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Una meraviglia monumentale che narra una tragedia: la fontana dei Malavoglia a Catania

Chiunque si trovi a passare davanti alla piazza Giovanni Verga di Catania non può che rimanere ammaliato da questa fontana. Dietro c'è una storia davvero complessa

Livio Grasso
Archeologo
  • 6 novembre 2021

La fontana dei Malavoglia di Catania

Chiunque si trovi a passare davanti alla piazza Giovanni Verga di Catania non può che rimanere ammaliato dalla fontana dei Malavoglia, che si manifesta all’occhio del visitatore in tutta la sua imponenza e maestosità.

La storia di questa meraviglia monumentale è davvero intricata e complessa. Nel lontano 10 novembre del 1956, il comune di Catania bandì un concorso per la pianificazione di un progetto artistico che commemorasse il noto, scrittore Giovanni Verga, nativo di Vizzini e icona intramontabile del capoluogo etneo.

Il monumento doveva sorgere a sud dell’odierna piazza, di fronte al palazzo del “Grand Hotel Excelsior”.

Tra i candidati che presero parte al concorso spicca un certo Carmelo Mendola, scultore autodidatta locale. Sappiamo che la sua partecipazione non suscitò particolare entusiasmo tra gli artisti dell’epoca, i quali non esitarono ad esprimere un marcato scetticismo.

Cionondimeno, con stupore di tutti, il progetto di Mendola incantò la commissione esaminatrice aggiudicandosi la vittoria del concorso. A partire da quel momento, però, iniziò il faticoso e duro travaglio per la messa in opera del complesso marmoreo che si protrasse per ben diciannove anni.
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Le fonti storiche attestano pure che l’inaugurazione ufficiale della fontana avvenne in data 25 ottobre 1975.

Sebbene la progettazione della scultura fosse avvenuta sotto i migliori auspici, molto presto insorsero delle difficoltà di carattere finanziario che ne rallentarono vertiginosamente la realizzazione nei tempi brevi e programmati.

Infatti, malgrado in principio il piano progettuale fosse stato finanziato da parte della Regione, non passò molto che le risorse economiche stanziate si esaurissero drasticamente impedendo il regolare prosieguo dei lavori; si trattò di una vera e propria battuta d’arresto che mise a repentaglio la costruzione della fontana.

Ad ogni modo lo scultore non si perse d’animo, battendosi indefessamente per portare a compimento ciò che aveva iniziato con grande spirito di sacrificio e abnegazione; Mendola, dunque, pur di coronare il proprio sogno, provvide ad autofinanziarsi. Così, nel tempo, la fontana cominciò a prendere forma rispecchiando sempre di più le idee stilistiche e simboliche dell’artista.

Con grande maestria, infatti, ricalcò su marmo l’episodio del terribile “naufragio della Provvidenza”, narrato nel decimo capitolo del celebre romanzo intitolato “I Malavoglia”.

Come tutti sanno la “Provvidenza” era la barca di una famiglia di pescatori siciliani, ovvero i Malavoglia, vissuti nel paese di Acitrezza; la scena raffigurata nella fontana rimanda con impeto al seguente passo verghiano: “Si udiva il vento sibilare nella vela della Provvidenza e la fune che suonava come una corda di chitarra. All’improvviso il vento si mise a fischiare al pari della macchina della ferrovia, quando esce dal buco del monte, sopra Trezza, e arrivò un’ondata da dove fosse venuta, la quale fece scricchiolare la Provvidenza come un sacco di noci, e la buttò in aria. […]

In questo momento si udì uno schianto: la Provvidenza, che prima si era curvata sul fianco, si rilevò come una molla, e per poco nonsbalzo tutti in mare; l’antenna insieme alla vela cadde sulla barca rotta come un filo di paglia. Allora si udì una voce gridava: - Ahi! Come di uno che stesse per morire. […] Ad un tratto un colpo di vento la strappò netta e se la portò via sibilando. Allora i due fratelli poterono sbrogliare del tutto il troncone dell’ antenna e buttarlo in mare. La barca si raddrizzò, ma padron ‘Ntoni non si raddrizzò,lui, e non rispondeva più a “Ntoni che lo chiamava.

Ora, quando il mare e il vento gridano insieme, non c’è cosa che faccia più paura del non udirsi rispondere alla voce che chiama
”.

Non a caso, i protagonisti del gruppo scultoreo sono il giovane “Ntoni e il vecchio padron “Ntoni. Alessi, il terzo personaggio del romanzo, non compare sullo scenario artistico perché rappresentato nel momento in cui si trovò sommerso dalle onde mentre reggeva il timone a poppa.

Salta all’occhio pure la perizia con cui sono state modellate le due vasche della fontana, rivestite in marmo travertino di Tivoli, che riproducono un andamento sinuoso e concentrico in perfetta simbiosi con la raffigurazione del movimento travolgente del mare in tempesta; di converso, l’impetuosità della mareggiata è addolcita dalla resa lineare ed armoniosa della Provvidenza che naviga tra i flutti marosi.

La dinamicità delle onde, inoltre, è accentuata da spettacolari fiotti d’acqua che defluiscono da appositi ugelli impiantati all’interno del monumento.
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