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Qualità, eleganza ed etica nel vino: la ricetta di Nino Caleca per l'eccellenza (in Sicilia)

L'ex assessore regionale sottolinea come l’esperienza istituzionale abbia affinato la sua visione, che ora applica nella sua nuova sfida alla guida di una nota cantina

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 19 giugno 2025

L'avvocato Nino Caleca

Un nuovo capitolo si apre per Tenute Rapitalà, storica cantina siciliana fondata nel 1968 sulle colline tra Alcamo e Camporeale, nella provincia di Trapani.

L’avvocato Nino Caleca è stato nominato presidente della cantina in seguito all’acquisizione totale da parte del Gruppo Italiano Vini (GIV), che dal 1999 ne deteneva la maggioranza e che oggi ne diventa socio unico. Una scelta che rafforza il legame tra una delle più importanti realtà enologiche italiane e una terra dalla straordinaria vocazione vitivinicola.

L’ex assessore regionale all’Agricoltura, già avvocato e componente del Consiglio di giustizia amministrativa, accoglie questo nuovo incarico con lo sguardo rivolto al futuro ma ben saldo nella tradizione.

«Il Gruppo Italiano Vini ha deciso di rafforzare la sua presenza in Sicilia. Una scelta dal grande valore strategico e simbolico che si concretizza con il completamento del percorso già avviato da tempo di acquisizione della totalità delle quote di Rapitalà, diventandone così socio unico.

Si tratta di una scelta imprenditoriale che si colora di un immediato valore socio-economico perché rappresenta un’occasione di crescita del territorio siciliano», spiega Caleca.

L'ex assessore regionale sottolinea come l’esperienza istituzionale abbia affinato la sua visione dell’agricoltura come motore di sviluppo. «Mi ha fatto innamorare del mondo dei produttori di vino che io ritengo il segmento dell’imprenditoria cui deve essere riconosciuto, anche dalla politica, un ruolo primario nello sviluppo complessivo della Sicilia».

L’adesione al progetto del GIV non è dunque solo una nuova carica, ma una scelta di passione e visione strategica. «Mi ha subito affascinato la proposta del GIV ed ho accettato questa nuova e accattivante occasione».

Si tratta proprio di un’identità tra storia e innovazione. Infatti, Rapitalà nasce da un’intuizione audace del conte Hugues Bernard de la Gatinais, nobile francese che s’innamorò della Sicilia e vi piantò radici profonde, fondendo il savoir-faire d’oltralpe con il carattere generoso dei vitigni autoctoni.

Oggi, quella visione si traduce in una produzione di vini eleganti, coniugando innovazione e rispetto per l’ambiente su 176 ettari interamente condotti in regime biologico.

«Rapitalà rappresenta una realtà produttiva unica radicata nella storia di quest’isola: ha saputo fondere le peculiarità uniche della viticoltura siciliana con la raffinatezza ed eleganza dello stile francese, grazie all’intuizione del conte Hugues Bernard de la Gatinais.

In tal modo i vini della cantina Rapitalà raccontano una storia d’inclusione e di "bella" contaminazione culturale e proiettano il marchio e la Sicilia in un orizzonte mediterraneo e internazionale», afferma Caleca.

Una visione che punta sulla sostenibilità, sulla cultura e su un forte radicamento territoriale come chiavi per il futuro. Ma che guarda anche a un ricambio generazionale necessario, in grado di coniugare tradizione e ricerca.

Uno degli assi strategici del nuovo corso di Rapitalà sarà l’alleanza con le nuove generazioni di tecnici, agronomi e ricercatori. «Nell’ambito dello stesso orizzonte imprenditoriale Rapitalà vuole puntare sui giovani per difendere e innovare la qualità e l’immagine dei suoi vini. Vogliamo guardare un mondo in continua evoluzione con “occhi nuovi”».

Le nuove energie saranno impiegate nella gestione della coltivazione, in costante dialogo con il sapere accumulato negli anni. «Rafforzeremo il rapporto con la facoltà di Agraria dell’Università di Palermo consapevoli del fatto che un ruolo fondamentale ha anche la ricerca scientifica. Ampi spazi saranno messi a disposizione dell’Università per organizzare la ricerca e la sperimentazione. I “cervelli” che hanno scelto di impegnarsi negli studi di agraria non devono “fuggire”, ma devono trovare in Sicilia le occasioni lavorative che gli consentano di mettere a frutto la propria preparazione ed esperienza internazionale».

In un contesto economico sempre più interconnesso, il rispetto delle regole diventa garanzia di solidità e affidabilità. Parole chiave saranno governance etica, legalità e trasparenza.

Per questo, accanto alla Presidenza, è stato rinnovato anche l’Organismo di Vigilanza, composto da autorevoli figure del panorama giuridico italiano: Giovanni Canzio, Bernardo Petralia e Alessandro Santangelo.

«Nel disegno strategico di cui ho detto, Rapitalà vuole intercettare la volontà della Sicilia di disegnarsi un futuro di libertà, scevro da ogni pericolo d’inquinamento criminale. Rapitalà vuole essere un nodo di qualità, eleganza e libertà in una rete che diventa ogni giorno più grande e inclusiva», sottolinea l’Avv. Caleca. Si tratta di un’eredità da custodire ma anche da rilanciare.

Proprio così. Infatti, l’uscita di scena di Laurent Bernard de la Gatinais, figlio del fondatore, chiude un’epoca ma apre una nuova fase, che non dimentica i valori costruiti.

«Il rispetto delle regole è nel DNA del socio unico di Rapitalà e la storia della cantina racconta l’impegno del suo fondatore di contribuire alla crescita complessiva, non solo economica ma anche civica e culturale, del territorio ove insistono i vigneti, che sono di una bellezza ed eleganza unica».

Un messaggio che parla a chi ama il vino, ma anche a chi crede che la Sicilia possa scrivere il suo futuro a partire dalle sue eccellenze agricole. E Tenute Rapitalà vuole essere protagonista di questo nuovo racconto.

«Rafforzeremo il rapporto con le migliori energie che il territorio esprime: la cantina Rapitalà sarà aperta a chi vorrà farne luogo delle proprie iniziative che s’ispirino ai valori che guidano le scelte imprenditoriali della governance. Saremo accanto a chi vuole promuovere qualità, eleganza e libertà». In un panorama mondiale in continua evoluzione, la Sicilia ha bisogno di realtà come Rapitalà per affermare il proprio valore non solo produttivo, ma anche culturale.

L’idea di vino che traspare dalle parole di Nino Caleca è quella di un’alleanza tra uomo, paesaggio e memoria.

Un’idea che seduce e che coinvolge: per chi sceglie un calice Rapitalà, non è solo gusto. È viaggio, è visione, è Sicilia. Non ci resta che brindare al futuro!
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