Da gennaio e fino a tutta la primavera, truppe di fotografi e naturalisti si danno premura nel raggiungere i luoghi principali in cui è possibile godere del loro arrivo
Non tutti sono in grado di percepire la loro presenza, eppure sono già arrivati, se si fa la dovuta attenzione.
Si tratta delle
specie migratorie, decine di specie di uccelli che sopraggiungono nel nostro territorio a partire dall’inizio dell’anno, ma anche durante queste prime giornate di marzo, ad annunciare l’arrivo della primavera.
Sono fra gli animali più apprezzati dagli appassionati di natura. Tanto che non a caso ogni anno, durante i fine settimana e a partire da gennaio fino a tutta la primavera, truppe di fotografi e naturalisti si danno premura nel raggiungere i luoghi principali in cui è possibile godere del loro arrivo.
Uno spettacolo che chi non è avvezzo alla natura avrà forse difficoltà a comprendere, ma che lascia estasiati migliaia di persone.
Fuga dall’Inverno
Innanzitutto bisogna spiegare che seppur l’avifauna siciliana conta circa 410 specie diverse, di queste solo una piccola parte è considerata stanziale sull’isola. Per comprendere perciò di quali uccelli è possibile osservare l’arrivo in questi giorni, bisogna distinguere i migratori di breve raggio e
a lungo raggio.
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Quest’ultimi sono le specie che si spingono oltre il confine del deserto del Sahara e che si possono spingere anche all’equatore o alla punta più meridionale del continente africano, pur di fuggire dal freddo.
Fra queste specie abbiamo per esempio la rondine (Hirundo rustica), il
gruccione (Merops apiaster) o il
rondone (Apus apus), che arrivano in Sicilia praticamente all’inizio della primavera e di cui presto potremo godere la compagnia.
Anche però le
cicogne e le
upupe appartengono a questa categoria.
I
migratori di breve raggio sono invece tutte quelle specie che hanno il bacino del Mediterraneo come obiettivo finale del loro viaggio e che al massimo raggiungono la Sicilia dal circolo polare artico o dalle praterie innevate dell’est Europa.
Tra di loro notiamo molte delle specie che è possibile iniziare ad osservare già a partire da metà gennaio, come il
codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) e il
pettirosso (Erithacus rubecula), che per quanto può anche considerarsi stanziale in Italia, presenta un incremento della popolazione durante la brutta stagione, a seguito dell’arrivo di gruppi provenienti dalla Russia, dall’Ucraina e dalla Scandinavia.
Basta girare per alcune delle nostre riserve siciliane per rendersi conto del sopraggiungere del loro canto. Che vi troviate alla riserva di Monte Pellegrino, come a Ficuzza o presso le Madonie, è già possibile da alcune settimane intravederli.
Di entrambe le specie, in questo articolo potete vedere una foto gentilmente concessa da Antonio Orlando, noto fotografo naturalista del palermitano.
Quali sono comunque le specie che è più semplice individuare fra quelle che arrivate nella nostra regione? In realtà sono diverse. Non tutte sono però particolarmente famose, per i non addetti ai lavori o i non appassionati.
Fra quelle che sono arrivate mesi fa abbiamo per esempio la
folaga (Fulica atra), la cui popolazione invernale aumenta a seguito dell’arrivo di foltissimi gruppi dal nord Europa.
Abbiamo il
cormorano (Phalacrocorax carbo), che per esempio è possibile già osservare in compagnia dei gabbiani presso tutta la costa nord occidentale dell’isola, da Capo Gallo fino allo Stagnone di Marsala, o le
gallinelle d’acqua (Gallinula chloropus).
Solitamente in Sicilia si registra anche l’arrivo di un elevato numero di
anatre di differenti specie, tutte provenienti dal continente, come pure stercorari, strolaghe, alcune volte persino beccaccini di mare.
Quest’anno però in Sicilia come in altre aree del Tirreno è da segnalarsi particolarmente l’arrivo delle
Gazze marine (Alca torda) provenienti dall’artico, specie molto apprezzata dai fotografi, a seguito della loro eleganza che ricorda molto i pinguini dell’emisfero australe.
Perché però tutte queste specie si radunano in Sicilia durante l’inverno? Non potrebbero recarsi più a sud, in Africa, dove c’è ancora più caldo? La ragione è tutta da spiegarsi nell’incredibile mix di condizioni termiche ed ecosistemiche che fornisce la Sicilia.
Molti uccelli migratori infatti trovano nella nostra costa o nelle ricche aree umide della nostra regione l’ultimo luogo di sosta prima della grande traversata del Mediterraneo, in quella che gli esperti definiscono
migrazione post-riproduttiva.
La
Sicilia però risulta anche il luogo in cui
specie artiche riescono a trovare un luogo non eccessivamente caldo dove svernare o anche il primo luogo di sosta per gli uccelli che provengono dall’estremo sud o dal continente asiatico, nel viaggio verso i siti di nidificazione situati in Scandinavia o Europa.
Dunque la Sicilia si ritrova ad essere un
crocevia di diverse specie, che la sfruttano come hall in attesa di raggiungere le loro reali destinazioni finali.
È a seguito proprio di questo affollamento se le nostre riserve e le aree umide diventano particolarmente ricche di avifauna durante i mesi che precedono la primavera o le settimane successive il suo arrivo, specie che potrebbero essere messe in pericolo dalla perdita dell’habitat o dalla costruzione di ostacoli nei punti nevralgici della migrazione, come lo Stretto di Messina.
Conoscere il valore di queste specie a livello diffuso dunque potrebbe garantire la
tutela della biodiversità regionale, per quanto sia difficile mantenere questo obiettivo in vista delle sfide climatiche e dei progetti ingegneristici che dovrebbero colpire la Sicilia fra qui a pochi anni.