Nuovo "no" al Ponte sullo Stretto: ecco i motivi dello stop della Corte dei Conti
Le motivazioni specifiche per questo blocco saranno rese note entro 30 giorni, ma le eccezioni sollevate in precedenza delineano un quadro di profonde perplessità
La Corte dei Conti, dopo il secco "no" espresso qualche settimana fa al progetto attuale sul Ponte sullo Stretto di Messina, ha posto un nuovo significativo ostacolo al volere del Governo, negando il visto al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il Ministero dei Trasporti (MIT) e la Società Stretto di Messina. Questo atto è uno dei più importanti per quanto riguarda la realizzazione del ponte, poiché regola i rapporti tra la società concessionaria e il ministero concedente, in questo caso retto dal ministro Matteo Salvini.
Il "no" della magistratura contabile è un altro schiaffo amministrativo al governo Meloni ed è connesso al precedente diniego di legittimità – avvenuto nello scorso fine ottobre - alla delibera del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) di agosto, che aveva approvato il progetto esecutivo e assegnato le risorse per l'opera. Le motivazioni specifiche per questo nuovo blocco saranno rese note entro trenta giorni, ma le eccezioni già sollevate in precedenza dalla Corte delineano un quadro di profonde perplessità, sollevate da anni dai movimenti ambientalisti e dai partiti di opposizione.
Per quanto riguarda le coperture finanziarie e i costi, la Corte ha richiesto chiarezze sulle coperture economiche complessive dell'opera, in particolare riguardo alla conformità alle regole europee che limitano il superamento del 50% del costo iniziale. I magistrati hanno messo in discussione l'affidabilità delle stime di traffico previste e il piano tariffario a fondamento del progetto, ritenendoli non sufficientemente motivati e potenzialmente troppo generosi.
D’altronde ormai è noto come dal 2020 ad oggi c’è stato un drammatico calo di affluenza ai porti di Messina e di Reggio Calabria, dovuto alle scelte dei singoli cittadini. La popolazione ha difatti sposato, a seguito della fine della pandemia, una nuova differente strategia di trasporto, basata sull’aereo, che porta le masse ad abbandonare i lunghi viaggi in auto per raggiungere la Sicilia attraverso gli aeroporti.
La Corte ha anche ritenuto non compiutamente assolto la richiesta di avere chiarimenti sulla procedura d’urgenza adottata dal governo per classificare il Ponte come opera di "interesse strategico militare", una mossa che mirava ad accelerare l'iter. A complicare ulteriormente la situazione per il governo è la notizia delle ultime ore relativa all’esposto alla Corte dei Conti europea del parlamentare Angelo Bonelli, che riguardo alla recente bocciatura del progetto ha dichiarato che «le violazioni delle direttive europee — in particolare quelle sulla concorrenza — e tutte le questioni di legittimità sollevate dalla Corte dei Conti italiana devono essere valutate dalla Corte dei Conti europea. Questo perché sono stati impegnati fondi europei per la realizzazione del ponte, a partire dai Fondi di Sviluppo e Coesione e dal fondo Cinea per la progettazione, che non possono essere impiegati in presenza di violazioni delle norme europee».
Il nuovo blocco della Corte dei Conti ha suscitato reazioni immediate anche da parte della maggioranza. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha liquidato l'intervento come una «inevitabile conseguenza del primo stop» e si è detto «assolutamente determinato e fiducioso», annunciando che gli esperti sono già al lavoro per fornire i chiarimenti richiesti.
Il "no" della magistratura contabile è un altro schiaffo amministrativo al governo Meloni ed è connesso al precedente diniego di legittimità – avvenuto nello scorso fine ottobre - alla delibera del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) di agosto, che aveva approvato il progetto esecutivo e assegnato le risorse per l'opera. Le motivazioni specifiche per questo nuovo blocco saranno rese note entro trenta giorni, ma le eccezioni già sollevate in precedenza dalla Corte delineano un quadro di profonde perplessità, sollevate da anni dai movimenti ambientalisti e dai partiti di opposizione.
Per quanto riguarda le coperture finanziarie e i costi, la Corte ha richiesto chiarezze sulle coperture economiche complessive dell'opera, in particolare riguardo alla conformità alle regole europee che limitano il superamento del 50% del costo iniziale. I magistrati hanno messo in discussione l'affidabilità delle stime di traffico previste e il piano tariffario a fondamento del progetto, ritenendoli non sufficientemente motivati e potenzialmente troppo generosi.
D’altronde ormai è noto come dal 2020 ad oggi c’è stato un drammatico calo di affluenza ai porti di Messina e di Reggio Calabria, dovuto alle scelte dei singoli cittadini. La popolazione ha difatti sposato, a seguito della fine della pandemia, una nuova differente strategia di trasporto, basata sull’aereo, che porta le masse ad abbandonare i lunghi viaggi in auto per raggiungere la Sicilia attraverso gli aeroporti.
La Corte ha anche ritenuto non compiutamente assolto la richiesta di avere chiarimenti sulla procedura d’urgenza adottata dal governo per classificare il Ponte come opera di "interesse strategico militare", una mossa che mirava ad accelerare l'iter. A complicare ulteriormente la situazione per il governo è la notizia delle ultime ore relativa all’esposto alla Corte dei Conti europea del parlamentare Angelo Bonelli, che riguardo alla recente bocciatura del progetto ha dichiarato che «le violazioni delle direttive europee — in particolare quelle sulla concorrenza — e tutte le questioni di legittimità sollevate dalla Corte dei Conti italiana devono essere valutate dalla Corte dei Conti europea. Questo perché sono stati impegnati fondi europei per la realizzazione del ponte, a partire dai Fondi di Sviluppo e Coesione e dal fondo Cinea per la progettazione, che non possono essere impiegati in presenza di violazioni delle norme europee».
Il nuovo blocco della Corte dei Conti ha suscitato reazioni immediate anche da parte della maggioranza. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha liquidato l'intervento come una «inevitabile conseguenza del primo stop» e si è detto «assolutamente determinato e fiducioso», annunciando che gli esperti sono già al lavoro per fornire i chiarimenti richiesti.
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