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Occhio, malocchio, prezzemolo e Sicilia: credenze, riti e miti contro il malaugurio

Una delle tradizioni popolari più radicate, e non solo in Sicilia, che ancora suggestiona e impressiona: cosa è il Malocchio? Come si combatte? Quanto c'è di vero?

Balarm
La redazione
  • 23 agosto 2018

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In inglese si dice "Evil eye" (occhio del male o occhio maligno) e in italiano è Malocchio: si tratta - per chi ci crede - di un forte influsso malefico che nasce dal potere occulto dello sguardo di alcune persone che, presumibilmente, sanno come usarlo.

Il malocchio viene trasmesso per invidia, gelosia, possesso, rancore o vendetta e i sintomi dovrebbero essere mal di testa, sonno, stanchezza.

Sono state scritte centinaia di pagine di libri sull'argomento e altrettante di formule contro la sfortuna fatte in casa o spacciate per miracolose in televisione e, infine, è pure stato girato un film negli anni Ottanta, con Lino Banfi e Johnny Dorelli.

Per combatterlo, chi pensa di averlo, è disposto a fare qualunque cosa e a pagare qualsiasi cifra: per questo sono nati amuleti e riti che lo combattono o che proteggono, preventivamente, da questo potente maleficio.

In modo preventivo si agiva, per esempio, in Sicilia: prima di abitare una casa questa veniva "purificata" con un'intruglio di acqua e sale (rito simile alla frittura di pesce la prima sera o al pacco di sale gettato su di un armadio) e venivano indossati talismani facendo gesti scaramantici (le corna).
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In ogni caso a volte questo non era sufficiente e a quel punto la persona convinta di essere vittima di malocchio si rivolgeva ai professionisti del settore.

Per stabilire la presenza del malocchio si versavano tre gocce d'olio in un piatto con dell'acqua: se l’olio assumeva una forma rotonda voleva dire che il male era stato lanciato da un uomo, se la forma era allungata allora da una donna.

L'assenza del malocchio si decretava se l’olio si sparpagliava in macchie, tuttavia i malesseri secondo la "vittima" c'erano e andava studiata la causa.

In caso di malocchio l'esperta procedeva in una serie di rituali con latte o erbe e preghiere segrete, disegnando sette croci con l'olio sulla fronte della vittima.

La credenza vuole che l'antica formula siciliana da recitare sia questa:

"In nome di lu patri, di lu figghiu e di lu spiritu santu, Ti parru cu prutesta occhi bruttu. Ti scunciuru pi patti di Dio e di Maria e di la Santissima Trinità, si *nome della persona a cui si sta togliendo il malocchio* avi u malocchio a mari mi sinni va".

E ancora: "Scunciuru la ‘nvidia, scunciuru lu mummuru, scunciuru lu malocchio, scunciuru li malilingue, scunciuru la jettattura, scunciuru la mavaria, io ti scunciuru pi patti di Dio e di Maria e di la Santissima Trinità, si *nome della persona a cui si sta togliendo il malocchio* avi u malocchio a mari mi sinni va".

E infine "Cincu foru chi ti vittunu, quattru foru chi ti ducchiaru, tri foru chi ti luvaru. U Patri, u figghiu, u Spiritu Santu e la Santissima Trinità, si *nome della persona a cui si sta togliendo il malocchio* avi u malocchio a mari mi sinni va. Fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria".

E, mentre si pronuncia l'ultima frase si lasciano cadere dal dito mignolo quattro gocce d'olio a formare una croce sul piatto riempito d'acqua.

Terminato il rito, il piatto viene lasciato a riposare un paio d'ore per poi gettare il contenuto nello scarico.

Ridiamo un po'? La formula recitata da Lino Banfi nel film "Occhio malocchio prezzemolo e finocchio", diretto da Sergio Martino, è invece:

"Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizo contro il malocchio. Puh! Puh! E con il peperoncino e un po' d'insalèta mi protegge la Madonna dell'Incoronèta con l'olio, il sale, e l'aceto mi protegge la Madonna dello Sterpeto, corrrrrno di bue, latte scremèto, proteggi questa chésa dall'innominèto" (guarda il video).
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