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Perché la via Bandiera di Palermo si chiama così: tutti i segreti della "strada dei negozi"

I negozi prendevano il nome dei loro proprietari: Leone, Patania, Fulmine, Gulì, Ardizzone, Restivo, De Simone ed erano molto rinomati e affidabili

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 11 gennaio 2023

La via Bandiera

Non molti anni fa la via Bandiera era sinonimo di acquisti. Ci si andava per comprare vestiti o giocattoli e si tornava a casa con tanti sacchetti.

C'erano negozi importanti che prendevano il nome dei loro proprietari. Alcuni di questi oggi non ci sono più, “vittime” dei tempi che cambiano (sentitevi pur liberi di dire che peggiorano), altri per fortuna resistono ancora, nonostante tutto.

Tra questi ricordiamo i negozi Leone, Patania, Fulmine (presente dal 1981 ancora oggi), Gulì, Ardizzone, Restivo, De Simone.

È fra i più accettati che tale strada, la via Bandiera, faccia derivare il suo nome dal fatto che a partire dal XVII secolo vi era un putto di marmo reggente un'asta con bandiera di ferro sulla quale si vedevano «le arme del protomedico Vincenzo Tantillo, che sono una mano in mezzo a due stelle, la quale addita una semiellisse, ai fianchi delle quali si legge: En qui tant. Potuit G. V. T.».

Il putto era posto nell'angolo della facciata meridionale della fu casa del Notaro Lionti, posseduta secoli prima dal protomedico Tantillo.
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Tale casa esiste ancora ed è sita tra la via Bandiera e la via Giuseppe Patania, ma il putto non c'è più, pare sia conservato nella Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis.

Nonostante l'origine del nome di questa via sia abbastanza nota, vale la pena indugiare un po' su altre possibili ipotesi che abbiano potuto originare tal nome. Ad esempio Carmelo Piola nel suo dizionario delle strade di Palermo accenna a qualcosa di diverso.

Suggerisce che «questo puttino non sembra dell'epoca in cui tutta quella contrada cominciossi a denominare della Bandiera. Se si volesse dar luogo alle congetture, io opinerei diversamente. In questa via si trova il magnifico palazzo de' duchi di Pietratagliata, il quale apparteneva prima alla nobile famiglia de' Termini, taluni de' quali occuparono le più eminenti cariche.

Tra gli altri Matteo Termini a' tempi del re Federigo di Aragona fu maestro giustiziere e capitan generale delle galere. Non pare dunque improbabile che in certe date occasioni avesse innalzato nella sua casa la bandiera in segno della sua autorità.

Come per tradizione viene ricordato ciò praticarsi in una torre del palazzo Rosselli nell'Albergheria. Potrebbesi dietro ciò supporre, che il puttino, in tempi in cui non era in uso l'anagrafia, fosse colà collocato per richiamare alla memoria dei cittadini che la via dove abitava il Protomedico Tantillo o altro pubblico funzionario, era quella della Bandiera».

Della stessa opinione del Piola è Nino Basile, il quale sostiene che il putto non è antecedente al XVI secolo e che la “via della Bandiera” già veniva chiamata così in un documento del 1467.

I due storici in effetti non si allontanarono tanto dalla verità che può essere approfondita grazie ad uno studio di Francesco Lo Piccolo sui possedimenti del monastero benedettino di San Martino delle scale.

Qui si può leggere, oltre al fatto che in un atto notarile già nel 1430 esisteva la "via Bandera", che alla fine del XIV secolo il patrimonio immobiliare dei benedettini, sito nell'antico quartiere del Seralcadio, in particolare nella "ruga magna", cioè la via Sant'Agostino, si accresceva di altri piccoli nuclei patrimoniali e che la via Sant'Agostino si congiungeva con un'altra «platea magna pubblica in qua solita est apponi bandiera sive vexillum regium».

Di questo parla anche Maurizio Vesco, il quale in uno studio sull'antico Palazzo Termini (attuale palazzo Alliata di Pietratagliata) scrive: «La denominazione della strada, oggetto sin dal XVII secolo di varie e fantasiose ipotesi, è da riconnettere, come chiarito da alcune recenti acquisizioni documentarie, alla conclusione della cosiddetta rivolta dei baroni e alla restaurazione del potere della monarchia da parte dei Martini, quando a seguito della fuga di Enrico Chiaramonte, il 4 marzo 1397, le bandiere regie tornarono a sventolare su Palermo.

In quell'occasione i cittadini innalzarono le insegne della Corona “in diversis locis publicis et privatis civitatis” in segno della loro fedeltà: la strada è dunque da riconoscersi in quella “platea magna publica in qua solita est apponi banderia sive vexillum regium».

Oltre a tutti questi grandi cultori di cose antiche voglio solo suggerire una remota possibilità, e cioè che il nome di Bandiera potrebbe derivare da una “bannera di ferru di li venti”.

Una bandiera che serviva ad identificare il vento che soffiava, come si può leggere dal Vocabolario siciliano etimologico: «Bannera...dicesi quell'istrumento di ferro, che si volta a tutti i venti, e si pone in alto per conoscere qual vento soffia», tuttavia non ho pezze d'appoggio per dimostrarlo.

Da un punto di vista topografico, quindi, va notato che la via Bandiera è la naturale prosecuzione della via Sant'Agostino e che entrambe le vie costituivano nel medioevo l'asse principale dell'antico quartiere del Seralcadio che, partendo dall'attuale piazza Beati paoli, arrivava sino a piazza San Giacomo la marina e sfociava quindi al mare.

Le due strade, la via Sant'Agostino e la via Bandiera, furono separate nel corso del XVII secolo, allorquando fu tracciata la Strada Nova, ovvero, la via Maqueda, e a sua volta la via Bandiera verrà ulteriormente limitata dalla costruzione di via Roma.

Inoltre, la via Bandiera segnava il limite a nord dell'antico quartiere della Conceria, smembrato nel corso dell'Ottocento e del Novecento, in seguito alla creazione della Piazza Nuova prima e della via Roma poi.

Oggi la via Bandiera è un mercato all'aperto, anzi un mercatino. Vi sono sempre dei negozi aperti dove è possibile acquistare ciò che si vuole e vi sono tante bancarelle di souvenir e varia merce al dettaglio, ma ha perso forse il suo fascino originario. Mantiene tuttavia ancora intatta l'immagine di una via nobile anche se veniva definita nel XVIII secolo come una piazza di “grascia”.

Di certo, però, a darle un carattere nobiliare è la presenza di sontuosi palazzi come Palazzo Paternò, Palazzo Gualtieri, siti a ridosso della via Roma.

«Accanto al Palazzo Gualtieri è il Palazzo Termini-Pietratagliata, fatto costruire da Antonio Termini nel 1573 (Anche se recenti studi lo retrodatano al 1473) in stile ancora quattrocentesco di palazzo turrito e merlato, cui segue il Palazzo Oneto del XVIII» all'interno del quale sono visibili meravigliosi affreschi di Gaspare Serenario della seconda metà del Settecento e dove è visitabile, al momento, anche una mostra d'arte contemporanea dal titolo Nomad.

Non vi resta che tornare a far visita a via Bandiera pregni di tutto quanto avete letto e consapevoli che ovunque voi andiate nella nostra città ci sarà sempre qualcosa che merita un po' più la vostra attenzione.

(Per approfondimenti confronta Dietro le quinte del Teatro del sole di Maria Mimma Gambino pag .126; Guida istruttiva... di Gaspare Palermo 1858 pag. 126; Dizionario delle strade di Palermo di Carmelo Piola pag. 10; Vocabolario siciliano etimologico vol. I pag. 183; Palermo Felicissima di Nino Basile vol. III pag. 267 e seg..

Il patrimonio fondiario nel palermitano dei benedettini di San Martino delle scale (secoli XIV-XV) consistenza ed amministrazione di Francesco Lo Piccolo pag. 86 e seg.; Palazzo Termini alla Bandiera: un cantiere lungo tre secoli (1473-1748) di Maurizio Vesco pag. 19).
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