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Palermo salva il Cotonificio: tra i monumenti di archeologia industriale più belli d'Italia

La struttura ha rischiato di essere abbattuta per far spazio a dei nuovi edifici ma la Regione, nonostante non possa vincolare il bene, nega le autorizzazioni alla demolizione

  • 19 febbraio 2019

L'ex cotonificio a Partanna Mondello

Lo storico e critico di architettura Bruno Zevi lo descrisse come uno: «tra i migliori esempi di architettura industriale in Italia».

L'Ex Cotonificio Siciliano, che si trova a Palermo, a Partanna-Mondello, ha rischiato di essere demolito per fare posto a nuovi condomini ma sembra che il pericolo sia scampato, almeno per il momento.

La Regione, unica proprietaria dell’immobile del 2009, rispondendo a una richiesta specifica della commissione consiliare urbanistica, ha chiarito che "non può essere presa in considerazione alcuna variante al vigente PRG (piano regolatore generale) che non pervenga esclusivamente dall’Amministrazione regionale".

Nessun valore ha dunque la richiesta, avanzata agli uffici e oggetto di delibera in Consiglio Comunale, di demolizione dell’ex Cotonificio per realizzare residenze in zona destinata dal vigente PRG a insediamento industriale dal momento che non arriva dalla Regione Siciliana.

La struttura, progettata nel 1952 da Pietro Ajroldi e Franco Gioè, non può però godere ancora della tutelata dedicata agli edifici storici e non è dunque sottoposta a vincolo monumentale dalla Soprintendenza. Perché? Perché non ha raggiunto l’eta minima prevista dalla legge, che è di i 70 anni (mancano ancora tre anni).
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Eppure è successo qualcosa che non ha precedenti nella storia della città, la stessa città del Sacco (per saperne di più leggi qui) la stessa città che ha permesso la demolizione di villa Deliella (la villa) in una notte, prima che compisse i 50 anni (ai tempi età minima per il vincolo monumentale) e la stessa città che troppo spesso ha voltato le spalle alla cultura.

È successo che la Soprintendenza lo scorso giugno ha formalizzato un parere storico che riconoscendo il valore unico dell’opera indipendentemente dal raggiungimento dell’eta minima prevista dalla legge, l’ha portata a chiedere una soluzione alternativa, "maggiormente rispettosa dei valori architettonici del Cotonificio Siciliano, escludendo la demolizione che ne cancellerebbe irreparabilmente la memoria".

«L’ultimo chiarimento della Regione arriva dopo la storica nota della Soprintendenza di giugno, e insieme segnano finalmente con chiarezza una inversione di rotta, nel solco di quella consapevolezza culturale che da tempo invochiamo per questa terra. Oggi a Palermo si festeggia una vittoria storica: hanno vinto la bellezza e la cultura che nell’architettura hanno massima espressione» commenta Giulia Argiroffi consigliera comunale (M5S) che si è battuta in prima fila per salvare il monumento e lo ha fatto in buona compagnia, sono stati in tanti infatti a impegnarsi e a muovere appelli per salvare il Cotonificio Siciliano dalla demolizione, dal Dipartimento di Architettura dell'Università di Palermo, all'associazione Salvare Palermo, all’associazione Aiace.

La struttura però adesso va immediatamente tutelata e messa in sicurezza, perché qualche anno fa infatti è stata smantellata la copertura in amianto, ma non si è provveduto a sostituirla, lasciando così la struttura esposta alle intemperie e per questo soggetta ad un rapido degrado.

Inoltre, perché un’architettura sopravviva, è necessario che abbia una funzione ed è tempo di interrogarsi per restituire al Cotonificio quella nuova vita, unica in grado di garantire la vera sopravvivenza.

«C’è la volontà della Protezione Civile - spiega Argiroffi - che si dichiara anche in grado di sostenere economicamente la ristrutturazione della parte che userebbe. Per la restante parte auspichiamo, date la carenza di servizi e la saturazione che caratterizzano la settima circoscrizione, che possa realizzarsi con pienezza l'uso socio-culturale di un luogo che è già icona del cambiamento possibile, diventando nuovo punto di riferimento per bambini, famiglie e anziani del quartiere. Ma su questo, sulla nuova vita del Cotonificio, dobbiamo ancora interrogarci, sedendoci attorno ad un tavolo con i cittadini per capire quali siano le esigenze e quali il cotonificio può soddisfare».
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