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Palermo si prepara alle zone rosse, l'appello di pub e locali: "Ora proteggeteci davvero"

Gli esercenti favorevoli alle nuove misure: "Ma devono funzionare. Combattiamo insieme il clima di paura". I sindacati chiedono un tavolo permanente sulla sicurezza

Anna Sampino
Giornalista
  • 17 ottobre 2025

L'ingresso di "O Scrusciu", il locale della famiglia di Paolo Taormina, il giovane ucciso a Palermo mentre sedava una rissa

«Finalmente hanno trovato un modo per aumentare i controlli. Dovevamo arrivare a una tragedia, come quella accaduta al giovane Paolo? Forse, purtroppo, sì. Le zone rosse? Sì, ci sentiamo più tutelati ma devono funzionare davvero». La notizia del rafforzamento della vigilanza nelle aree calde della movida compiace, in modo cauto, chi vive o gestisce un'attività commerciale nel centro storico. Bene i controlli, ma resta il disincanto in coloro i quali (e non sono pochi) da tempo chiedevano interventi più mirati per la sicurezza nei luoghi più frequentati la sera e nel weekend.

«Siamo favorevoli alle zone rosse. Sono anni che chiediamo maggiore presenza da parte delle forze dell'ordine per tutelare chi abita e lavora nel centro storico ma anche chi vuole frequentarlo senza mettere a rischio la propria incolumità. Oggi quelle risposte che chiedevamo già "ieri" sono arrivate e speriamo che funzionino. Si deve capire che Palermo ha un'emergenza di ordine pubblico». A dirlo è Giuseppe Corrente, titolare della storica Bottiglieria del Massimo (La Champagneria) in piazza Spinuzza, all'Olivella, a pochi passi dal locale "o Scrusciu", davanti al quale è stato ucciso Paolo Taormina, 21 anni, mentre tentava di sedare una rissa. Anche il giovane Paolo gestiva il locale di famiglia. Il padre aveva avviato otto mesi fa l'attività proprio nella speranza di dare un futuro a Palermo al figlio rientrato l'anno scorso dagli Stati Uniti.

«Chi come noi lavora all'Olivella tutti giorni fa i conti con scene di degrado e delinquenza. Tutto sembra lecito: scorrazzare con gli scooter elettrici in piena isola pedonale, infischiandosene se ci sono bambini oppure sparare giochi d'artificio fregandosene dei pericoli che questi possono arrecare. Non ultimo, l'estate scorsa è andato a fuoco persino un'auto». Il tono di Giuseppe Corrente è stanco, esausto. Lo sfogo di chi non ce la fa più a raccontare e descrivere «sempre gli stessi problemi e disagi ormai da anni».

«La situazione si ripete identica anche in altre zone del centro storico, soprattutto nelle piazze, che per loro natura sono punti statici di aggregazione in cui confluisce molta gente - aggiunge Corrente, che è anche rappresentante di Confesercenti Palermo - Così quello che noi viviamo all'Olivella, accade nello stesso modo per esempio in piazza Vespri, in piazza Sant'Anna, piazza Magione e in altre aree centrali».

L'istituzione delle zone rosse e l'arrivo di più agenti per rafforzare i controlli nelle aree più calde, stile Vucciria, sembra un «primo passo» per la risoluzione di quella che è percepita come emergenza: la sicurezza.

Tre le cosiddette "zone rosse" istituite: zona 1 Teatro Massimo-piazza Olivella (area compresa tra via Cavour, piazza Verdi, via dell'Orologio, piazza Olivella, via bara all'Olivella, via Roma, via Spinuzza e via Maqueda).

Zona 2: Vucciria - corso Vittorio Emanuele (da via Roma verso Porta Felice), via dei Chiavettieri, via dei Materassai, via Argenteria vecchia, vicolo Sant'Eligio, via Giovanni Meli-Piazza San Domenico, via Roma nel tratto fino a corso Vittorio Emanuele.

Zona 3 Maqueda - Stazione, ossia l'area tra via Maqueda (altezza piazza Pretoria), piazza Sant'Antonino, via Oreto, via Fazello, Piazza Cupani, piazza Giulio Cesare, via Roma, Discesa dei Giudici e piazza Pretoria.

L'istituzione delle zone rosse prevede, tra le misure più importanti, l'attivazione del “daspo urbano”, ossia l'allontanamento immediato, per i pregiudicati e chiunque venga ritenuto pericoloso per l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica. Può essere fermato e allontanato dalla zona non solo chi è già stato condannato ma anche chiunque abbia a carico anche solo una denuncia per furto, rapina, porto d'armi, droga, e sia ancora in attesa di giudizio.

Dalla prossima settimana saranno assegnati a Palermo 24 poliziotti in più, 3 ispettori e un funzionario. Mentre un ulteriore rafforzamento sarà predisposto da gennaio. Tutte misure frutto dell'incontro di Schifani e Lagalla col ministro dell'Interno Piantedosi.

«Zone rosse significa zone libere dall'illegalità. Accogliamo con favore il piano del Viminale che mette in pratica quanto chiediamo da tempo: più controlli contro individui con precedenti, daspo urbani, e contrasto all'illegalità diffusa - commenta Doriana Ribaudo, presidente di Fiepet Confesercenti Palermo.

Nel corso del prossimo incontro con il prefetto faremo in modo che la collaborazione tra i pubblici esercizi e le forze dell'ordine diventi più fattiva e concreta. E ci auguriamo che, come promesso nell'ultimo incontro, la lotta all'illegalità riguardi anche il commercio abusivo diffuso perché l'abusivismo non può che attirare chi è abituato a vivere nell'illegalità».

«Dobbiamo collaborare per combattere il clima di paura che c'è nei confronti del centro storico, che deve tornare un luogo sicuro per tutti». Le fa eco Giuseppe Corrente.

Misure di prevenzione che «ci fa ben sperare», commenta il vicepresidente della prima circoscrizione, Antonio Nicolao: «Il decreto del prefetto rassicura i cittadini e fa ben sperare. Sono trascorsi due anni e mezzo dal primo corteo partito dalla prima circoscrizione con destinazione prefettura che chiedeva "piu sicurezza e legalità per Palermo" - aggiunge Nicolao -Così come successivamente cittadini e commercianti hanno continuato con fiaccolate, raccolte firme, esposti e incontri con i massimi vertici istituzionali.

Ma oggi possiamo finalmente dire che nelle more di un'inversione culturale sui comportamenti diffusi a prevalere, si spera, sarà la prevenzione attraverso una presenza fissa delle forze dell'ordine in tutti quei luoghi con alti flussi di avventori. Il modello Vucciria già sperimentato che sta dando i risultati sperati sarà esportato in altri quartieri. Ecco perché insieme a tantissimi residenti e commercianti apprezziamo il decreto del prefetto che individua diversi luoghi sensibili e ne dispone le contromisure, con controlli e presidi esattamente come in Vucciria».

«Un tavolo permanente di confronto in Prefettura con parti sociali e istituzioni e specifiche iniziative con il coinvolgimento di associazioni di categoria». È quanto hanno chiesto i sindacati - Cgil, Cisl e Uil -, Acli e rappresentanti della prima circoscrizione (in cui ricade il centro storico), dopo l'incontro in prefettura del 15 ottobre.

«Abbiamo riportato al prefetto le emozioni e le richieste di quanti hanno partecipato al corteo di lunedì sera, esprimendo la paura, le preoccupazioni che attraversano la nostre città, a seguito dei fatti di sangue che hanno suscitato estrema impressione in tutta la popolazione e che confermano che la violenza non è solo frutto di percezione ma di una situazione fuori controllo che si è aggravata nel corso del tempo – dichiarano i segretari di Cgil, Cisl, Uil Mario Ridulfo, Federica Badami, Ignazio Baudo e il responsabile Acli Francesco Todaro – Abbiamo chiesto il rafforzamento delle forze di polizie, con gli organici oggi ben al di sotto delle necessità, a presidio dei luoghi sensibili della movida che tutti conoscono, da piazza Magione a Borgo Vecchio, da Piazza Sant’Anna a piazza Rivoluzione. Ma non solo. Il modello Vucciria, che ha messo assieme un gruppo interforze, funziona: la Vucciria oggi è più vivibile.

Nessuno chiede la militarizzazione delle strade - continuano i sindacati - ma quello che tutti abbiamo chiesto è un esercito di poliziotti, assistenti sociali, psicologi, educatori, per arrivare alle cause dei fenomeni di criminalità e e micro criminalità legate anche a uso di droghe e al traffico di armi. Abbiamo chiesto un tavolo permanente, una task force, coordinata dalla prefettura, in cui siano presenti tutte le istituzioni, per andare alle radici del malessere soprattutto di molti quartieri di periferia, che tenga conto dei disagi e delle fragilità esistenti, coinvolgendo anche le scuole e altri attori che operano nel sociale».

«Abbiamo espresso anche l’esigenza – conclude la nota - di evitare la criminalizzazione di alcuni quartieri che hanno un alto tasso alto di criminalità. Vale per lo Zen e per Brancaccio e per tanti luoghi in cui le tante persone oneste che li abitano sono sopraffatte dalla violenza di pochi e dalla carenza delle varie istituzioni. I parenti delle vittime presenti all’incontro hanno manifestato delusione per l’assenza di risposte in questi mesi in cui non si è riusciti a garantire la sicurezza nelle strade di Palermo. E si aspettano non solo un blitz il giorno dopo un omicidio ma la possibilità di essere protetti e di poter camminare per strada sicuri ogni giorno».
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