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Sergio Caputo, il ritorno dello swing jazz all’italiana

  • 17 aprile 2004

Ci eravamo chiesti tutti dove fosse finito, soprattutto gli estimatori del suo coinvolgente swing jazz all’italiana dai testi ironici e surreali che aveva fatto breccia nel cuore del pubblico con successi come “Un sabato italiano”, “Italiani mambo” e “Il Garibaldi innamorato”.  Ed eccolo di nuovo alla ribalta: Sergio Caputo torna a suonare dal vivo nei teatri italiani (debutto a Torino sabato 17 aprile) per presentare il suo nuovo cd “That kind of thing” insieme ai classici del suo repertorio. Il suo tour prevede un’unica data siciliana organizzata da Heidi Sciacchitano e Giuseppe Ferrara al cineteatro Dante di Palermo (piazza Lolli 21) lunedì 19 aprile alle 21.30 (biglietti 25/20 euro in prevendita al botteghino del teatro – telefono 091.6121161).

“That kind of thing”, pubblicato nel novembre del 2003, è un album di smooth jazz strumentale destinato al mercato internazionale, nel quale Sergio esordisce come chitarrista jazz collaborando con alcuni fra i più apprezzati musicisti californiani. E’ dal 1999 infatti che l’artista si è trasferito in California, dove la sua musica ha raccolto gli apprezzamenti positivi del pubblico americano.
Simpatico e disponibile come sempre, lo abbiamo intervistato alla vigilia del concerto palermitano, durante il quale suonerà in quartetto con Giulio Visibelli (sassofono), Raffaello Pareti (contrabbasso) e Ettore Bonafé (percussioni).

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La tua esperienza americana è nata da un’esigenza di crescita umana ed artistica o semplicemente dalla voglia di evadere dal ristretto mercato musicale italiano?
«No, sono semplicemente un emigrante, la vita mi ha portato lontano dal posto in cui sono nato. Negli USA ho comunque ritrovato la cultura musicale e poetica con cui sono cresciuto e che ha da sempre ispirato il mio modo di comporre.»
Il tuo nuovo album per il mercato internazionale, inciso in America, è tutto strumentale: nessuna concessione al tuo passato di cantante?
«Direi piuttosto una rivendicazione della mia identità di musicista e compositore. Quando sei conosciuto come cantante, la gente tende a sottovalutarti come musicista.»
Dalle foto recenti il tuo look sembra molto cambiato. La tua musica è cambiata quanto il tuo look?
«Ho perso un po' di capelli. E anche qualche chilo. Il resto mi sembra più o meno quello. La mia musica e' sempre in evoluzione, spero.»
Fra jazz e melodia italiana cosa scegli istintivamente?
«Non c'e' da scegliere, vanno perfettamente d'accordo.»
Le nevrosi post-moderne su cui ironizzi nelle tue canzoni sono riconoscibili anche nella società americana?
«Perchè, ci sono nevrosi post-moderne made in Italy?»
Oltre al tour italiano, altri programmi o collaborazioni artistiche per il futuro?
«Il tour teatrale e la promozione del nuovo album mi assorbono a tempo pieno, poi presumibilmente dovrò farne un'altro. Ne riparleremo allora.» Sergio Caputo è sempre in contatto con il suo pubblico attraverso il sito internet www.sergiocaputo.com

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