ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

Quasi una fiaba per bambini: c'era una volta un Drago che abitava su Monte Pellegrino

Monte Pellegrino è pieno di storia ma anche di leggende. Una racconta che, in un tempo lontano, sul promontorio palermitano abitava un drago, con due teste e sei zampe

Balarm
La redazione
  • 30 aprile 2018

Monte Pellegrino, Palermo, visto dall'alto

Monte Pellegrino si affaccia sulla città di Palermo coi suoi 609 metri, guarda a Nord il golfo di Palermo e a Sud quello di Mondello. In epoca antica era conosciuto come Heirkte, mentre per gli arabi era il Bel Grin o Gebel Grin (cioè «monte vicino»).

Goethe, nel suo viaggio in Sicilia, lo definì «il promontorio più bello del mondo». I palermitani - devoti e non - ci “acchianano” spesso, per andare a pregare la patrona della città, Santa Rosalia.

Il Monte Pellegrino è stato anche menzionato da Polibio come Ercte o Eircte: durante la prima guerra punica nel 247 a.C. Amilcare Barca, da comandante delle forze cartaginesi in Sicilia, lo scelse come base del suo accampamento riuscendo a tenere testa ai Romani che occuparono la città di Panormus per tre anni.

Monte Pellegrino è pieno di storia ma anche di leggende. Una di questa racconta che, in un tempo lontano, sul promontorio palermitano abitava un drago, con due teste e sei zampe.
Adv
Questo drago mostruoso viveva in una grotta del monte Heirkte e aveva la lingua lunga due metri e un coda così forte da sradicare un albero con un solo movimento.

Il drago era il terrore della gente che ormai viveva spaventata e angosciata e conduceva una vita per lo più ritirata. Anche gli animali che erano sopravvissuti alle fauci del drago via via avevano lasciato quel lembo di terra e terrorizzati si erano sposati altrove, lontani dalla ferocia del mostro.

Mangiati gran parte degli animali al drago non era rimasto altro che sfamarsi delle persone.

Un giorno i saggi della città stanchi e sconfortati si riunirono e insieme decisero di mandare sul monte Heirkte un gruppo di valorosi ed eroici cavalieri, armati di lance e frecce per ucciderlo. Ma fu tutto inutile: la gran parte di loro, infatti, finì divorata, insieme al proprio cavallo, da quel terribile mostro dalle sei zampe.

I palermitani cercarono altre alternative per sconfiggere il drago ma si rilevarono tutte fallimentari. Quando ad un certo punto la soluzione sembrò a portata di mano: un bel giorno, infatti, nella città “tutto porto” sbarcò un gigante, una specie di Polifemo, che portava con sé un tronco d’albero come se fosse un bastone e che aveva ucciso mostri più grandi del drago che affliggeva da diverso tempo i poveri palermitani.

Certo delle sue forze il gigante, dietro generoso compenso, si diresse verso il monte per uccidere il drago. Ma anche lui appena si trovò davanti al mostro fu costretto a scappare a gambe levate e mesto tornò dai palermitani ammettendo la sconfitta.

Il drago dopo quell’ulteriore assalto divenne sempre più cattivo ed esigente e i palermitani, per paura di indisporlo ancor di più, iniziarono a riempirlo di cibo e di ogni altra leccornia fino a quando, non avendo più nulla da dargli, decisero di portargli in dono un bambino della città scelto a sorte tra i tanti.

Per fortuna il sacrificio non fu mai compiuto: un sant'uomo che si trovava di passaggio nella città sentì di quel gesto scellerato e bloccò la popolazione che si apprestava a compiere quel delitto salvando così la vita del povero bambino.

Il santo, che di nome faceva Pellegrino, non si limitò a fermare quel sacrificio promise, inoltre, ai palermitani ormai increduli di affrontare e di uccidere, una volta e per tutte, quel mostro con due teste che da troppo tempo teneva in ostaggio una intera città e i suoi abitanti.

E così fu. Il santo rispettò la parola data. Una volta trovatosi davanti al mostruoso drago, si avvicinò e fece un gesto col bastone che solitamente si portava dietro. In un istante davanti al drago si aprì un’enorme voragine che finalmente inghiottì il drago.

È facile immaginare lo stupore e la felicità dei palermitani finalmente liberi nella loro città. Dopo questo miracolo il santo si ritirò nella grotta dove fino a quel momento aveva vissuto il drago e lì visse, per sempre. I palermitani riconoscenti andavano a visitarlo e a venerarlo portandogli sempre del cibo.

Da quel santo, secondo questa leggenda, il promontorio di Palermo prende il nome di monte Pellegrino.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI