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Qui lo facevano a cubetti dal Rinascimento: lo snack (dolce) inventato in Sicilia

Un colpo di genio delle monache. In questo modo ogni morso diventava un piccolo scrigno di gusto, una sorpresa equilibrata tra dolcezza e croccantezza

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 8 settembre 2025

Se oggi apriamo un pacchetto di cioccolatini o ci concediamo uno snack “mordi e fuggi”, lo dobbiamo – in parte – a una trovata tutta siciliana, nata quasi cinque secoli fa tra i chiostri di Caltanissetta.

Non è esagerato dirlo: il torroncino "a cubetti", ideato nel XVI secolo, fu un’autentica rivoluzione tecnica e gastronomica, che trasformò un dolce conventuale in un prodotto "portatile", pratico, quasi precursore dell’odierna industria del packaging alimentare.

Sembra incredibile, ma mentre l’Europa combatteva guerre di religione e si discuteva di filosofia nelle accademie, le monache nissene sperimentavano nei loro laboratori segreti un concetto avveniristico: rendere il torrone non più solo una massa compatta da spezzare con forza (e con rischio per i denti), ma una sequenza di piccoli cubi, ognuno perfettamente uguale, facile da conservare e soprattutto da offrire.

Il colpo di genio è proprio delle monache nissene Infatti è proprio a Caltanissetta, dove le tradizioni dolciarie conventuali hanno lasciato un’impronta indelebile, si perfezionò la tecnica della canditura della frutta – già introdotta dagli arabi ma raffinata fino a raggiungere la perfezione.

L’idea era semplice e geniale: inserire minuscoli pezzi di frutta candita dentro il torrone, poi tagliare il composto in cubetti regolari. In questo modo ogni morso diventava un piccolo scrigno di gusto, una sorpresa equilibrata tra dolcezza, croccantezza e note aromatiche.

Immaginiamo le monache, chine su enormi tavoli di legno, intente a misurare e incidere con coltelli lunghi e sottili: un lavoro da geometri più che da pasticcere.

E qui sta il fascino: nel Rinascimento, mentre si dipingevano affreschi prospettici e si calcolavano proporzioni architettoniche, nelle cucine conventuali si applicava lo stesso spirito di precisione matematica… ma al torrone!

Potremmo quindi definirlo il primo “snack confezionato”. Infatti, il torroncino a cubetti era perfetto per essere distribuito in occasioni solenni: feste religiose, doni ai benefattori, persino piccoli omaggi diplomatici.

Facile da trasportare, già porzionato, non si sporcava le mani – insomma, un antesignano dei cioccolatini moderni o delle barrette energetiche. Se oggi sgranocchiamo una tavoletta di cioccolato con la frutta secca o una pralina incartata, il concetto è lo stesso: miniaturizzare il piacere, renderlo democratico, accessibile, condivisibile.

Solo che, cinque secoli fa, questo accadeva a Caltanissetta, in un convento che non aveva né marketing né pubblicità, ma intuiva perfettamente il potenziale della "monoporzione".

Ma soffermiamoci adesso su nomi, usi e leggende. Naturalmente, la Sicilia non si limita mai a un solo nome per le sue creazioni. A seconda delle zone, i torroncini venivano chiamati “cubbaita” (dal termine arabo qubbiat, mandorlato), “giuggiulena” se con il sesamo, o ancora semplicemente “torrone” quando la frutta secca era protagonista. Ma fu l’idea del “cubo” a rendere unica la tradizione nissena. Un aneddoto racconta che un vescovo, in visita al convento, rimase talmente affascinato da quei piccoli dadi dolci che li definì "tentazioni misurate".

Perché, si sa, il peccato di gola in convento era un rischio costante, ma almeno in formato cubetto sembrava più gestibile: un peccato al giorno, e Dio perdona. La Sicilia, ancora una volta, è una terra che vede oltre… Il torroncino "a cubetti" è un esempio perfetto di come la Sicilia riesca da sempre a guardare avanti, anticipando mode e tendenze.

La sua storia è la dimostrazione che l’isola non è solo custode di tradizioni millenarie, ma laboratorio vivente di invenzioni culturali, tecniche e gastronomiche. Pensiamo: nel XVI secolo, mentre nel resto d’Europa il concetto di “packaging” non esisteva, qui si confezionavano già micro-porzioni.

È lo stesso spirito che ha reso la Sicilia culla di contaminazioni artistiche, scientifiche e linguistiche: un luogo dove le culture si sono incontrate e mescolate producendo idee nuove, spesso in anticipo sui tempi.

Il passaggio quindi è stato dal chiostro alle nostre tavole! Oggi il torroncino “a cubetti” è tornato di moda, riproposto nelle pasticcerie siciliane come specialità delle feste. Ma mangiarne uno non significa soltanto concedersi un dolce: è mordere un frammento di storia, un piccolo biglietto da visita della genialità isolana.

Ogni cubetto racconta la capacità dei siciliani di trasformare la necessità in invenzione, la tradizione in innovazione, la cucina in cultura. E allora, la prossima volta che spacchetterai un torroncino nisseno, pensa a quelle monache con il coltello in mano, precise come orologiai, e sorridi: stai addentando uno dei primi snack della storia, inventato proprio in Sicilia!

Con un vantaggio non da poco: non ha bisogno di slogan pubblicitari, perché basta il sapore a convincere!
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