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Palermo e quei traslochi "monumentali": lo sfratto (fallito) della Fontana della Vergogna

All'epoca il caso fu oggetto di dibattito in città e tra il popolo. Fu grazie a eminenti architetti interpellati che quello "sfratto" non si consumò. Ecco come è andata

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 15 novembre 2021

La Fontana della Vergogna a piazza Pretoria a Palermo

Sono sicuro che in questi anni avrete letto più volte che la fontana del Garraffo, disegnata dall'architetto comunale Paolo Amato e scolpita da Gioacchino Vitagliano nel 1698, si trovava un tempo nella piazzetta omonima nei pressi dell'antico mercato della Vucciria.

Fu poi spostata a Piazza Marina nel 1863 (come dice Giovanni Fatta nella sua opera Piazza Marina a Palermo) perché si considerò un luogo più consono per ospitare una tale monumentale opera. Per motivazioni meno chiare fu spostata anche la famigerata, ma non più esistente, “Fontana della sirena” che si trovava nella Strada Colonna, cioè alla Marina di Palermo.

Traslocò nel 1820 a piazza Indipendenza e fu distrutta dopo i moti del 1848. Non è affatto raro il tema del trasloco di fontane e monumenti vari a Palermo, ma il più discusso in assoluto nella storia della nostra città fu quello della Fontana Pretoria.

Lo sapevate che la dovevano spostare?
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Dopo l'impresa dei Mille e l'Unità d'Italia, in Sicilia, e quindi a Palermo, si respirava aria di cambiamento, il fervore era all'ennesima potenza, c'era voglia di fare, e infatti il Comune di Palermo commissionò una serie di monumenti dedicati agli uomini che furono più influenti e che si batterono per cacciar via lo straniero.

Basta farsi un giro per la città per enumerare così a corto raggio una serie ampia di monumenti, realizzati dall'Unità in poi, come ad esempio i vari mezzobusti che adornano Villa Garibaldi (nome a caso) a piazza Marina, le statue di Ruggero Settimo e Carlo Cottone al Politeama, lo stesso teatro Politeama verrà intitolato “Teatro Politeama Garibaldi”, il teatro Massimo invece verrà intestato a Vittorio Emanuele II, in onore del quale Benedetto Civiletti realizzerà la statua equestre a piazza Giulio Cesare (alla Stazione Centrale).

Si cominciavano a vedere anche le innumerevoli lapidi affisse nei palazzi, e i nomi delle strade più rinomate di Palermo cambiarono in omaggio degli eroi del Risorgimento. In questo fermento cittadino si valutò anche il trasloco della Fontana Pretoria.

Infatti al posto del “celeberrimo fonte” (come lo chiamò Leonardo Maria Lo Presti nella sua descrizione del 1737) il Consiglio Comunale di Palermo, di comune accordo con alcuni architetti comunali, valutò di sostituire il monumento rinascimentale con una statua equestre dell'eroe dei due mondi e collocarla al centro di piazza Pretoria come la statua equestre di Marco Aurelio in Campidoglio.

Come la statua equestre di Marco Aurelio in Campidoglio? Scusate, col dovuto rispetto, ho i brividi al sol pensiero.

Eppure vi fu un ampio dibattito tra i consiglieri comunali per il trasloco della “fontana della Vergogna” e furono interpellati eminenti architetti. Tra i favorevoli al trasloco spiccarono nomi importanti tra cui Damiani, Basile, ma per giust'appunto anche tra chi non volle che si muovesse dal sito originario come Marvuglia e Patricolo.

Quando la notizia arrivò tra la popolazione perfino la stampa si mosse per bloccare il tentativo di “sfratto” e nacque proprio per l'occasione un giornale chiamato La Fontana Pretoria. Benedetto Zenner nelle sue Lettere sulle condizioni della Sicilia ci racconta che nel 1860 il Comune aveva commissionato un' opera monumentale a Garibaldi che tuttavia per il costo non fu più ordinata.

Le motivazioni del trasloco in realtà non furono così sfacciate, cioè “togliere la fontana per fare posto a Garibaldi”, però durante la presa di Palermo, l'eroe nizzardo in una battaglia proprio davanti al Palazzo delle aquile, vedendosi assoverchiato di numero e prossimo alla sconfitta, per dare coraggio ai suoi si dice che si fosse addormentato su uno dei gradini della fontana; una illustrazione del tempo lo ritrae giacente sul gradino mentre piovevano cannonate e pallottole.

Vedendolo sereno i soldati di Garibaldi si rianimarono e sconfissero l'esercito borbonico. Tutto ciò ha il sapore della leggenda, ma purtroppo attraverso la leggenda si rischiò di fare la storia perché sottobanco era questa la vera motivazione che si vociferava in città. Le piazze suggerite, nella quale si voleva spostare la Fontana Pretoria, furono piazza Vittoria, piazza

Ruggero Settimo, piazza Marina e infine si pensò pure di spostarla al Giardino Inglese. In realtà il Consiglio Comunale aveva in mente, chissà per quale vere motivazioni, il ripensamento di tutta la piazza Pretoria, infatti è del 1863 il livellamento della piazza per far meglio defluire l'acqua piovana e la conseguente gradinata con i leoni ieratici ai lati. I consiglieri comunali volevano che lo spiazzo davanti al palazzo comunale fosse transitabile con maggiore facilità.

Ritengo una fortuna che la residenza della fontana non cambiò, se non altro per gli occhi, per il senso del bello, per il fascino che piazza Pretoria, così com'è, regala in qualsiasi stagione dell'anno e con qualsiasi situazione metereologica. Non so se dobbiamo ringraziare gli architetti Patricolo e Marvuglia che si opposero fino alla fine al trasloco della fontana, ma di sicuro si deliberò che la Fontana Pretoria doveva rimanere al suo posto e mai più da quel momento il suo trasloco fu argomento di discussione.

Oggi, passeggiando lungo via Libertà, vi accorgerete già dalla strada che, all'interno di quello che un tempo era definito il Parterre del Giardino Inglese e che ai nostri giorni è la villa Falcone Morvillo, spicca la statua equestre di Garibaldi, realizzata da Vincenzo Ragusa nel 1890 e che - guarda il caso – sostituì la fontana centrale del Parterre del Giardin Inglese.

Ovviamente, a distanza di trent'anni dalla discussione, questo monumento non ha nulla a che vedere con quello che si sarebbe collocato al centro di piazza Pretoria, però un'idea ce la può fare venire.
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