Il funerale, il blitz e le incertezze: Palermo resta a lutto (non solo) per Paolo Taormina
Paolo Taormina è l'ennesima vittima di una violenza che si è consumata tra le strade di Palermo in piena notte e la città ha davvero paura: quando saranno i funerali

Paolo Taormina
È stato ucciso mentre sedava una rissa: Paolo Taormina è l'ennesima vita spezzata e vittima di una violenza che si è consumata tra le strade di Palermo in piena notte. È stato freddato da un colpo di pistola domenica scorsa davanti al locale gestito dalla sua famiglia all'Olivella e dopo un primo momento di silenzio, la città si è subito mobilitata per dire basta alla violenza con una prima fiaccolata lunedì 13 ottobre. Ma non si ferma qui, perché la città è stanca.
Giovedì 16 ottobre alle 21.00 in piazza Olivella si tiene un corteo pacifico per commemorare il ragazzo e per parlare insieme di sicurezza, civiltà e rispetto della vita organizzato dall'associazione "Filiis Palermo" (che significa "figli di Palermo", ndr). Palermo ha paura perché non si sente più al sicuro da molto tempo, ma non riesce più a stare in silenzio perché una morte così efferata non può e non deve verificarsi.
Il suo funerale viene celebrato in Cattedrale giovedì 16 ottobre alle 10.30, con il lutto cittadino. La salma è stata restituita alla famiglia dopo l'autopsia, con cui si è accertato che il ragazzo è stato ucciso da un colpo di pistola sparato, come lui stesso ha confessato ai pm, da Gaetano Maranzano, 28 anni.
Quello che è accaduto non può essere più chiamato solo "mala movida" e le manifestazioni lanciano un chiaro segnale: la città scende in piazza e si stringe al dolore non soltanto della famiglia che ha appena perso il proprio figlio, ma anche delle altre vittime, come Aldo Naro (ucciso nel 2015 in discoteca), Massimo Pirozzo, Andrea Miceli e Salvatore Turdo, i tre ragazzi uccisi nella strage di Monreale.
Qualcosa si è rotto, la città è sofferente e non sa più come venirne a capo e tra le proposte per garantire "sicurezza" c'è l'ipotesi di un nuovo piano straordinario che prevede più agenti, più controlli e zone rosse nei luoghi più frequentati della città. Le intenzioni del ministro Piantedosi si sono state confermate da Carolina Varchi (Fratelli d'Italia), segretario di presidenza della Camera dei Deputati.
Tra le idee ci sono anche i cosiddetti "recinti urbani": misure già adottate in altre città d'Italia, in particolare al Nord, con specifiche ordinanze comunali con cui si individuano aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento.
Un progetto ancora da definire, ma per cui si stanno già gettando le basi. Ma i cittadini non riconoscono più la città che un tempo era in festa e in attesa sempre del weekend per godere di momenti di spensieratezza in compagnia dei propri cari dopo una settimana impegnativa. C'è chi chiede l'esercito e la forza, chi l'isolamento dei residenti nei propri quartieri d'origine, seppur abbandonati, chi, invece, non si sente più al sicuro neanche nel punto centrale più "controllato".
Questa mattina (15 ottobre), in vista degli ultimi eventi, si è tenuta una maxi operazione di polizia, carabinieri e guardia di finanza coordinata dalla Questura che ha "blindato" lo Zen 1 e Zen alle prime luci dell’alba, mettendo in campo anche elicotteri e cani antidroga. Il blitz nel quartiere San Filippo Neri ha visto il «pieno compiacimento per l’importante operazione interforze in corso oggi nei quartieri Zen 1 e Zen 2, che vede impegnati circa 300 uomini tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, con il supporto di unità cinofile e reparti speciali - afferma il consigliere comunale Tiziana D'Alessandro -.
Una presenza forte e coordinata dello Stato nei territori più complessi è un segnale necessario e atteso da tempo. Operazioni come questa devono diventare parte di una strategia continua, non risposte occasionali all’emergenza. Bisogna andare esattamente in questa direzione: più controlli, più presenza, più legalità»
Quel che è certo è che l'emergenza spaventa l'intera città: dal centro storico ai quartieri più abbandonati. I cittadini, seppur disillusi, restano comunque cittadini che soffrono e si interrogano se la militarizzazione basti. I "recinti" intrappolano e inevitabilmente ci si ritrova sempre al punto di partenza, ma con una frustrazione e rabbia che aumenta sempre di più. Forse occorre "ricostruire" Palermo, senza fermarsi mai. C'è chi si è interrogato in segno di rispetto sul portare avanti o meno le proprie attività prefissate, nate per illuminare luoghi in città lasciati "al buio", com'è sempre stato Ballarò Buskers.
«Anche noi ci stringiamo intorno alla sua famiglia, agli amici e alle amiche, e a tutti coloro che si sentono abbandonati, feriti, disorientati - scrivono in una nota proprio Ballarò Buskers -. Di fronte a un evento così tragico, ci siamo chiesti a lungo se fosse il caso di annullare il Festival.
Abbiamo riflettuto con serietà e rispetto, sul significato profondo di ciò che stiamo vivendo. Eppure, proprio in questo tempo doloroso, sentiamo che il nostro gesto collettivo di resistenza culturale è ancora più necessario. Non abbiamo mai nascosto i problemi del quartiere e della città - continua la nota -.
Abbiamo sempre detto che la musica, i colori e l’arte ci aiutano a parlare di tanti temi spinosi: dalla crisi del mercato storico agli spazi da riqualificare, dalle speculazioni edilizie alle dipendenze da sostanze. Quest’anno il tema è forse il più grande: la violenza che si è materializzata dalle strade del centro storico ai colli di Monreale, alle coste di Gaza. Questo sarà il centro dei nostri discorsi, ci faremo molte domande e proveremo a dare qualche risposta. Fermarsi sarebbe, in un certo senso, cedere alla paura. La violenza non può dettare l’agenda della nostra comunità.
È proprio in questi momenti che la cultura di strada deve restare accesa, come luce nel mezzo del dolore, come atto civile, come strumento per ridare senso allo stare insieme, a dare prospettive ai ragazzi e alle ragazze a cui vengono negati diritti basilari. Il Festival si farà, lo faremo insieme con consapevolezza, con rispetto.
Sarà un’edizione segnata dalla memoria, dalla riflessione, dalla volontà di offrire ai ragazzi e alle ragazze uno spazio sicuro dove incontrarsi, raccontarsi, ascoltare e partecipare. Un tempo sospeso per pensare alla città che vogliamo e al ruolo che tuttə possiamo avere nel costruirla. Ballarò sarà ancora una volta una piazza viva, che afferma che l’arte non è mera evasione, ma strumento potente di consapevolezza e riscatto».
Anche col cuore pesante, Ballarò Buskers si farà in nome di tutto quello che sta macchiando Palermo, proprio perché la città non è soltanto questo, ma «resistere attraverso la cultura, di trasformare lo spazio urbano in bene comune. Ci troverete nelle piazze, come ogni anno, in un quartiere che da sempre vive in bilico e in continua trasformazione.
Quest’anno ci saranno punti informativi su educazione all’affettività con giochi, materiali, libri, spazio di parola e confronto, in continuità con i percorsi svolti quotidianamente nei quartieri. Racconteremo questo momento con onestà, dai microfoni del nostro Festival sociale, dai palchi, dai corpi degli artisti e delle artiste, dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze, da Ballarò».
A pronunciarsi a riguardo anche Don Enzo e Maria Teresa di Casa Áncora: «La vera sicurezza sociale nasce dal prendersi cura, dal tessere relazioni, dal dare speranza. Palermo ama la vita, la pace e odia ogni forma di violenza. Palermo ha tutte le potenzialità per alzare la testa e tornare a respirare aria pulita di primavera».
Anche Automobile Club d’Italia ed Automobile Club Palermo esprimono sincero cordoglio per la morte di Paolo Taormina: i 150 equipaggi, provenienti da tutto il mondo, che prenderanno il via alla Targa Florio Classica 2025, domani 16 ottobre in piazza Verdi a partire dalle 18.00, mostreranno sulle loro auto un adesivo con la scritta “Ciao Paolo” in segno di cordoglio e ricordo per la morte di un giovane che ha scosso l’intera comunità.
Giovedì 16 ottobre alle 21.00 in piazza Olivella si tiene un corteo pacifico per commemorare il ragazzo e per parlare insieme di sicurezza, civiltà e rispetto della vita organizzato dall'associazione "Filiis Palermo" (che significa "figli di Palermo", ndr). Palermo ha paura perché non si sente più al sicuro da molto tempo, ma non riesce più a stare in silenzio perché una morte così efferata non può e non deve verificarsi.
Il suo funerale viene celebrato in Cattedrale giovedì 16 ottobre alle 10.30, con il lutto cittadino. La salma è stata restituita alla famiglia dopo l'autopsia, con cui si è accertato che il ragazzo è stato ucciso da un colpo di pistola sparato, come lui stesso ha confessato ai pm, da Gaetano Maranzano, 28 anni.
Quello che è accaduto non può essere più chiamato solo "mala movida" e le manifestazioni lanciano un chiaro segnale: la città scende in piazza e si stringe al dolore non soltanto della famiglia che ha appena perso il proprio figlio, ma anche delle altre vittime, come Aldo Naro (ucciso nel 2015 in discoteca), Massimo Pirozzo, Andrea Miceli e Salvatore Turdo, i tre ragazzi uccisi nella strage di Monreale.
Qualcosa si è rotto, la città è sofferente e non sa più come venirne a capo e tra le proposte per garantire "sicurezza" c'è l'ipotesi di un nuovo piano straordinario che prevede più agenti, più controlli e zone rosse nei luoghi più frequentati della città. Le intenzioni del ministro Piantedosi si sono state confermate da Carolina Varchi (Fratelli d'Italia), segretario di presidenza della Camera dei Deputati.
Tra le idee ci sono anche i cosiddetti "recinti urbani": misure già adottate in altre città d'Italia, in particolare al Nord, con specifiche ordinanze comunali con cui si individuano aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento.
Un progetto ancora da definire, ma per cui si stanno già gettando le basi. Ma i cittadini non riconoscono più la città che un tempo era in festa e in attesa sempre del weekend per godere di momenti di spensieratezza in compagnia dei propri cari dopo una settimana impegnativa. C'è chi chiede l'esercito e la forza, chi l'isolamento dei residenti nei propri quartieri d'origine, seppur abbandonati, chi, invece, non si sente più al sicuro neanche nel punto centrale più "controllato".
Questa mattina (15 ottobre), in vista degli ultimi eventi, si è tenuta una maxi operazione di polizia, carabinieri e guardia di finanza coordinata dalla Questura che ha "blindato" lo Zen 1 e Zen alle prime luci dell’alba, mettendo in campo anche elicotteri e cani antidroga. Il blitz nel quartiere San Filippo Neri ha visto il «pieno compiacimento per l’importante operazione interforze in corso oggi nei quartieri Zen 1 e Zen 2, che vede impegnati circa 300 uomini tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, con il supporto di unità cinofile e reparti speciali - afferma il consigliere comunale Tiziana D'Alessandro -.
Una presenza forte e coordinata dello Stato nei territori più complessi è un segnale necessario e atteso da tempo. Operazioni come questa devono diventare parte di una strategia continua, non risposte occasionali all’emergenza. Bisogna andare esattamente in questa direzione: più controlli, più presenza, più legalità»
Quel che è certo è che l'emergenza spaventa l'intera città: dal centro storico ai quartieri più abbandonati. I cittadini, seppur disillusi, restano comunque cittadini che soffrono e si interrogano se la militarizzazione basti. I "recinti" intrappolano e inevitabilmente ci si ritrova sempre al punto di partenza, ma con una frustrazione e rabbia che aumenta sempre di più. Forse occorre "ricostruire" Palermo, senza fermarsi mai. C'è chi si è interrogato in segno di rispetto sul portare avanti o meno le proprie attività prefissate, nate per illuminare luoghi in città lasciati "al buio", com'è sempre stato Ballarò Buskers.
«Anche noi ci stringiamo intorno alla sua famiglia, agli amici e alle amiche, e a tutti coloro che si sentono abbandonati, feriti, disorientati - scrivono in una nota proprio Ballarò Buskers -. Di fronte a un evento così tragico, ci siamo chiesti a lungo se fosse il caso di annullare il Festival.
Abbiamo riflettuto con serietà e rispetto, sul significato profondo di ciò che stiamo vivendo. Eppure, proprio in questo tempo doloroso, sentiamo che il nostro gesto collettivo di resistenza culturale è ancora più necessario. Non abbiamo mai nascosto i problemi del quartiere e della città - continua la nota -.
Abbiamo sempre detto che la musica, i colori e l’arte ci aiutano a parlare di tanti temi spinosi: dalla crisi del mercato storico agli spazi da riqualificare, dalle speculazioni edilizie alle dipendenze da sostanze. Quest’anno il tema è forse il più grande: la violenza che si è materializzata dalle strade del centro storico ai colli di Monreale, alle coste di Gaza. Questo sarà il centro dei nostri discorsi, ci faremo molte domande e proveremo a dare qualche risposta. Fermarsi sarebbe, in un certo senso, cedere alla paura. La violenza non può dettare l’agenda della nostra comunità.
È proprio in questi momenti che la cultura di strada deve restare accesa, come luce nel mezzo del dolore, come atto civile, come strumento per ridare senso allo stare insieme, a dare prospettive ai ragazzi e alle ragazze a cui vengono negati diritti basilari. Il Festival si farà, lo faremo insieme con consapevolezza, con rispetto.
Sarà un’edizione segnata dalla memoria, dalla riflessione, dalla volontà di offrire ai ragazzi e alle ragazze uno spazio sicuro dove incontrarsi, raccontarsi, ascoltare e partecipare. Un tempo sospeso per pensare alla città che vogliamo e al ruolo che tuttə possiamo avere nel costruirla. Ballarò sarà ancora una volta una piazza viva, che afferma che l’arte non è mera evasione, ma strumento potente di consapevolezza e riscatto».
Anche col cuore pesante, Ballarò Buskers si farà in nome di tutto quello che sta macchiando Palermo, proprio perché la città non è soltanto questo, ma «resistere attraverso la cultura, di trasformare lo spazio urbano in bene comune. Ci troverete nelle piazze, come ogni anno, in un quartiere che da sempre vive in bilico e in continua trasformazione.
Quest’anno ci saranno punti informativi su educazione all’affettività con giochi, materiali, libri, spazio di parola e confronto, in continuità con i percorsi svolti quotidianamente nei quartieri. Racconteremo questo momento con onestà, dai microfoni del nostro Festival sociale, dai palchi, dai corpi degli artisti e delle artiste, dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze, da Ballarò».
A pronunciarsi a riguardo anche Don Enzo e Maria Teresa di Casa Áncora: «La vera sicurezza sociale nasce dal prendersi cura, dal tessere relazioni, dal dare speranza. Palermo ama la vita, la pace e odia ogni forma di violenza. Palermo ha tutte le potenzialità per alzare la testa e tornare a respirare aria pulita di primavera».
Anche Automobile Club d’Italia ed Automobile Club Palermo esprimono sincero cordoglio per la morte di Paolo Taormina: i 150 equipaggi, provenienti da tutto il mondo, che prenderanno il via alla Targa Florio Classica 2025, domani 16 ottobre in piazza Verdi a partire dalle 18.00, mostreranno sulle loro auto un adesivo con la scritta “Ciao Paolo” in segno di cordoglio e ricordo per la morte di un giovane che ha scosso l’intera comunità.
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