Tra cortei, vertici e zone rosse arriva un altro weekend: così Palermo combatte la paura
L'omicidio di Paolo Taormina ha segnato una ferita nel cuore della città. Tra zone presidiate e vertici in prefettura si prova a combattere la violenza

Il locale "O Scrusciu"
È stata una settimana "pesante" per Palermo, quella appena trascorsa. L'omicidio di Paolo Taormina, il 21enne ucciso la notte tra sabato e domenica scorsa, all'Olivella davanti al locale di famiglia ha scosso nel profondo la città. Una città che non è più la stessa. Una tragedia che ha segnato in modo irreversibile i palermitani.
Così un altro weekend è arrivato e il clima di insicurezza e paura regna sovrano e coinvolge tutti: famiglie, giovani, commercianti ed esercenti. Cortei, manifestazioni, vertici in prefettura e la definizione di nuove misure straordinarie in arrivo si sono susseguiti in questa settimana difficile. La morte del giovane Paolo ha risvegliato Palermo, che a più voci ha deciso di reagire, scendere in piazza e chiedere più sicurezza.
Le risposte sono arrivate con la predisposizione, da parte del prefetto Massimo Mariani, di un rafforzamento dei controlli nelle "aree calde" del centro storico. Istituite tre "zone rosse": zona 1 Teatro Massimo-piazza Olivella (area compresa tra via Cavour, piazza Verdi, via dell'Orologio, piazza Olivella, via bara all'Olivella, via Roma, via Spinuzza e via Maqueda).
Zona 2: Vucciria - corso Vittorio Emanuele (da via Roma verso Porta Felice), via dei Chiavettieri, via dei Materassai, via Argenteria vecchia, vicolo Sant'Eligio, via Giovanni Meli-Piazza San Domenico, via Roma nel tratto fino a corso Vittorio Emanuele.
Zona 3 Maqueda - Stazione, ossia l'area tra via Maqueda (altezza piazza Pretoria), piazza Sant'Antonino, via Oreto, via Fazello, Piazza Cupani, piazza Giulio Cesare, via Roma, Discesa dei Giudici e piazza Pretoria.
L'istituzione delle zone rosse prevede, tra le misure più importanti, l'attivazione del “daspo urbano”, ossia l'allontanamento immediato, per i pregiudicati e chiunque venga ritenuto pericoloso per l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica. Può essere fermato e allontanato dalla zona non solo chi è già stato condannato ma anche chiunque abbia a carico anche solo una denuncia per furto, rapina, porto d'armi, droga, e sia ancora in attesa di giudizio.
Dalla prossima settimana saranno assegnati a Palermo 24 poliziotti in più, 3 ispettori e un funzionario. Mentre un ulteriore rafforzamento sarà predisposto da gennaio. Tutte misure frutto dell'incontro di Schifani e Lagalla col ministro dell'Interno Piantedosi.
Dispositivi di sicurezza accolti con soddisfazione da commercianti e residenti del centro storico. Diversi i vertici in prefettura e la proposta del prefetto di istituire un tavolo con le parti sociali e le associazioni di categoria sulla gestione della sicurezza nei luoghi della movida e non solo.
«Abbiamo apprezzato la proposta del Prefetto di istituire un tavolo con le parti sociali e le associazioni datoriali - dice la presidente di Confesercenti Palermo Francesca Costa dopo l'ultimo vertice in prefettura di ieri, venerdì 17 ottobre -. Il protocollo di collaborazione delle associazioni datoriali con la Prefettura non deve essere solo un fatto formale. Come Confesercenti abbiamo attivato canali di comunicazione con rappresentanti e associati delle nostre categorie, a iniziare da Fiepet che riunisce i pubblici esercizi, e Assoturismo e Assohotel per il settore turistico, per avanzare proposte che possano rafforzare il protocollo, rendendo operativa e concreta la collaborazione e più veloce l’intervento dello Stato».
Sulla vicenda era intervenuto anche il presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina, che aveva chiesto al Governo di agire su un doppio binario: «sicurezza e progettazione sociale».
«Chiediamo con forza che la tassa di soggiorno venga destinata a interventi tangibili di sicurezza, decoro urbano e contrasto all’abusivismo». È la richiesta di Federalberghi Palermo, presente al vertice in prefettura.
«Accogliamo con favore la decisione dello Stato di intervenire con un progetto strutturato per la sicurezza nel centro storico di Palermo - dice la presidente Rosa Di Stefano - Dopo i tragici eventi che hanno sconvolto la città, a partire dall’uccisione di Paolo Taormina, non possiamo più parlare solo di episodi isolati, ma di una ferita profonda che chiama tutti, istituzioni e cittadini, alla responsabilità.
Ringrazio il prefetto per questo secondo incontro, che ha segnato un passaggio importante verso una strategia condivisa per la creazione di tre “zone a vigilanza rafforzata” nel centro storico che può rappresentare una risposta concreta se accompagnata da una gestione intelligente, capace di coniugare sicurezza e vivibilità, tutela del lavoro e diritto al divertimento. In questo percorso - conclude la leader degli albergatori palermitani -, il ruolo di Federalberghi è cruciale: siamo il presidio quotidiano per i turisti, e raccontiamo il bello della città anche nei momenti più difficili».
Un ulteriore segnale è stato dato anche dalla Commissione Antimafia dell'Ars che si riunità la prossima settimana allo Zen, quartiere in cui abitava Gaetano Maranzano, l'assassino di Paolo Taormina. Una decisione «per dare il segnale che il quartiere non è Maranzano, ma è fatto da persone che studiano e lavorano ogni giorno e che non possono più restare in silenzio, altrimenti saranno travolte», ha detto il presidente della commissione, Antonello Cracolici.
«A Palermo circola una quantità d'armi che ci preoccupa - ha aggiunto -: ci sono una serie di indicatori che ci dicono che la situazione sta precipitando se assistiamo a una reiterazione di giovani che escono la sera armati, come è successo sia a Monreale che a Palermo. Le armi stanno diventando uno status symbol, come l'ultimo modello di telefonino, in pratica oggi conti se sei armato. Dobbiamo rompere i modelli culturali di cosa nostra».
«Sono portato a escludere che ci sia un interesse di cosa nostra nel delitto di sabato scorso a Palermo – ha concluso Cracolici - ma sempre più la cultura mafiosa sta diventando attrattiva per le nuove generazioni e questo è un tema su cui tutti dobbiamo interrogarci. L'uso dei social, l'idea dell'arricchimento facile fanno presa sulle fasce più deboli della popolazione. La mafia sta cambiando pelle ed è ancora la principale emergenza in Sicilia perché incide sulla corruzione, sull'economia, sulla sicurezza, ecco perché tutti noi abbiamo il dovere di fare di più e meglio».
Così un altro weekend è arrivato e il clima di insicurezza e paura regna sovrano e coinvolge tutti: famiglie, giovani, commercianti ed esercenti. Cortei, manifestazioni, vertici in prefettura e la definizione di nuove misure straordinarie in arrivo si sono susseguiti in questa settimana difficile. La morte del giovane Paolo ha risvegliato Palermo, che a più voci ha deciso di reagire, scendere in piazza e chiedere più sicurezza.
Le risposte sono arrivate con la predisposizione, da parte del prefetto Massimo Mariani, di un rafforzamento dei controlli nelle "aree calde" del centro storico. Istituite tre "zone rosse": zona 1 Teatro Massimo-piazza Olivella (area compresa tra via Cavour, piazza Verdi, via dell'Orologio, piazza Olivella, via bara all'Olivella, via Roma, via Spinuzza e via Maqueda).
Zona 2: Vucciria - corso Vittorio Emanuele (da via Roma verso Porta Felice), via dei Chiavettieri, via dei Materassai, via Argenteria vecchia, vicolo Sant'Eligio, via Giovanni Meli-Piazza San Domenico, via Roma nel tratto fino a corso Vittorio Emanuele.
Zona 3 Maqueda - Stazione, ossia l'area tra via Maqueda (altezza piazza Pretoria), piazza Sant'Antonino, via Oreto, via Fazello, Piazza Cupani, piazza Giulio Cesare, via Roma, Discesa dei Giudici e piazza Pretoria.
L'istituzione delle zone rosse prevede, tra le misure più importanti, l'attivazione del “daspo urbano”, ossia l'allontanamento immediato, per i pregiudicati e chiunque venga ritenuto pericoloso per l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica. Può essere fermato e allontanato dalla zona non solo chi è già stato condannato ma anche chiunque abbia a carico anche solo una denuncia per furto, rapina, porto d'armi, droga, e sia ancora in attesa di giudizio.
Dalla prossima settimana saranno assegnati a Palermo 24 poliziotti in più, 3 ispettori e un funzionario. Mentre un ulteriore rafforzamento sarà predisposto da gennaio. Tutte misure frutto dell'incontro di Schifani e Lagalla col ministro dell'Interno Piantedosi.
Dispositivi di sicurezza accolti con soddisfazione da commercianti e residenti del centro storico. Diversi i vertici in prefettura e la proposta del prefetto di istituire un tavolo con le parti sociali e le associazioni di categoria sulla gestione della sicurezza nei luoghi della movida e non solo.
«Abbiamo apprezzato la proposta del Prefetto di istituire un tavolo con le parti sociali e le associazioni datoriali - dice la presidente di Confesercenti Palermo Francesca Costa dopo l'ultimo vertice in prefettura di ieri, venerdì 17 ottobre -. Il protocollo di collaborazione delle associazioni datoriali con la Prefettura non deve essere solo un fatto formale. Come Confesercenti abbiamo attivato canali di comunicazione con rappresentanti e associati delle nostre categorie, a iniziare da Fiepet che riunisce i pubblici esercizi, e Assoturismo e Assohotel per il settore turistico, per avanzare proposte che possano rafforzare il protocollo, rendendo operativa e concreta la collaborazione e più veloce l’intervento dello Stato».
Sulla vicenda era intervenuto anche il presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina, che aveva chiesto al Governo di agire su un doppio binario: «sicurezza e progettazione sociale».
«Chiediamo con forza che la tassa di soggiorno venga destinata a interventi tangibili di sicurezza, decoro urbano e contrasto all’abusivismo». È la richiesta di Federalberghi Palermo, presente al vertice in prefettura.
«Accogliamo con favore la decisione dello Stato di intervenire con un progetto strutturato per la sicurezza nel centro storico di Palermo - dice la presidente Rosa Di Stefano - Dopo i tragici eventi che hanno sconvolto la città, a partire dall’uccisione di Paolo Taormina, non possiamo più parlare solo di episodi isolati, ma di una ferita profonda che chiama tutti, istituzioni e cittadini, alla responsabilità.
Ringrazio il prefetto per questo secondo incontro, che ha segnato un passaggio importante verso una strategia condivisa per la creazione di tre “zone a vigilanza rafforzata” nel centro storico che può rappresentare una risposta concreta se accompagnata da una gestione intelligente, capace di coniugare sicurezza e vivibilità, tutela del lavoro e diritto al divertimento. In questo percorso - conclude la leader degli albergatori palermitani -, il ruolo di Federalberghi è cruciale: siamo il presidio quotidiano per i turisti, e raccontiamo il bello della città anche nei momenti più difficili».
Un ulteriore segnale è stato dato anche dalla Commissione Antimafia dell'Ars che si riunità la prossima settimana allo Zen, quartiere in cui abitava Gaetano Maranzano, l'assassino di Paolo Taormina. Una decisione «per dare il segnale che il quartiere non è Maranzano, ma è fatto da persone che studiano e lavorano ogni giorno e che non possono più restare in silenzio, altrimenti saranno travolte», ha detto il presidente della commissione, Antonello Cracolici.
«A Palermo circola una quantità d'armi che ci preoccupa - ha aggiunto -: ci sono una serie di indicatori che ci dicono che la situazione sta precipitando se assistiamo a una reiterazione di giovani che escono la sera armati, come è successo sia a Monreale che a Palermo. Le armi stanno diventando uno status symbol, come l'ultimo modello di telefonino, in pratica oggi conti se sei armato. Dobbiamo rompere i modelli culturali di cosa nostra».
«Sono portato a escludere che ci sia un interesse di cosa nostra nel delitto di sabato scorso a Palermo – ha concluso Cracolici - ma sempre più la cultura mafiosa sta diventando attrattiva per le nuove generazioni e questo è un tema su cui tutti dobbiamo interrogarci. L'uso dei social, l'idea dell'arricchimento facile fanno presa sulle fasce più deboli della popolazione. La mafia sta cambiando pelle ed è ancora la principale emergenza in Sicilia perché incide sulla corruzione, sull'economia, sulla sicurezza, ecco perché tutti noi abbiamo il dovere di fare di più e meglio».
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