofilia. Infatti, in questi casi se il feto è femmina, conoscere precocemente il sesso del nascituro permette di escludere le suddette malattie.

Inoltre, i laboratori Andros, costantemente impegnati in attività di ricerca, stanno collaborando con altri dieci laboratori di tutto il mondo per potere presto giungere alla diagnosi non invasiva, con un semplice prelievo di sangue materno, di anomalie cromosomiche come la sindrome di Down.

«La possibilità di identificare gravi malattie cromosomiche con un esame semplice e poco costoso, invece di dover sottoporre la paziente ad un’indagine invasiva come la villocentesi/amniocentesi, è un obiettivo che centreremo prestissimo» dice il Professore Adolfo Allegra direttore della Clinica Andros, Medicina della Riproduzione. «Già da circa un anno e mezzo ci stiamo lavorando e la sensazione è che siamo prossimi al traguardo. Ovviamente - continua il Professore Allegra - bisogna esser prudenti ed avere quindi la certezza che posta la diagnosi, ad esempio di sindrome di Down, questa sia davvero una “diagnosi di certezza”».

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