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Quando Palermo accolse gli zar: Aleksandra "dal cuore infranto" soggiornò all’Olivuzza

La famiglia imperiale venne accolta con l’inno russo e da una folla di curiosi. La zarina si sarebbe fermata con la bellissima figlia Olga fino alla primavera del 1846

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 20 febbraio 2024

L'imperatrice Aleksandra Feodorovna

In un ventoso giorno d’autunno del 1845, due grossi piroscafi russi, il Kamchatka e la Bessarabia , entravano nel porto di Palermo: a bordo c’erano gli zar di Russia, Nicola I Romanov e la moglie Aleksandra Feodorovna, accompagnati dalla figlia Olga, dal principe Alberto di Prussia fratello dell’imperatrice e da un gran numero di dignitari di corte.

La zarina, cagionevole di salute, era molto depressa per la prematura morte della figlia Alessandra: malata di tubercolosi, il 10 agosto 1844, tre mesi prima del termine, aveva dato alla luce un figlio maschio, che era spirato poco tempo dopo la nascita. La mamma, qualche ora dopo, aveva seguito il bambino nella tomba.

L’imperatrice Aleksandra, che era venuta in Sicilia su consiglio di grandi luminari della medicina, sarebbe stata ospitata nella villa all’Olivuzza, dalla principessa russa Varvara Schahoskoy, sposata a Giorgio Wilding, ex militare e ministro del Regno delle Due Sicilie alla corte di San Pietroburgo.
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Wilding aveva ereditato la villa all’Olivuzza dalla prima moglie Caterina Branciforti, principessa di Butera e alla morte del diplomatico, nel 1841, la villa era passata alla seconda moglie.

La famiglia imperiale venne accolta con l’inno russo e da una folla di curiosi, che sin dalle prime ore del mattino si era radunata sul molo. Lo zar Nicola I, principe dell'autocrazia europea, si sarebbe trattenuto a Palermo soltanto quaranta giorni , mentre la zarina si sarebbe fermata con la bellissima figlia Olga fino alla primavera del 1846.

La zarina Aleksandra aveva occhi blu "che tradivano un’intensa sofferenza sopportata con calma angelica”; era alta, molto magra e appariva più vecchia dei suoi anni: soffriva inoltre di spasmi nervosi che le causavano un tremito convulso della testa. Il suo vero nome era Carlotta, era figlia del re Federico Guglielmo III di Prussia; per sposare lo zar aveva dovuto convertirsi alla religione ortodossa e dopo la conversione aveva assunto il nome di Aleksandra Fёdorovna.

Nicola e Carlotta erano cugini di terzo grado. Nel febbraio 1814 le loro famiglie avevano pianificato un possibile matrimonio e l’anno seguente i due principi si erano innamorati e si erano fidanzati. Carlotta aveva annotato allora: "Mi piace e sono sicura che sarò felice con lui. Ciò che ci accomuna è la nostra vita interiore.

Che il mondo faccia ciò che gli piace. Noi abbiamo un mondo proprio nei nostri cuori". Le nozze erano state celebrate due anni dopo, il 13 luglio 1817, nella Cappella del Palazzo d'Inverno a Pietroburgo. Ricordando questo giorno, la Granduchessa scrisse: "Mi sentii molto, molto felice quando le nostre mani s'unirono...Con confidenza e fiducia complete, posi la mia vita nelle mani del mio Nicola, e nemmeno una volta egli ha tradito le mie speranze”.

Aleksandra era una tipica bellezza prussiana; era molto apprezzata a corte, per il suo carattere pacato e per la sua eleganza: aveva una preferenza per i colori chiari e possedeva bei gioielli. Era un’avida lettrice e apprezzava la musica e la danza: amava ballare fino all'alba le polonaises e le mazurke.

La famiglia imperiale parlava tedesco e scriveva in francese, pertanto Carlotta non padroneggiò mai bene il russo, lingua del popolo, né si interessò mai attivamente alla politica.

Nicola del resto non era stato allevato per divenire zar, era stato educato in ambienti militari e non aveva ricevuto alcuna preparazione alla vita politica e ai problemi connessi con la gestione dello Stato, dal momento che aveva due fratelli maggiori.

Nel dicembre del 1825, però, la tranquilla vita di Nicola era stata stravolta radicalmente, in seguito alla scomparsa del fratello Alessandro (morto senza lasciare figli) e alla rinuncia alla corona da parte dell’altro fratello, Costantino.

Una volta salito sul trono, autoritario e privo della mentalità eclettica di Alessandro I, lo zar Nicola I sarebbe passato alla storia come "il gendarme d'Europa".

Gli Zar ebbero ben 10 figli, ma dopo 25 anni di matrimonio, nel 1842, i dottori di corte imposero alla zarina di non avere più rapporti intimi col marito, a causa delle sue numerose problematiche di salute e solo dopo tanti anni di fedeltà Nicola ebbe alcune amanti, tra cui Barbara Nelidova, una delle dame di compagnia della moglie.

In quel tiepido autunno del 1845, quando gli imperatori giunsero a Palermo, anche la Nelidova era con loro, e sebbene l’imperatrice fosse molto gelosa e mal sopportava quella relazione, alla fine riuscì a farsene una ragione, intrecciando buoni rapporti con l'amante di suo marito: negli ultimi anni di vita dell’imperatrice la Nelidova sarebbe diventata addirittura la sua lettrice ufficiale.

La permanenza palermitana all'Olivuzza fece bene alla salute della Zarina. La cronaca ci racconta di giorni sereni trascorsi tra passeggiate all’aria aperta nel mite inverno palermitano e scambi di visite con il re Ferdinando e l’aristocrazia locale.

L’imperatrice si recò a visitare il duomo di Monreale, le contrade di Santa Maria di Gesù - da dove si ammirava uno dei più bei panorami sulla campagna palermitana - e la "Rinella" (Arenella), un piccolo borgo sul mare, chiamato così per la finissima sabbia della sua spiaggia e qui rimase incantata dalla costruzione – voluta dal signor Vincenzo Florio e realizzata dall’architetto Carlo Giachery - che sovrastava lo spazio di mare destinato alla pesca del tonno.

Un edificio con molteplici finestre e vetri variamente colorati, chiamato dai palermitani Quattro Pizzi, per le guglie poste ai quattro lati: l’imperatore tornato in Russia, fece realizzare un edificio simile nella residenza estiva di Peterhof.

Dall’ottobre del 1845 al marzo del 1846 tutti i nobili di Palermo si prodigarono in inviti per l’imperatrice di Russia e la sua corte: in una delle tante visite furono scelte ad esempio le più belle bambine di alto lignaggio, per danzare la "Tarantella".

In presenza della famiglia imperiale. Si dice che l’imperatrice bevesse ogni mattina latte di asina e alcuni anziani dell’Olivuzza, all’inizio del secolo, ricordavano ancora il contadino che conduceva la sua asina a palazzo Butera-Wilding, per mungere latte fresco alla presenza della famiglia reale.

Si racconta inoltre che quando l’imperatrice partì, volle donare al contadino una tabacchiera e un orologio con pietre preziose e che giunta a Napoli, avendo nostalgia del buon latte d’asina di Palermo, mandò una nave della flotta imperiale per prendere l’animale e portarlo con sé in Russia.

Il 16 marzo 1846, la zarina e la granduchessa Olga, con un gran seguito, lasciavano Palermo e si imbarcavano, alla volta di Napoli. Aleksandra avrebbe portato con sé piacevoli ricordi, legati spesso ad amicizie che attraverso relazioni epistolari avrebbe mantenuto per tutta la vita.

A ringraziamento della meravigliosa ospitalità ricevuta volle lasciare un ricordo alla città, piantando lei stessa una quercia nella villa dell’Olivuzza. Sul tronco fu applicata una targa in ferro su cui era scritto "Plantée par S.M. L'Impératrice de Russia le 1° decembre 1845".

Nel 1855 lo zar Nicola I contrasse una polmonite sul campo di battaglia durante la Guerra di Crimea, e morì il 2 marzo. La zarina Aleksandra Fёdorovna sopravvisse al marito per cinque anni e si spense nel sonno a San Pietroburgo all'età di 62 anni, il 1 novembre 1860. La notte prima della sua dipartita, la si sentì mormorare: "Niki, sto venendo da te".
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