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Mamma e papà credono in lei, resta in Sicilia (e ce la fa): chi è Maria Sole Cusumano

A 25 anni ha le idee chiare sul futuro. Ha iniziato a lavorare da poco e si occupa anche di editing sui testi di altri oltre che a pubblicare molti dei suoi lavori

Selene Grimaudo
Giornalista pubblicista e pedagogista
  • 5 luglio 2023

Maria Sole Cusumano

I talenti della nostra terra risplendono alla luce del sole, come folgoranti intuizioni che rischiarano un percorso di vita. La vita, che va vissuta con intensa meraviglia, brilla così con pienezza negli occhi dei nostri giovani.

E se il sole è la guida, Maria Sole Cusumano, porta già nel suo nome luce, calore e folgorante bellezza esteriore e sopratutto interiore.

Lei è figlia della Trinacria, ha 25 anni ed ha già le idee chiare. Ha barattato la stabilità economica ed emotiva con i libri e la scrittura, laureandosi in Italianistica con una tesi sulla narrativa di Cesare Pavese. Suoi racconti sono stati pubblicati su Salmace, Squadernauti, Gelo, Tiresiə, Quaerere, Malgrado le mosche e Coven.

Attualmente è redattrice presso la rivista "Gelo". Ha iniziato a lavorare da poco e si occupa anche di editing sui testi di altri. Le piace da morire e supplica in ginocchio di leggere un racconto, qualsiasi cosa e lavorarci su.

«Trovo che sia bellissimo sia a livello umano - afferma- perché mi permette comunque di mettere le mani in mezzo alle parole e mi aiuta a crescere come scrittrice. Inoltre, leggere tanti testi è utile anche per capire quel che si scrive adesso».
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La passione della scrittura nasce insieme a lei. È stato inevitabile perché ha letto (e si è fatta leggere, prima) moltissime storie, e ha avuto sempre una feroce immaginazione che doveva sfogare da qualche parte. Il bisogno di scrivere storie, è stato da subito parte imprescindibile della sua vita.

Maria Sole vanta due genitori che le hanno dato input diversi per la sua crescita, mamma Sandra, insegnante, le ha dato il rigore "matematico" e papà Salvatore la creatività dell'architetto. Da un tale binomio è nata Maria Sole che ha traslato in sé diverse caratteristiche rendendole personali.

Loro hanno sempre creduto nella sua voglia di scrivere. Le hanno fornito quelle le componenti essenziali per questo percorso: l’invito a coltivare la sua immaginazione, ad essere curiosa, a guardarsi intorno prima di guardare la pagina bianca, la precisione nella scrittura e la cura per il testo.

«Per me la scrittura è una pratica intima - prosegue- quindi, nonostante il desiderio, naturale credo, di voler essere letta, non ho mai avuto fretta – e non ce l’ho nemmeno ora».

I primi tentativi letterari si riferiscono a qualche concorso durante gli anni del liceo, e qualcos’altro dopo, ma sempre vissuti con grande imbarazzo, perché Maria Sole, come accennavamo, è anche piuttosto perfezionista, quindi ha dedicato la maggior parte del suo tempo a leggere per imparare a scrivere meglio e frequentare corsi di scrittura, a scrivere in intimità, appunto.

«Solo nel momento in cui ho creduto di avere per le mani un prodotto davvero buono e che mi rispecchiasse ho deciso che era il momento di mettermi alla prova con le riviste letterarie. Anche perché il confronto è inevitabile per qualunque scrittore o scrittrice che voglia davvero crescere».

Dalla sua parte ha un grande sostegno nel suo ragazzo, che è il primo a leggere tutto quello che scrive, se un testo piace a lui allora è buono davvero. «Sognavo di fare la scrittrice, ho dei ricordi molto precisi di questa cosa, ma ho avuto paura a definirmi tale fino all’inizio di quest’anno.

Da sola ho sempre saputo d’essere una scrittrice - prosegue- d’altronde la Treccani ci dice che lo scrittore è «chi si dedica all’attività letteraria; chi compone e scrive opere con intento artistico», e questo credo di farlo. La situazione cambia quando devo presentarmi alle altre persone e rispondere alla fatidica domanda: «E tu che fai nella vita? La risposta sarebbe: “Scrivo, quindi sono una scrittrice.

E ora che vengo anche letta mi sento più legittimata a dirlo. In questo senso si è realizzato parte del sogno che, penso, sia di ogni scrittore che vuole definirsi tale, ovvero essere letto».

Il rapporto con la sicilianitá è stato ambivalente, finché non è cresciuta ed ha maturato una sua visione forte e tenace delle cose, così come lei è.

«Ho vissuto per anni il mio essere siciliana con vergogna e questa cosa si rifletteva anche nella scrittura. Di recente, però, mi sono resa conto che la mia voce, proprio in quanto giovane siciliana, può raccontare tutte quelle che sono le innegabili difficoltà di vivere su un’isola del Sud.

Mi riferisco alla necessità di migrare per trovare, magari, il lavoro che fa per noi; alla tentazione di mascherare l’accento, quanto più possibile, perché spesso associato ad una scarsa cultura. E ancora ai prezzi altissimi dei biglietti aerei e ai collegamenti inesistenti che rendono difficile spostarsi anche all’interno della stessa regione.

Queste sono solo alcune delle cose con cui noi siciliani dobbiamo interfacciarci ogni giorno. Io ho sperimentato un po’ tutto questo e in parte lo sperimento ancora: mi addolora dover andare via ma, allo stesso tempo, è l’unico antidoto a questo logorante senso di isolamento».

È soddisfatta del suo lavoro perché è stato riconosciuto da persone e realtà di cui ha stima, essere letta è qualcosa per cui prova infinita gratitudine.

Maria Sole ha un sogno più grande lo ha. È quello che lei sussurra a bassa voce, per scaramanzia e anche con una punta di imbarazzo, che sarebbe quello di pubblicare un romanzo.

Perché lei, creativa, determinata e con un mondo interiore ricco e complesso, di cose da dire ne avrebbe tante e a molte persone farebbe, sicuramente, piacere leggerla.
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