Pensiamo solo a mangiare? Al centro di Palermo pochi negozi e sempre più "food"
Nel 2008 in centro c’erano 1.043 negozi e nel 2018 solo 699: la preoccupazione di Confcommercio (e di molti cittadini) è che Palermo diventi un fast food a cielo aperto
Via Maqueda pedonale a Palermo
Nel 2008 in centro a Palermo c’erano 1.043 negozi e nel 2018 erano 699. Nelle altre zone della città i negozi erano 6.018 per diventare 5.566 dieci anni dopo.
La presidente di Confcommercio, Patrizia Di Dio, è preoccupata: "Non possiamo pensare che il centro diventi food - dice -Dobbiamo creare un mix armonico. Il Comune ci aiuti".
“Nelle dinamiche della demografia d’impresa - continua - c’è chi avanza e chi recede, in una logica di sana competizione tra città e territori il cui successo si basa sulla capacità attrattiva determinata da due beni sempre più preziosi: lavoro e qualità della vita. Questo è un binomio che non deve venire a mancare".
Per una città attrattiva ma adeguata opportunità di impresa e di lavoro devono camminare assieme alla qualità.
"Dai dati notiamo che in centro c’è una pressione impattante per la città di Palermo sul fronte delle attività legate al cibo - spiega ancora - Se da un lato si creano opportunità e posti di lavoro, dall’altro lato, dobbiamo dare un ordine a questo sviluppo. Non possiamo pensare – dichiara - che il centro diventi food, ristorazione e movida".
"Dobbiamo creare quel mix armonico per garantire la qualità di vita - conclude - e chiediamo all’amministrazione e al Consiglio comunale di creare le condizioni per arginare questo sviluppo incondizionato, prima che sia troppo tardi a scapito anche del patrimonio monumentale e identitario della nostra città”.
La presidente di Confcommercio, Patrizia Di Dio, è preoccupata: "Non possiamo pensare che il centro diventi food - dice -Dobbiamo creare un mix armonico. Il Comune ci aiuti".
“Nelle dinamiche della demografia d’impresa - continua - c’è chi avanza e chi recede, in una logica di sana competizione tra città e territori il cui successo si basa sulla capacità attrattiva determinata da due beni sempre più preziosi: lavoro e qualità della vita. Questo è un binomio che non deve venire a mancare".
Per una città attrattiva ma adeguata opportunità di impresa e di lavoro devono camminare assieme alla qualità.
"Dai dati notiamo che in centro c’è una pressione impattante per la città di Palermo sul fronte delle attività legate al cibo - spiega ancora - Se da un lato si creano opportunità e posti di lavoro, dall’altro lato, dobbiamo dare un ordine a questo sviluppo. Non possiamo pensare – dichiara - che il centro diventi food, ristorazione e movida".
"Dobbiamo creare quel mix armonico per garantire la qualità di vita - conclude - e chiediamo all’amministrazione e al Consiglio comunale di creare le condizioni per arginare questo sviluppo incondizionato, prima che sia troppo tardi a scapito anche del patrimonio monumentale e identitario della nostra città”.
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