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Palermo gli manca ma non tornerebbe più: Piero dopo 16 anni si reinventa (a Malaga)

Dopo vari lavori mal pagati, Piero decide di lasciare la sua Sicilia per l'Irlanda. Dopo una vita in giro, adesso cambia nuovamente Paese. La sua storia

Sara Abello
Giornalista
  • 13 aprile 2024

Tutti abbiamo bisogno di un luogo che scaldi occhi e cuore.

Piero Mangani, 45 anni palermitano, dopo tanto girovagare l’ha trovato un anno fa, a Malaga. Un approdo al quale è giunto insieme alla moglie Diana Elizabeth e al figlioletto Leonardo, dopo anni trascorsi in luoghi cari ma ben più freddi.

Diplomato come perito elettrotecnico, a Palermo Piero si è trovato a fare svariati lavori mal pagati, non contrattualizzati, o dove le ore effettive superavano e di molto quelle previste nel suo contratto part-time.

Situazioni tristememente comuni a tanti che, nel 2007, lo portano a trasferirsi in Irlanda. La scelta è ricaduta su Dublino perchè lì aveva già l’appoggio di alcune conoscenze che attutivano l’impatto del drastico cambiamento.

Un sentire contrastante il suo dell’epoca, da una parte tante paure per la nuova sfida nella quale si stava gettando a capofitto, dall’altra però l’orgoglio per se stesso che, da solo, si era imbarcato in quell’impresa per provare a cambiare il corso delle cose.
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Dal primo viaggio in Irlanda poi, Piero si è ritagliato importanti parentesi come quella del 2010 in cui ha vissuto in Australia.

Un anno trascorso tra Sidney, dove è rimasto per quattro mesi, e poi per la restante parte con zaino in spalla e van, in giro per conoscere quel mondo così lontano e diverso dal suo, ma che gli ha regalato quello che definisce come l’anno più bello della sua vita.

«Ho visto paesaggi spettacolari, conosciuto realtà differenti, persone completamente diverse ed è stato bello confrontarsi con tutto questo.

Ogni giorno era un'incognita riguardo a dove trovare acqua, un posto dove fermarsi per cucinare, un bagno, una doccia e decidere, di volta in volta, dove andare il giorno seguente. Questi erano i veri problemi quotidiani. Ho conosciuto la vera libertà e sono tornato una persona diversa.

È stato necessario allontanarsi dalla società ma viaggiare mi ha fatto credere ancora di più in me stesso. Mi sono anche lanciato col paracadute per superare la mia più grande paura che sono le vertigini e con questa molte altre esperienze.

Spero che mio figlio un giorno faccia lo stesso tipo di viaggio».

Del calore però, bisogna riconoscerlo, lo ha trovato anche in Irlanda, del resto è lì che è nato l’amore con Elizabeth, la bella messicana che ha sposato nel 2019 in Danimarca dove - nel maggio del 2021 - è nato Leonardo, un biondissimo bimbo che oggi si appresta a compiere tre anni.

Lo scorso anno poi è arrivato un altro cambiamento radicale: il trasferimento a Malaga. Dopo sedici anni di Irlanda altro che bisogno di calore spagnolo.

Questa volta però il passo per Piero è stato differente, carico di paure e responsabilità verso suo figlio. Oggi, dopo questo primo periodo di assestamento trascorso, nessun pentimento però.

La vita di Leonardo è migliorata immediatamente in meglio per quello che riguarda le amicizie, la scuola, il clima e il buon cibo.

«Malaga è una città molto bella e accogliente - mi racconta Piero - mi piace sia per il suo aspetto che per come si vive. È una città di mare, turistica ma al contempo con una grande offerta di servizi e cultura. Sono fortunato anche di avere amici che vivevano già qui, e grazie a loro ambientarsi è stato subito più facile. Gli spagnoli sono altruisti, generosi, estroversi e gioiosi».

Ascoltando la visione che mi mostra Piero della Sicilia e del suo legame dolce/amaro, non posso far a meno di constatare come sia un sentire molto diffuso tra coloro che, per ragioni svariate, hanno scelto di lasciare la loro casa.

Storie sempre diverse, unite da un comun denominatore: l’amore inesauribile per quest’Isola, per le sue meraviglie, ma al contempo l’incapacità di accettare come tante cose, le peggiori, non siano mai cambiate nonostante gli anni trascorsi.

La Sicilia è saldamente radicata nel cuore di Piero, gli dà persino orgoglio parlare di tutte le sue peculiarità, però ogni volta che torna qui la sua resistenza è limitata.

Tutti gli anni trascorsi all’estero gli danno la sensazione che qui ci si sia talmente abituati ai difetti da lamentarsi senza prendersi la responsabilità di essere autori del cambiamento, che deve invece partire proprio dai suoi abitanti.

Ripensare alla Sicilia gli dà sempre una certa malinconia. Non potrebbe essere altrimenti per una persona incline al cambiamento come lui.

Anche la Spagna, che potrebbe sembrare l’approdo definitivo per questa famiglia che fa delle proprie diversità culturali una ricchezza, invece non è detto che lo sia.

Piero, che pure lì sta bene, non dà nulla per certo: «Il mio futuro sicuramente lo vedo al di fuori della Sicilia o dell’Italia in generale.

Qua in Spagna mi trovo molto bene, ho ancora tante cose da vedere e conoscere. Per i prossimi cinque anni almeno non credo di muovermi da qui, poi valuteremo se abbiamo bisogno di andare in un altro posto o di restare».

Del resto, chi si ferma è perduto, e allora buona fortuna a Piero e alla sua famiglia.
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