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Palazzo Carini, distrutto e dimenticato: e pensare che Gustave Le Gray ne immortalò la fine

A Palermo davanti alla cattedrale c'era un palazzo nobiliare di cui ormai tutti si sono dimenticati. Della sua esistenza ci sono tracce in poche immagini, tra quelli uno scatto del grande fotografo francese

  • 9 agosto 2021

Uno degli aspetti interessanti della città di Palermo è sicuramente quello della grande capacità di attrazione e l'influenza culturale che essa sprigiona soprattutto sugli studiosi ed i pionieri stranieri a prescindere dall'ambiente formativo e/o ambito economico e sociale.

Nel presente articolo, seppure breve e non esaustivo, racconterò questo incontro idilliaco tra l’arte intrinseca di Palermo e l’avventuriero straniero che ne vuole assaporare la bellezza nascosta; questo personaggio sfacciato che corteggia Palermo è rappresentato da uno dei pionieri della fotografia internazionale e porta il nome di Gustave Le Gray. Il nostro Gustave nasce a Villiers-le-Bel il 30 Agosto del 1820 e si formò inizialmente come pittore, ma dopo qualche anno avvenne l’incontro fatidico con la fotografia che gli diede, qualche tempo dopo, la fama e la gloria che meritava.

Già nel 1851 fa parte dell’equipe Mission héliographique, di cui peraltro fu fondatore come anche della Société française de photographie, per individuare i monumenti francesi da salvare e recuperare e nel frattempo sperimentò delle tecniche fotografiche personalissime per poter sviluppare i propri lavori cercando di sfruttare al meglio il materiale disponibile all’epoca; una di queste tecniche era la “stampa combinata”, come si può evincere attraverso le sue famose fotografie marine; un lavoro sviluppato nel Mediterraneo dal 1856 per ottenere una resa migliore del cielo e del mare.
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Le foto con questa tecnica venivano scattate poco prima del tramonto per ottenere degli effetti particolari sui volumi e contorni delle nuvole e, pensate un po', pittori come Gustave Coubert si ispirarono ai lavori di Le Gray per studiare l’effetto pittorico delle nuvole.

In poche parole il nostro fotografo-artista Le Gray fu uno dei pionieri della odierna tecnica HDR, come precisa il testo sulla storia della fotografia edizioni LULU, e che consente di creare immagini con una maggiore luminosità rispetto alle tradizionali tecniche fotografiche.

Molti pensano che la tecnica HDR sia una invenzione digitale del nostro periodo ed invece non è così poiché Le Gray si rese conto che fotografando la stessa scena con contrasti estremi si doveva venire a compromessi per avere una resa adatta e luminosamente adeguata; quindi, per ottenere questo effetto sulle fotografie che riprendevano “marine”, Le Gray eseguiva uno scatto nello stesso punto uno lato cielo e uno lato mare per poi elaborare il tutto nella camera oscura componendo l’immagine utilizzando i due negativi, ottenendo così una gamma dinamica di colori più ampia rispetto ad un singolo scatto della stessa scena.

Ma come possiamo unire il pioniere delle tecniche fotografiche Le Gray a Palermo? Semplice, bisogna seguire Alexadre Dumas Padre nell’ambito di un viaggio organizzato in Oriente. Il grande scrittore francese venne a Palermo in un periodo un po'particolare per l’Italia e la Sicilia, infatti siamo nell’estate del 1860 ed in piena guerra unitaria ed il maestro Le Gray, che accompagnava Dumas durante questo viaggio, come specifica il testo “Fotografi a Palermo” di V. Mirisola e G. Vanzella, non perse l’occasione propizia per effettuare delle fotografie interessanti durante l’insurrezione accentuando nei suoi scatti, in particolar modo, la presenza delle barricate, delle rovine dovute all’insurrezione e dei ritratti di personaggi di parte garibaldina.

Tra queste la fotografia fatta da Le Gray a Palazzo Carini, di fronte alla cattedrale di Palermo, forse una delle più antiche e una delle poche esistenti a ricordare quel luogo che nel 1860 fu dannegiato e distrutto dalle truppe borboniche che bombardarono la città.

In conclusione, miei cari lettori, la storia di Palermo è costellata anche di fugaci ma importanti presenze, chi l’avrebbe mai detto che un maestro della fotografia e di una tecnica utilizzata sino ai nostri giorni (ovviamente con i dovuti miglioramenti attuali) avesse potuto raggiungere la Capitale della Sicilia per lasciare un importante testimonianza storica, fotografica e tecnica.

E poi venne con Dumas Padre. Niente, Palermo si deve adorare.
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