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Poggia su un isolotto artificiale: dov'è in Sicilia uno dei trenta ponti più belli (d'Italia)

Un gioiello architettonico ha una storia lunghissima, caratterizzata da numerose modifiche. Nel corso dei secoli è stato molto più di una struttura di collegamento

Viviana Ragusa
Graphic designer
  • 16 aprile 2024

Il ponte Umbertino

Simboli di bellezza, ambizione, ingegno ed estro artistico, i ponti arricchiscono i paesaggi delle città di tutto il mondo, incluse quelle italiane. Spesso, salire su queste antiche costruzioni permette di ammirare i paesaggi nazionali da una prospettiva diversa, magari più romantica.

Grazie al loro fascino e alla grande varietà di tecniche e stili, i ponti italiani sono stati protagonisti di una ricerca compiuta da Skyscanner. Il celebre motore di ricerca per voli internazionali ha stilato una classifica dei ponti più belli del nostro Paese, prendendo in considerazione diversi parametri, come la bellezza estetica, la struttura particolarmente eccellente o il paesaggio circostante.

Insieme alle famose impalcature del territorio, come il Ponte dei Sospiri a Venezia (costruito in origine come percorso per i detenuti dalle prigioni agli uffici degli Inquisitori dello Stato) e Ponte Vecchio a Firenze (noto collegamento tra via via Por Santa Maria e via de’ Guicciardini), è presente anche il Ponte Umbertino, che lega l’isola di Ortigia alla terraferma.
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Questo gioiello architettonico siciliano si erge a Siracusa e ha una storia lunghissima, caratterizzata da numerose modifiche. Nel corso dei secoli, infatti, il Ponte Umbertino non è stato soltanto una semplice struttura di collegamento, ma un simbolo di connessione tra popoli, tra passato e presente, tra natura e cultura.

In antichità, l'isola di Ortigia era unita alla terraferma mediante un terrapieno, che consentiva il collegamento con gli antichi quartieri della Pentapoli.

Nel XVII secolo, invece, il viceré di Carlo II, Claudio Lamoral, Principe di Ligny, fece costruire una serie di fortificazioni in tutta la città. Per quest’opera di "messa in sicurezza" affidò l’incarico all’ingegnere olandese Carlos De Grunembergh, esperto in architettura militare.

Tuttavia, la scelta cadde su questo esperto anche perché si era già occupato della fortificazione della città di Messina. Nel 1673, Ligny fece innalzare una porta (che fu chiamata con il nome del viceré) all’ingresso di Ortigia, sul ponte largo sei metri e corredato di marciapiede.

Questo varco imponente rimase sul Ponte Umbertino per molto tempo, anche nella versione del XIX secolo, ma fu abbattuta nel 1893 insieme a tutta la cinta muraria.

La versione più celebre del Ponte Umbertino fu costruita nella seconda metà del XIX secolo, tra il 1867 e il 1870. Il suo nome deriva dal re Umberto I, sovrano regnante in Italia durante quel periodo, che affidò all'ingegnere Rosano il progetto di questa magnifica opera, mentre gli ingegneri Mazzarella e Di Chiara supervisionarono i lavori.

Noto anche come "u rettifilu", il Ponte Umbertino è un esempio di eleganza, con la sua struttura in muratura che poggia su un isolotto artificiale, l'unico residuo dei bastioni spagnoli che difendevano l'isoletta di Ortigia.

I grandi pilastri in pietra bianca formano le sue arcate, mentre le balaustre neoclassiche e i lampioni in ferro battuto conferiscono un tocco di raffinatezza.

Ogni anno, questo grande esempio di alta ingegneria diventa un luogo di sosta durante la processione per la Festa di Santa Lucia, quando si celebra il passaggio del simulacro della Santa Patrona verso la Cattedrale.

Tuttavia, la ricorrenza siciliana non è l’unica occasione in cui ci si può fermare ad ammirare il paesaggio dal Ponte Umbertino. Ogni giorno, indugiando su questa splendida struttura è possibile osservare la lunga linea retta (immaginaria) che pare collegare Ortigia ai quartieri ottocenteschi, al Foro Siracusano e al Mercato di Ortigia.

A prescindere dall’inserimento nell’elenco dei 30 ponti più belli d’Italia stilato da Skyscanner, la lunga storia e le numerose modifiche rendono il Ponte Umbertino un testimone fedele del passato siciliano e dell’incontro tra la maestosità della natura e la creatività umana.
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