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Memoria "viva" a 100 anni dalla nascita: l'omaggio a Chinnici della Città dei mosaici

Il 3 giugno sarà inaugurato a Piazza Armerina un murale dedicato al magistrato assassinato il 29 luglio del 1983. La figlia Caterina: "È un gesto che va oltre l'arte"

Luca La Mantia
Giornalista professionista
  • 23 maggio 2025

L'opera che sarà inaugurata il 3 giugno a Piazza Armerina

La città dei mosaici si arricchisce di una nuova tessera. A Piazza Armerina sarà inaugurato il 3 giugno un murale che ricorda il magistrato Rocco Chinnici, assassinato in un attentato mafioso il 29 luglio del 1983.

Con lui persero la vita anche due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico in cui il giudice abitava Stefano Li Sacchi.

L’opera è parte del progetto “Le Strade da Seguire”, promosso dalla Fondazione Federico II, che racconta attraverso l’arte murale gli eroi della legalità. Voluto dal presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno, il progetto di arte urbana è stato presentato a Paternò a dicembre e prevede diverse tappe in Sicilia.

«È un gesto che va oltre l’arte - commenta Caterina Chinnici, europarlamentare e figlia di Rocco - è un segno di memoria viva, un tributo a chi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte».

E aggiunge: «Mio padre ha creduto fino in fondo nella giustizia, e sapere che il suo volto oggi parla ai giovani, alle scuole, alla comunità, è per me motivo di profonda gratitudine e rinnovato impegno. Desidero ringraziare di cuore la Fondazione Federico II e tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo murales».

L'inaugurazione del murale ricorda Rocco Chinnici a 100 anni dalla sua nascita e pochi giorni dopo l'anniversario della Strage di Capaci che si celebra oggi (23 maggio).

«Il 23 maggio, per me, ha ancora un significato più profondo - commenta Caterina Chinnici -. Non posso non pensare a mio padre e al suo impegno instancabile nella lotta contro la mafia. La sua visione pionieristica e il suo coraggio hanno ispirato proprio Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e tanti altri servitori dello Stato».

Chi erano per lei Falcone e Borsellino? «Erano parte del mio patrimonio affettivo, perché Falcone e Borsellino erano amici di famiglia, che frequentavamo anche al di fuori delle aule di giustizia. Erano persone normali, amici che si ritrovavano, che sapevano sorridere nonostante le difficoltà del loro lavoro».

L'esempio di suo padre, di Falcone, di Borsellino, sono per lei un'eredità morale «che guida il mio impegno quotidiano». Soprattutto da quando siede al Parlamento europeo.

«Mi batto per rafforzare strumenti comuni nella lotta alla criminalità organizzata, tutelare i diritti delle vittime e promuovere una cultura della legalità che non abbia confini e che parli a tutte le generazioni. Perché la memoria sia davvero seme di giustizia».
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