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Quanto conta il caso nella vita? Il racconto di "Combinazioni" di Valentina Di Cesare

"Le strane combinazioni che fa il tempo" di Valentina Di Cesare nella recensione di Antonio Martone: lasciamoci affascinare dal ruolo giocato dal caso nella vita umana

  • 4 aprile 2018

L'autrice Valentina Di Cesare

Il racconto è di quelli che non intendono soltanto narrare, più o meno sapientemente, una storia. In "Le strane combinazioni che fa il tempo", l’ambizione è più alta.

Nel racconto vengono poste sul tappeto idee importanti che coinvolgono la vita di tutti noi. Vediamo dunque che l’autrice, Valentina Di Cesare, tratta nella narrazione questioni non da poco come il ruolo della temporalità nella vita umana e nella costruzione dell’identità.

Nello scorrere le pagine si sente che l'autrice è affascinata dal ruolo sorprendente giocato dal caso nella vita umana. L’ordito del testo insiste sull’irruzione degli accadimenti e sulla capacità che quest’ultimi possiedono intrinsecamente di scomporre e ricomporre il campo delle relazioni fra gli uomini.

Dal punto di vista stilistico, il racconto può essere compreso a buon diritto nel canone della “finta auto-biografia”. Viene descritto uno spaccato assai breve della vicenda del protagonista, allo scopo di farne emergere i tratti caratteriali nelle sue pieghe esistenziali più intime, oltre alle convinzioni etiche.
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Per qualche verso, la narrazione sconfina anche nel territorio classico del “romanzo di formazione” che aveva avuto nella tradizione tedesca – da Göthe a Mann - esempi formidabili. Più nello specifico, ciò di cui si discute è il rapporto fra una modernità nichilista e la residua possibilità umanistica, eventualmente presente nella struttura portante delle nostre società occidentali.

La formazione del protagonista è quella che gli deriva da un’impostazione filosofica classica o classicheggiante: dunque, permeata di valori comunitari e pregna di elementi privi dell’utilitarismo che sembra dominare la società dei consumi.

Tale posizione viene, in fondo, derisa da tutti coloro che vivono intorno a lui: perfino la sua amica del cuore, la stessa che lo aveva sempre accusato di uno spento e anacronistico romanticismo, sembra voglia concedergli i suoi favori soltanto quando si convince che il protagonista sia, o stia diventando, un uomo di successo.

Ciò che il racconto mette bene in evidenza, attraverso lo sguardo acuto del protagonista, è che lo stesso pensiero filosofico sembra accettare, e perfino rilanciare, la situazione “spirituale” del nostro tempo.

È intorno al concetto di amicizia e alla sua praticabilità, infatti, che si sviluppa la vicenda centrale del racconto: un grande professore di filosofia (il protagonista afferma con lieve sarcasmo che ormai i filosofi sono tutti grandi e i piccoli sono del tutto svaniti) è convinto, e intende convincere tutti, che in una società post-moderna, ispirata direttamente o indirettamente al superuomo nicciano, non possa trovare alcun seguito un sentimento come l’amicizia.

Che cosa se ne potrà mai fare un superuomo che ha ormai oltrepassato il concetto umanistico dell’homo così come la storia ce lo ha tramandato, di un sentimento di amicizia?

Nella ferma opposizione del protagonista a questa convinzione si svolge il filo sottile avvolto nelle pagine di questo avvincente racconto.
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