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Quando il Mediterraneo parlava una sola lingua (all'infinito): "Se ti Sabìr, ti rispondir"

La storia della creazione di una lingua, ormai persa ma recuperabile, e unica nel suo genere in grado di unire il Mediterraneo: «Avutru ca Inglese! Se ti Sabìr…»

  • 26 dicembre 2020

La Mappa dell'Europa e del Mediterraneo dall'Atlante Catalano del 1375 (Wikipedia)

Seduto sul tavolo del locale Sabìr, tra un narghilè ed un tè Turco e la piacevole lettura di un interessante saggio di Roberto Sottile e Francesco Scaglione, in questo luogo ideale di incontro tra vari popoli, ho avuto l'ispirazione per la stesura di questo breve articolo su una lingua utilizzata molti secoli fa dai popoli del Mediterraneo per potersi incontrare e comprendersi.

Molti studiosi del passato consideravano come periodo di nascita del nuovo idioma quello delle crociate, cioè come una lingua di origine “Franca” che potesse essere “comune” per permettere il commercio tra le varie etnie in maniera semplice e veloce, ma in realtà non fu così sia sotto il profilo storico che linguistico.

In verità la prima fase della lingua Sabìr nasce da una serie di contatti convenzionali tra i popoli europei ed arabi nel medioevo sollecitata dalla presenza di commercianti, marinai, pirati, fortezze europee nel maghreb e gruppi di europei stabilizzatisi in quei territori che importarono una forte presenza di lingue Romanze (Italiana e Spagnola in particolar modo) e che si stabilizzò, come codice convenzionale, intorno XVI° secolo per sopravvivere, con dei cambiamenti dovuti alla dominazione Francese nelle zone berbere, sino al XIX° secolo.
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A conferma di quanto precedentemente scritto, in riferimento alla presenza Spagnola, a cavallo tra il XVI° e XVII° secolo, vi è una forte presenza Iberica nella lingua Sabìr dovuta ai moriscos cacciati dai territori andalusi durante la Reconquista intorno al 1492 e che importarono nelle zone del maghreb lo Spagnolo, che conoscevano abbastanza bene, influenzato notevolmente dalla loro lingua d'origine.

Inoltre, la conquista Spagnola di Oran nel 1509 e altre città della costa Algerina e la presenza di gruppi di interesse economico e politico di origine Iberica a Tunisi ed Algeri, sicuramente favorirono il diffondersi di questo nuovo tipo di comunicazione soprattutto per i loro interessi.

Ed a proposito di Spagnoli e del Sabìr, il saggio riporta una notizia interessante e che coinvolge direttamente la Città di Palermo poiché nell'opera “Topographia e historia general de Argel” del 1621 un certo fraticello Diego de Haedo, nel Capitolo XXIX, sulla base dei resoconti raccolti dall'Arcivescovo di Palermo suo omonimo e parente, riportò la presenza ad Algeri di un terzo idioma oltre il Turco ed il Moresco: il Sabìr!

Fatto molto importante che conferma quanto già detto precedentemente sulla diffusione di questo idioma con una forte impronta Spagnola, differente da quella Tunisina, e che ci fa capire le alterazioni e differenziazioni tra le varie zone del nord africa.

Pertanto, la nascita e lo sviluppo del primo Sabìr, nelle sue varie sfaccettature, è dovuta soprattutto per una esigenza di tipo commerciale e diplomatica, essendo il Mediterraneo il fulcro principale del commercio e luogo di incontro e sincretizzazione delle varie realtà culturali e religiose di questo bacino, ma anche per riconciliare chi è nato al di fuori del maghreb e reintegrarlo nella società di origine.

Ma da dove proviene la dicitura Sabìr?

Talmente era usuale e conosciuta questa lingua interculturale che anche i grandi letterati, romanzieri e commediografi del passato conoscevano il Sabìr e ne diedero testimonianza come fece Molièr nel suo Le Bourgeois Gentilhomme in cui fece cantare dal personaggio del Mufti: «Se ti Sabìr, ti rispondir, se no Sabìr, tazir, tazir».

Questa mistura di vari idiomi venne sin da subito conosciuto con il termine Sabìr che, come specificato nel saggio, era considerata come una lingua "povera" che ha come aspetto fondamentale l’utilizzo quasi caricaturale e caratterizzante dell’uso dell’infinito, pertanto, le si dava quasi una indicazione denigratoria ma che in realtà ebbe un notevole sviluppo e diede l'impulso alle diverse genti del bacino del Mediterraneo di tessere una rete commerciale vasta ed importante.

Come è evidente nella prima fase del Sabìr come base della lingua è presente soprattutto l’Italiano, all'epoca molto conosciuta ed utilizzata nel Mediterraneo, con delle contaminazioni provenienti da altre lingue e dialetti del posto come lo Spagnolo, l'Arabo, il Berbero, il Turco, il Siciliano, ecc... mentre la seconda fase del Sabìr è influenzata dalla lingua Francese, dovuta alle colonizzazioni del XIX° Secolo.

Il professore Cifoletti, come evidenziato nel saggio, riporta una indicazione ben precisa per la diffusione del Sabìr identificandola come lingua franca barbaresca poiché nel tempo si stabilizza e si sedimenta in alcune aree geografiche ben precise come Algeri, Tunisi e Tripoli; una definizione molto interessante, soprattutto per noi siciliani, visto il nostro legame con il Nord Africa, cioè in quelle zone (soprattutto Tunisi) da dove partì la dominazione Araba in Sicilia e che dopo diede l'inizio dello stile Berbero - Normanno.

Quindi, per concludere questo articolo, immaginate un commerciante Veneziano ma cittadino Palermitano e un marinaio della Kalsa di Palermo che si imbarcano insieme per raggiungere il Nord Africa, uno per concludere transazioni commerciali e l’altro alla ricerca di lavoro.

Il commerciante un po’ erudito ed il marinaio ignorante ma entrambi capaci di discutere tranquillamente con un moriscos, con un arabo o con un turco creando, di fatto, legami di amicizia, rispetto e armonia in un periodo turbolento ma stimolante per la creazione di una lingua, ormai persa ma recuperabile e proponibile, ma unica nel suo genere in grado di unire il Mediterraneo: «avutru ca Inglese! Se ti Sabìr…».
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