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Una piscina naturale incastonata nel blu: sei in Sicilia, nella "cittadella" del mare limpido

Questi luoghi splendidi, ambiti di siciliani e turisti, in passato sono stati teatro di una tragedia, svelata grazie alla perseveranza di un ricercatore e uno storico

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 6 luglio 2023

La spiaggia di Seccagrande

A “Siccaranni” tira un vento di scirocco tra brividi di freddo e il suono incontrastato del mare. È il luogo prediletto dai riberesi, meta turistica ambita a una decina di chilometri di distanza dalla città di Ribera percorrendo la statale 115.

Dopo alcuni semi-tornanti si entra dritti nella cittadella del mare limpido e turchese, ricco di fascino, storia e avvenimenti tragici.

La frazione (di Ribera) di 468 abitanti si trasforma durante i mesi estivi e si popola di turisti, tanti, provenienti da ogni parte d’Italia. Rappresenta il momento clou della stagione dove il clima raggiunge le punte massime di 40°- 42° contro una media annuale di circa 26°- 28°.

La costa, in ghiaia, si estende dalla foce del fiume Magazzolo sino all’arco sporgente nel mare che termina con una grande secca (origine del nome). Manca la sabbia, sostituita da una spiaggia ciottolata dove le acque "sbattono" letteralmente provocando un suono dolce.
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"Siccaranni" afferra i momenti e crea un contrasto naturale. I primi passi immettono in una piscina naturale dai colori chiari, lucidi e trasparenti. Una volta raggiunta la zona rocciosa il blu acceso si impadronisce della scena.

In lontananza si vedono i fondali, quelli che hanno fatto la storia del territorio.

Nel 1906, tra il 6 e 7 febbraio, un uragano dalle proporzioni devastanti distrusse l’Angelika - un veliero greco di Inousses che da Marsiglia stava rientrando a casa.

Mentre attraversava le acque del Corvo naufragò e l’equipaggio composto da 10 uomini perì. Il mare restituì tre corpi e due di questi, appartenevano ai fratelli Lemos (Giorgio e Diamantes) mentre il terzo non fu identificato. Sulla vicenda cadde il silenzio.

Nel 1978 un giovane ricercatore subacqueo di nome Mimmo Macaluso (riberese) scorse due grandi ancore e parecchi mattoni rossi. Insieme allo storico locale Raimondo Lentini iniziò una ricerca volta alla scoperta della verità.

Giorno dopo giorno vennero trovate le informazioni grazie alla testimonianza di un ultranovantenne (Antonio Tumbarello), alla consultazione del registro dell’anagrafe del 1906 e alla morfologia delle ancore.

Finalmente venne a galla l’identità della nave! Di notevole importanza fu la collaborazione di un ragazzo greco (Giorgio Diakenissasis) che riuscì a contattare il sindaco dell’isola di Inousses che, commosso, apprese la notizia del ritrovamento dei resti dopo ben 90 anni.

Nella piccola cittadina fu indetto un breve periodo di lutto nel ricordo profondo di una strage dimenticata. Venne organizzato nei minimi dettagli il recupero delle ancore insieme a migliaia di mattoni rossi di Marsiglia. Questi ultimi vennero utilizzati per la costruzione di un monumento e un muretto dove furono appoggiate le due ancore dal peso di 1800 kg ciascuna e alte tre metri.

Il 22 aprile del 1996 venne pianificato un incontro ufficiale tra i rappresentanti del piccolo comune greco e quelli riberesi. Ancor oggi, nonostante siano passati 27 anni, la stima, i rapporti e la collaborazione non sono mai venuti a mancare. La storia continua e Seccagrande non smette mai di stupire.

Negli anni Novanta furono rinvenuti sui fondali dei reperti archeologici (anfore, una lucerna e altre tipologie in ceramica). Fanno riferimento al periodo romano (fase conclusiva) durante i saccheggiamenti dei Vandali in Sicilia e nelle regioni del Nord Africa.

Tra i molti contenuti è stato trovato un oggetto a forma triangolare spezzato in 4 frammenti. Un semplice lavaggio ha rivelato una decorazione in negativo a stampa col volto di un personaggio ottenuta mediante la pressione di un punzone sull’argilla fresca prima della cottura.

Gli approfondimenti sono stati seguiti dalla Soprintendenza di Agrigento. Nonostante l’intervento di molti studiosi, oggi aleggia un mistero irrisolto.

Le coste agrigentine stupiscono con effetti speciali senza dimora fissa. Una manifestazione di superiorità da parte della natura, quella incontaminata che regala luoghi paradisiaci come Seccagrande.
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