Tra storia e fede: chi era Rosalia Sinibaldi, la santa che scelse il silenzio e salvò Palermo
Il libro di Roberto Tagliavia è una riflessione sulla figura della Santuzza e su ciò che rappresenta per i palermitani. "La si invoca, di lei si parla tanto ma si sa poco"

La statua di Santa Rosalia al santuario di Monte Pellegrino
Non una biografia, non un saggio religioso. Il libro di Roberto Tagliavia, “Rosalia da Palermo”, romanzo presentato l’ 11 luglio al Circolo Canottieri Ruggero di Lauria, grazie all’impegno della socia Adriana Chirco, è una riflessione appassionata e libera sulla figura della Santuzza, su ciò che rappresenta nel cuore dei palermitani, tra storia, devozione e mistero.
Rosalia non ha lasciato dietro di sé miracoli spettacolari, né visioni. Ha scelto invece una vita eremitica, nel silenzio della grotta di Monte Pellegrino. Ed è proprio da questo silenzio che nasce il suo potere: «La santità di Rosalia – spiega l’autore – non è urlata, non è teatrale, è una santità ritrosa, raccolta, appartata. E forse per questo, ancora più autentica. Ha scelto il ritiro, ma in quella scelta ha offerto tutto di sé».
Tagliavia, con uno stile che incrocia la prosa e la suggestione poetica, ha cercato di rispondere a una domanda che da sempre aleggia nei vicoli e nei santuari di Palermo: chi è veramente Rosalia per questa città?
«Non è solo la santa patrona. È il nostro specchio interiore. Palermo ha bisogno di lei perché ha bisogno di sentirsi protetta, amata, compresa da qualcuno che non giudica, che non impone miracoli eclatanti ma ascolta nel silenzio. Rosalia è una santa discreta, ma è proprio questa discrezione a renderla fortissima».
Nel romanzo Rosalia appare non solo come una santa ma come una giovane donna viva, palpitante, infatti, per Roberto Tagliavia è fondamentale restituire umanità ai santi per riscoprire una fede più vicina al popolo.
Questo l’obiettivo da raggiungere attraverso la realizzazione di questo libro, «altrimenti si avrebbero degli esempi irraggiungibili, - afferma l’autore - cercando così di capire le vere ragioni che spingono una giovane ragazza di buona famiglia ad andarsi a nascondere in una grotta, ciò può essere importante per capire l’animo umano e soprattutto nell’animo di persone che hanno una grande sensibilità, anche religiose.»
Il libro, arricchito da inserti iconografici e da riflessioni personali, è un perfetto equilibrio tra ricerca, passione e narrazione documentata, ma mai fredda; analisi storica, ma senza dimenticare la potenza dei simboli e delle emozioni.
«Rosalia è tante cose insieme: è una santa, è un mito urbano, è un’icona di resistenza e purezza – afferma l’autore -. È la Palermo che si salva da sola, e lo fa attraverso una donna che sceglie il silenzio e l’essenzialità per ritrovare Dio».
«È proprio questo intreccio di storia e devozione popolare che mi ha spinto a scrivere — racconta l’autore —. Volevo mostrare come una figura mistica possa diventare linguaggio condiviso. Rosalia è presente nei canti, nei mercati, nei portafogli delle nonne. È una forma di appartenenza».
Dunque, il romanzo nasce anche dalla consapevolezza che, per molti, la figura della “Santuzza” è tanto familiare quanto misteriosa.
«Tutti conoscono il nome di Rosalia, tutti partecipano al Festino o vanno in pellegrinaggio sulla montagna. Ma quanti ne conoscono davvero la storia, la vita, la scelta radicale? La verità è che Rosalia è più moderna di quanto pensiamo. Si è sottratta alla mondanità, al potere, al matrimonio combinato. Ha scelto se stessa. È un esempio di libertà, non solo spirituale ma esistenziale».
Tagliavia riflette a lungo anche sul rapporto tra Rosalia e la città, un rapporto che si fa corpo e sangue, radicato nel tessuto urbano e nelle esistenze quotidiane: «Palermo ha trovato in Rosalia la sua salvezza, ma anche il suo specchio. È una città complessa, piena di contraddizioni, e Rosalia la comprende. La guida, ma non la giudica. È una patrona che non impone, ma accompagna».
Nata nella nobiltà normanna, Rosalia Sinibaldi, legata alla corte di Ruggero II di Sicilia, ha rifiutato tutto per vivere in una grotta. Non ha fondato ordini, non ha lasciato scritti, non ha cercato seguaci.
«Eppure – sottolinea Tagliavia – nel momento più buio della storia di Palermo, quando la peste decimava la popolazione, è stata lei a salvare la città. È come se quella sua rinuncia silenziosa, anni prima, fosse diventata nel tempo una forza potentissima. È stato il suo sì alla solitudine a diventare un sì alla salvezza di tutti».
Durante la presentazione al Circolo Canottieri Roggero di Lauria, in uno spazio che unisce cultura e radici, il pubblico è stato invitato non solo a scoprire un libro, ma a intraprendere un cammino interiore. Perché leggere Rosalia, oggi, significa anche leggere Palermo, le sue ferite e la sua speranza, la sua storia, la storia di una città che non si arrende che cade ma che si rialza. Sempre.
Ma c’è anche un’urgenza culturale dietro il suo studio: «Di Rosalia si parla tanto, ma si sa poco. Si invoca, ma non si approfondisce. – continua Roberto Tagliavia - E io ho sentito il bisogno di colmare questo vuoto, di mettere insieme fonti, storie, immagini. Di restituirle la dignità di una figura storica e spirituale, senza cancellare il fascino del mito»
Nel finale del volume, Tagliavia sembra affidarci una preghiera laica, fatta di riconoscenza e stupore: «Rosalia è una figura che ci sfugge e ci salva. Non la capiamo fino in fondo, ma la sentiamo nostra. Ci parla con voce sommessa, eppure ci scuote. Non chiede nulla, ma ci dona tutto: una fede semplice, una presenza ferma, un amore che non esige nulla in cambio».
È forse per questo che noi palermitani torniamo sempre da lei. In silenzio, tra le rocce di Monte Pellegrino o nelle grida festanti del 14 luglio, cerchiamo la sua ombra leggera, la sua forza silenziosa. Perché Rosalia non è una santa che impone, è una donna che ha scelto di amare da lontano, proteggendoci senza clamore.
E noi, figli distratti di una città complessa e splendida, sappiamo che il suo amore ci avvolge come un mantello di pietra e luce. Nella sua grotta, ha costruito una corazza non per difendersi, ma per custodire la nostra fragilità. Ogni palermitano, almeno una volta, l’ha invocata. Non con parole ad alta voce, ma con quel bisogno profondo di sentirsi ascoltato.
Rosalia è madre e sorella, roccia e respiro. È la nostra santa perché non si è mai imposta, ma ci ha sempre accolto. E in questa scelta d’amore silenziosa sta la sua grandezza. Forse non sapremo mai tutto di lei. Ma il suo volto, inciso nella pietra o disegnato nei nostri cuori, ci ricorderà per sempre che c’è una forza invisibile che veglia su Palermo.
E noi, nel profondo, tra identità e speranza, non smetteremo mai di crederci.
Rosalia non ha lasciato dietro di sé miracoli spettacolari, né visioni. Ha scelto invece una vita eremitica, nel silenzio della grotta di Monte Pellegrino. Ed è proprio da questo silenzio che nasce il suo potere: «La santità di Rosalia – spiega l’autore – non è urlata, non è teatrale, è una santità ritrosa, raccolta, appartata. E forse per questo, ancora più autentica. Ha scelto il ritiro, ma in quella scelta ha offerto tutto di sé».
Tagliavia, con uno stile che incrocia la prosa e la suggestione poetica, ha cercato di rispondere a una domanda che da sempre aleggia nei vicoli e nei santuari di Palermo: chi è veramente Rosalia per questa città?
«Non è solo la santa patrona. È il nostro specchio interiore. Palermo ha bisogno di lei perché ha bisogno di sentirsi protetta, amata, compresa da qualcuno che non giudica, che non impone miracoli eclatanti ma ascolta nel silenzio. Rosalia è una santa discreta, ma è proprio questa discrezione a renderla fortissima».
Nel romanzo Rosalia appare non solo come una santa ma come una giovane donna viva, palpitante, infatti, per Roberto Tagliavia è fondamentale restituire umanità ai santi per riscoprire una fede più vicina al popolo.
Questo l’obiettivo da raggiungere attraverso la realizzazione di questo libro, «altrimenti si avrebbero degli esempi irraggiungibili, - afferma l’autore - cercando così di capire le vere ragioni che spingono una giovane ragazza di buona famiglia ad andarsi a nascondere in una grotta, ciò può essere importante per capire l’animo umano e soprattutto nell’animo di persone che hanno una grande sensibilità, anche religiose.»
Il libro, arricchito da inserti iconografici e da riflessioni personali, è un perfetto equilibrio tra ricerca, passione e narrazione documentata, ma mai fredda; analisi storica, ma senza dimenticare la potenza dei simboli e delle emozioni.
«Rosalia è tante cose insieme: è una santa, è un mito urbano, è un’icona di resistenza e purezza – afferma l’autore -. È la Palermo che si salva da sola, e lo fa attraverso una donna che sceglie il silenzio e l’essenzialità per ritrovare Dio».
«È proprio questo intreccio di storia e devozione popolare che mi ha spinto a scrivere — racconta l’autore —. Volevo mostrare come una figura mistica possa diventare linguaggio condiviso. Rosalia è presente nei canti, nei mercati, nei portafogli delle nonne. È una forma di appartenenza».
Dunque, il romanzo nasce anche dalla consapevolezza che, per molti, la figura della “Santuzza” è tanto familiare quanto misteriosa.
«Tutti conoscono il nome di Rosalia, tutti partecipano al Festino o vanno in pellegrinaggio sulla montagna. Ma quanti ne conoscono davvero la storia, la vita, la scelta radicale? La verità è che Rosalia è più moderna di quanto pensiamo. Si è sottratta alla mondanità, al potere, al matrimonio combinato. Ha scelto se stessa. È un esempio di libertà, non solo spirituale ma esistenziale».
Tagliavia riflette a lungo anche sul rapporto tra Rosalia e la città, un rapporto che si fa corpo e sangue, radicato nel tessuto urbano e nelle esistenze quotidiane: «Palermo ha trovato in Rosalia la sua salvezza, ma anche il suo specchio. È una città complessa, piena di contraddizioni, e Rosalia la comprende. La guida, ma non la giudica. È una patrona che non impone, ma accompagna».
Nata nella nobiltà normanna, Rosalia Sinibaldi, legata alla corte di Ruggero II di Sicilia, ha rifiutato tutto per vivere in una grotta. Non ha fondato ordini, non ha lasciato scritti, non ha cercato seguaci.
«Eppure – sottolinea Tagliavia – nel momento più buio della storia di Palermo, quando la peste decimava la popolazione, è stata lei a salvare la città. È come se quella sua rinuncia silenziosa, anni prima, fosse diventata nel tempo una forza potentissima. È stato il suo sì alla solitudine a diventare un sì alla salvezza di tutti».
Durante la presentazione al Circolo Canottieri Roggero di Lauria, in uno spazio che unisce cultura e radici, il pubblico è stato invitato non solo a scoprire un libro, ma a intraprendere un cammino interiore. Perché leggere Rosalia, oggi, significa anche leggere Palermo, le sue ferite e la sua speranza, la sua storia, la storia di una città che non si arrende che cade ma che si rialza. Sempre.
Ma c’è anche un’urgenza culturale dietro il suo studio: «Di Rosalia si parla tanto, ma si sa poco. Si invoca, ma non si approfondisce. – continua Roberto Tagliavia - E io ho sentito il bisogno di colmare questo vuoto, di mettere insieme fonti, storie, immagini. Di restituirle la dignità di una figura storica e spirituale, senza cancellare il fascino del mito»
Nel finale del volume, Tagliavia sembra affidarci una preghiera laica, fatta di riconoscenza e stupore: «Rosalia è una figura che ci sfugge e ci salva. Non la capiamo fino in fondo, ma la sentiamo nostra. Ci parla con voce sommessa, eppure ci scuote. Non chiede nulla, ma ci dona tutto: una fede semplice, una presenza ferma, un amore che non esige nulla in cambio».
È forse per questo che noi palermitani torniamo sempre da lei. In silenzio, tra le rocce di Monte Pellegrino o nelle grida festanti del 14 luglio, cerchiamo la sua ombra leggera, la sua forza silenziosa. Perché Rosalia non è una santa che impone, è una donna che ha scelto di amare da lontano, proteggendoci senza clamore.
E noi, figli distratti di una città complessa e splendida, sappiamo che il suo amore ci avvolge come un mantello di pietra e luce. Nella sua grotta, ha costruito una corazza non per difendersi, ma per custodire la nostra fragilità. Ogni palermitano, almeno una volta, l’ha invocata. Non con parole ad alta voce, ma con quel bisogno profondo di sentirsi ascoltato.
Rosalia è madre e sorella, roccia e respiro. È la nostra santa perché non si è mai imposta, ma ci ha sempre accolto. E in questa scelta d’amore silenziosa sta la sua grandezza. Forse non sapremo mai tutto di lei. Ma il suo volto, inciso nella pietra o disegnato nei nostri cuori, ci ricorderà per sempre che c’è una forza invisibile che veglia su Palermo.
E noi, nel profondo, tra identità e speranza, non smetteremo mai di crederci.
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