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Malagestione: il capannone è dei volontari del Parco Uditore ma la Regione lo sigilla

Pur di non pulirlo: la Cooperativa che si occupa di gestire il Parco di Palermo ha chiesto varie volte alla Regione di svuotare il capannone ma è più facile chiuderlo

Balarm
La redazione
  • 13 novembre 2018

Uno stanzone il cui pavimento è letteralmente coperto di faldoni, documenti e carte: si trova all'interno del Parco Uditore di Palermo (nell'omonima zona).

Il parco, di proprietà della Regione Siciliana che ne ha affidato la gestione al Corpo Forestale, è gestito dal 2012 da una Cooperativa Sociale che organizza eventi gratuiti per raccogliere fondi per la manutenzione: attività per bambini, giovani e adulti come mountain-bike, mercati biologici e altri.

Non solo: il parco occupa un'area di oltre nove ettari rendendolo il terzo parco cittadino per dimensione e facendo avanzare Palermo dall'ultimo posto al quartultimo in Italia per verde fruibile.

Ci sono un'area fitness all'aperto, un'area dedicata ai cani e una dedicata ai bimbi oltre a varie alte aree dedicate alle colture arboree.

Ma c'è un "ma": al suo interno anche un capannone negato. I volontari raccontano di aver chiesto varie volte l'apertura di questo magazzino perché venisse usato e riqualificato, dopo che di fatto ne hanno ottenuto l'affidamento.
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«Da mesi denunciamo lo stato di abbandono da parte della pubblica amministrazione di alcuni locali all'interno del parco dei quali abbiamo chiesto ed ottenuto l'affidamento per riqualificarli e farli diventare spazi aperti alla cittadinanza» dice una dei volontari.

«Spazi gioco per bambini, biblioteca di quartiere, spazi per mostre dibattiti e convegni e tutte quelle attività che d'inverno al parco è impossibile fare per ragioni meteo - continua - purtroppo però stiamo riscontrando le ostilità dei dirigenti regionali che si oppongono alla riqualifica».

Oggi si arriva al punto di non ritorno: una catena nuova di zecca pone fine ai dibattiti e alle polemiche decretando la chiusura definitiva del capannone, peraltro senza alcuna comunicazione.

«Questa è la risposta della Regione Siciliana alle nostre richieste di apertura dei locali alla cittadinanza - scrivono sui social i volontari - e di riqualifica degli stessi a costo zero per l'amministrazione. Questa foto esprime la chiusura di un'amministrazione che vuole bloccare lo sviluppo sociale di un'intera comunità».

E continuano: «Non possiamo dare responsabilità per questo vile gesto neanche a Musumeci. Gli autori di questo gesto non sono politici».

Si tratta invece dei dipendenti dell'amministrazione pubblica «Pagati per operare nell'interesse della comunità che non hanno fatto un buon servizio per la comunità mettendo quella catena. Adesso però dalla politica e dalle Istituzioni pretendiamo risposte».
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