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Racconta l'osteopatia d'eccellenza (anche in Sicilia): Antonio, tra terapie e nuove sfide

Indica trattamenti mirati, tra ricerca, anatomia funzionale e ascolto del paziente. Come docente e divulgatore vuole rendere l’osteopatia comprensibile

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 11 giugno 2025

L'osteopata Antonio Rosario Cavallaro

L’osteopatia affonda le sue radici nel XIX secolo, ma è oggi che raccoglie i frutti di un lungo cammino fatto di rigore, dedizione e ricerca. Una disciplina che, nata dall’intuizione geniale di Andrew Taylor Still, ha saputo evolversi nel dialogo con le neuroscienze, l’anatomia funzionale e la medicina integrata.

Ne parliamo con Antonio Rosario Cavallaro, osteopata, docente e divulgatore scientifico, direttore della I.A.O.M. AISeRCO.

«L’osteopatia moderna si fonda ancora oggi sull’intuizione geniale di Still: il corpo è un’unità, capace di autoregolazione. Ma ciò che un tempo era intuizione, oggi viene sostenuto da evidenze neurofisiologiche e studi clinici.

Nel mio lavoro – spiega Cavallaro – cerco di tradurre questi principi in trattamenti mirati e personalizzati, integrando ricerca, anatomia funzionale e ascolto del paziente. Come docente e divulgatore, mi impegno a rendere l’osteopatia comprensibile, scientificamente fondata e in dialogo continuo con la medicina integrata».

Un lavoro quotidiano che prende forma nella pratica clinica e che si fonda sulla personalizzazione, valore cardine dell’approccio osteopatico. «Disturbi muscoloscheletrici come cervicalgie, lombalgie e dolori da problematiche posturali rispondono molto bene all’approccio osteopatico, ma anche problematiche funzionali come il reflusso, le cefalee o le disfunzioni del pavimento pelvico trovano beneficio.

La chiave è sempre la personalizzazione: ogni trattamento è adattato alla storia, al vissuto e alla fisiologia del paziente, perché ogni corpo racconta una storia diversa. Non potrebbe essere altrimenti».

Nel 2023, un cambiamento epocale ha segnato il futuro della disciplina: con l’emanazione del Decreto Interministeriale n. 1563 del 1 dicembre 2023 (emanato dal Ministero dell’Università e della Ricerca , di concerto con il Ministero della Salute, ai sensi dell’art. 7 della Legge 11 Gennaio2018 n. 3) è stato definito l’ordinamento didattico del Corso di Laurea in Osteopatia, con l’attivazione dei primi corsi di laurea in osteopatia presso le Università di Verona e Firenze.

Questo senza dubbio rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento ufficiale della professione osteopatica in Italia.

«L’attivazione dei corsi di laurea in osteopatia presso le Università di Verona e Firenze rappresenta una pietra miliare per la professione in Italia. Questo percorso – afferma il Cavallaro – frutto di anni di lavoro delle associazioni di categoria e delle scuole, porterà finalmente al riconoscimento giuridico della figura dell’osteopata.

Le sfide principali includono, la standardizzazione dei programmi formativi cercando di mantenere l’identità osteopatica, l’integrazione nel SSN con definizione chiara di competenze e ambiti di intervento, la creazione di percorsi di specializzazione post-laurea.

Le opportunità sono enormi: accesso alla ricerca universitaria strutturata, possibilità di dottorati specifici e sviluppo di protocolli integrati ospedalieri.

Un processo che richiede «tempo e dedizione, ma rappresenta il futuro della professione. Non nascondiamoci: è un processo difficile, realmente complicato per i paletti enormi dati dal decreto legislativo».

L’osteopatia, nel pensiero e nella pratica di Cavallaro, non è mai isolata: è sempre in dialogo con le altre discipline sanitarie, all’interno di un modello integrato di salute. Infatti, sostiene che «l’osteopatia si inserisce perfettamente nel modello di medicina integrata, collaborando sinergicamente con vari specialisti sanitari.

Il nostro approccio manuale complementa le terapie convenzionali. L’osteopatia offre una prospettiva unica sulla globalità del sistema corporeo, identificando connessioni funzionali tra distretti apparentemente non correlati, arricchendo così il processo diagnostico- terapeutico multidisciplinare».

Per Cavallaro dunque non si tratta solo di terapia, ma anche di prevenzione ed educazione alla salute. «L’osteopatia svolge, e svolgerà sempre più, un ruolo cruciale nella prevenzione primaria, secondaria e terziaria – afferma il professionista- attraverso il mantenimento dell’omeostasi (capacità di un organismo vivente mantenere stabile l’ambiente interno nonostante le variazioni esterne o interne) corporea e l’ottimizzazione della funzione.

Le principali disfunzioni somatiche che tratto includono: restrizioni di mobilità vertebrale e costale, disfunzioni sacro-iliache, tensioni miofasciali, alterazioni del diaframma e del pavimento pelvico, disturbi del sistema cranio-sacrale, disfunzioni viscerali.

L’approccio preventivo comprende valutazioni periodiche, educazione posturale personalizzata, programmi di esercizi specifici, tecniche di gestione dello stress. Particolare importanza riveste il lavoro sul sistema nervoso autonomo per ottimizzare le risposte adattative e prevenire la cronicizzazione».

C’è inoltre un aspetto del lavoro del dottore Cavallaro che va oltre la clinica e la didattica: è la sua passione per la divulgazione, che diviene anche terapia, consapevolezza e responsabilizzazione.

Quindi, lo strumento della divulgazione diventa una vera e propria cura del paziente. «Divulgare non è solo spiegare: è curare attraverso la conoscenza.

In un’epoca di sovraccarico informativo e fake news, è fondamentale fornire contenuti scientificamente validati ma accessibili.

Attraverso il mio blog, i miei post e il podcast su Spotify affronto temi complessi come la neurobiologia del dolore cronico, l’importanza della postura dinamica, il ruolo del sistema nervoso autonomo, la conoscenza storica delle nostre origini.

Un paziente correttamente informato comprende meglio il proprio problema, aderisce al piano terapeutico e sviluppa strategie di autogestione efficaci. La divulgazione diventa così parte integrante del processo terapeutico, rendendo il paziente protagonista attivo del proprio percorso di salute».

Infine, abbiamo concluso l’intervista con una riflessione suggestiva. Sebbene sia un dialogo impossibile, ho chiesto al Dottor Cavallaro se oggi potesse incontrare il fondatore dell’osteopatia, cosa gli chiederebbe.

Lui ha risposto: «Sceglierei, ovviamente, proprio Andrew Taylor Still. Gli chiederei come integrerebbe le moderne scoperte neuroscientifiche – neuroplasticità, sensitizzazione centrale, neuromatrix del dolore – nella sua visione filosofica originaria.

Vorrei sapere come manterrebbe l’essenza olistica dell’osteopatia nell’era della medicina iper-specializzata. Gli domanderei anche come affronterebbe le sfide dell’EBM (Evidence Based Medicine, in italiano la Medicina Basata sulle Evidenze) senza perdere l’arte palpatoria e l’intuizione clinica.

E infine discuterei con lui il futuro della professione: integrazione tecnologica, intelligenza artificiale, mantenendo sempre al centro la relazione terapeutica manuale, che è l’essenza della nostra professione».

E, così, ora più che mai, l’osteopatia entra a pieno titolo nel panorama accademico italiano, interagendo con altre discipline sanitarie attraverso un approccio interdisciplinare, collaborando con medici, fisioterapisti e altri professionisti per offrire un trattamento completo, coordinato ed efficace per le diverse problematiche di salute dei pazienti, ma principalmente sancendo il riconoscimento di una medicina che unisce arte e scienza, mano e mente, ascolto e tecnica.

Il lavoro del dottore Cavallaro rappresenta una testimonianza autentica di questo percorso: professionale, umano, profondamente attuale. La sua attività, attraverso ascolto profondo e mani che parlano il linguaggio del corpo, non è sola cura ma è visione: è un ponte fra tradizione terapeutica e innovazione clinica al servizio della salute.
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