Tartarughe morte ritrovate lungo le coste palermitane: dove e perché succede
Purtroppo il numero di ritrovamenti sta aumentando di anno in anno, a segnalare che i problemi che affliggono il Mediterraneo non trovano ancora una soluzione

La tartaruga morta in Sicilia (foto di Francesco Di Blasi)
Dopo il recupero, l’esemplare è stato successivamente consegnato alla guardia costiera, mentre poco prima un’altra tartaruga è stata trovata sulla spiaggia di San Nicola, frazione di Trabia, con evidenti segni di ferite sul carapace, lasciati probabilmente da qualche elica di motoscafo.
Questi due ritrovamenti segnano l’inizio della stagione estiva, mentre diversi operatori e volontari si trovano impegnati di mattina sulla costa, per monitorare le nidificazioni delle tartarughe.
Trovare degli esemplari morti di Caretta caretta nelle acque prospicenti la costa non è ovviamente un fenomeno raro per la Sicilia, che trovandosi al centro del Mediterraneo è bagnata da diverse correnti che circondano l’isola.
È tuttavia alquanto inquietante notare come il numero di ritrovamenti stia aumentando di anno in anno, a segnalare che i problemi che affliggono il Mediterraneo non trovano ancora una soluzione. Fra questi problemi menzioniamo l’inquinamento da plastica.
Per quanto infatti non siano ancora giunti alla stampa i risultati delle autopsie da parte dei veterinari dello Zooprofilattico, ipotizziamo che diversi esemplari di tartaruga trovati negli ultimi mesi siano morti per colpa dell’ingestione di frammenti più o meno grandi di plastica, che hanno occupato loro lo stomaco.
I report scientifici affermano infatti che una delle principali cause di morte delle tartarughe marine è l’ingestione di rifiuti galleggianti, dove si nascondono anche pericolosi ami da pesca.
Un’altra minaccia che mette in serio pericolo le tartarughe sono le già citate eliche delle barche, anche se bisogna ricordare come non tutti gli esemplari ritrovati in spiaggia con i carapaci spaccati a metà sono vittime degli impatti. Spesso infatti questi animali vengono investiti dalle barche quando sono già morti e stanno galleggiano per via della liberazione di gas.
La maggioranza degli impatti avviene poi dopo il tramonto, quando è più difficile avvistare un corpo che galleggia esanime, sopra al mare.
Per risolvere in parte il problema, le istituzioni e i semplici cittadini si dovrebbero impegnare di più nel liberare il mare dall’eccessiva presenza di rifiuti, come suggerito da coloro che hanno identificato e segnalato la tartaruga morta a Mondello, tra cui Francesco di Blasi, che ringraziamo per averci fornito le foto dell’animale.
Durante la stagione della deposizione delle uova si potrebbe anche limitare l’uso dei gommoni e dei motoscafi nei pressi di quelle spiagge già segnalate per le nidificazioni, ma è pur vero che buona parte dei nidi non vengono nemmeno censiti dagli esperti e che alcune zone dalla forte vocazione turistica – come Cefalù, San Vito o la stessa Mondello – vengono annualmente raggiunte da delle femmine, pronte a realizzare il loro nido.
Da segnalare inoltre come quest’anno sembra seguire il trend del 2024, con un aumento progressivo del numero di nidificazioni, dovuto anche al surriscaldamento del mare e all’aumento delle femmine riproduttive.
Ad inizio luglio erano per esempio 100 i nidi identificati dal WWF in tutte le spiagge siciliane, ma come indicato dagli ambientalisti questo numero non è propriamente reale.
Per via dell’elevato numero di coste presenti in Sicilia, un gran numero di nidi al momento giace sotto la sabbia, non ancora segnalati e altre piccole associazioni locali possono non aver comunicato al WWF la presenza di altri nidi, costantemente monitorati.
Sta di fatto che con l’aumento dei nidi aumenta anche il numero di esemplari adulti che possono morire per colpa delle eliche, in varie stagioni dell’anno.
È infine importante ricordare come la nostra regione manchi del numero adeguato di centri di recupero per la fauna selvatica. Se all’interno del nostro territorio disponessimo infatti di un maggior numero di questi centri, potremmo fare molto di più per salvare gli animali selvatici (non solo tartarughe, ma anche delfini e uccelli marini) che hanno subito l’impatto con la nostra specie.
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