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Vive con più di 4 milioni di "assassine": chi è l'ultimo apicoltore (nomade) di Pantelleria

A soli otto anni, il nonno Turi lo ha accompagnato a conoscere le api che vengono attirate a Pantelleria per il clima praticamente simile all’Africa. La storia di Denny

  • 17 luglio 2022

Denny Almanza

Se si comporta come loro "dicono e comandano", il rapporto è assolutamente amichevole, dialogante e soave, a dir poco fruttifero e “mieloso”.

Questa è la storia di un ragazzone di 34 anni, nato e cresciuto a Pantelleria, Denny Almanza che, da quando era 15enne, vive da solo con 4 milioni e mezzo di api africane, chiamate "assassine" sulla carta ma che lui ama alla follia e che in fondo sono disciplinate: «Basta saperle prendere».

Quell’ardore è infuso nelle vene come l’immenso valore del suo miele, prodotto nelle tenute isolane del nonno materno Salvatore Spada.

Con l’Azienda Agricola “Denny Almanza” e una professione che, oltre ad essere delicatissima e sacrificante, può essere vista come pericolosa, l’imprenditore porta un titolo impegnativo con una carica emotiva d’altri tempi: è l’ultimo apicoltore di Pantelleria che è in grado di produrre otto varietà di miele pregiatissime dal 2014 in poi, tra i terreni che quasi lambiscono il mare e quelle in altura a 650 metri sul livello del mare.
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Lui pratica, in tre zone sparse nell’isola dei dammusi, il nomadismo con questi eleganti imenotteri che vengono spostati a seconda della fioritura e danzano nel vento con movenze circolari o a tracciare un otto (o l’infinito) per cibarsi ed avvisare le compagne dei rischi e delle distanze.

Un esempio è la fioritura del mirto a giugno in montagna. Denny preleva le api dalla superficie vicina al mare, dove queste hanno già incamerato il miele di fichi d’India e le trasporta chiuse all’interno delle arnie in montagna per ricavare il miele di mirto fino a metà agosto.

Oltre a questi, la sua distribuzione comprende particolarità assolute: il “Miele di trifoglio” e il “Miele al the siciliano” estratti nelle terre limitrofe al laboratorio da dieci anni (tra maggio e giugno), il miele di corbezzolo e di erika che è una pianta della macchia mediterranea con fiorellini viola (produzione montana autunnale e raccolta d’inverno), un particolare Millefiori di Bosco - lavanda e rosmarino (montagna in primavera) e un altro Millefiori estivo.

È sempre Denny, a mantenere una piccola postazione con 20 alveari a maggiori altezze e a rivelarci da buon “coreografo operaio” che le sue “collaboratrici” possono spingersi entro un raggio di tre chilometri.

Ci siamo imbattuti in Almanza anche per altre sue invidiabili creazioni: capperi tipicamente a sette petali come a Salina e differenti da quelli delle Eolie (a cinque), rosmarino ottenuto solo dal fiore, uva e vino (due bianchi secchi di Pantelleria DOP da vigneti zibibbo), con la straordinarietà pantesca (profumo intenso e consistenza).

Ma è necessario disegnare lo spaccato di vita che gli conferisce unicità.

A soli otto anni, il nonno Turi lo ha accompagnato a conoscere le api che vengono attirate a Pantelleria per il clima praticamente simile all’Africa.

L’anziano agricoltore a mani nude le faceva posare sui palmi e conversava con questa specie come fossero farfalle, senza batter ciglio e senza riflettere sul coraggio o sull’incolumità del gesto. È chiaro che il nipote è rimasto quasi abbagliato dal modo di operare del nonno che gli ha trasmesso un certa devozione verso le potenzialità e la maestosità di questi insetti.

«Le prime volte in cui cercavo di avere un contatto con loro sudavo freddo però non l’avrei mai voluto dare a vedere - confessa Denny – per non sfigurare e non dicevo nulla. Ho preso confidenza, come giusto che sia, più avanti con l’età. Solamente a 15 anni, ho potuto immergermi in quella che è l’attività di allevamento e quindi di produzione del nostro tesoro trasferendomi a casa della mia nonna materna».

Il giovanissimo Almanza ha dovuto rinunciare alla scuola per aiutare il suo “idolo della campagna” - il nonno con gli acciacchi pesanti alle ginocchia per il quale si è dedicato totalmente, dopo la separazione dei suoi genitori (il padre è emigrato a Milano e la madre a Trapani).

Dunque, un’ampia proprietà da gestire (quella che si sviluppa intorno all’Officina del miele che è anche punto vendita e all’abitazione) ed una carriera da imbastire in fretta e furia, sotto i suggerimenti del grandioso nonno che viveva con la sua consorte a Pantelleria centro: ‘Zzu Turi (così era identificato con tono reverenziale nella località pantesca) raggiungeva il nipote di mattina presto per faticare insieme.

«Per spezzare il lavoro, cucinava abbondanti piatti di pasta all’ora di pranzo – commenta Denny -. Ricordo quella al tonno nostrano e, poi, al pomodoro raccolto nel nostro orto. Una bontà gustosissima».

In base ai tipi di miele da estrarre in diverse tappe dell’anno, Almanza cura e trasloca le api dall’area marinara alla montagna che a Pantelleria è denominata Montagna Grande.

Da fine febbraio a fine luglio, il produttore impiega circa quattro ore al giorno con le api, tutti i giorni a partire dalle ore 7.30 ad una temperatura ideale di 15° C.

A rotazione, controlla che stiano bene, le covate, le sciamature, il quantitativo di miele, polline e acqua: un monitoraggio che dovrebbe essere effettuato ogni otto giorni; dal momento che gli insetti sono suddivisi in 45 alveari, la manovra si deve articolare tutta la settimana.

Per ogni alveare, si registrano da 30mila a 100mila unità. Quest’ultima cifra si tocca in primavera, la stagione in cui si deve osservare il massimo riscontro di determinate tipologie di miele.

«Il mio lavoro cambia nell’intervallo tra inizio giugno e metà di luglio, in cui bisogna tirare le somme sulla raccolta del miele - precisa Denny -. Si utilizzano i melari ovvero la seconda parte della casetta del miele che per entrare in produzione deve avere il 16 per cento di umidità. Questa è una fase caratteristica che noi individuiamo quando le api formano l’opercolo cioè una piccola patina di cera. Nessun disturbo per le colonie dove la popolazione alleva le larve perché gli ambiti di azione per l’apicoltore sono diversi».

Comunque le api sanno indicare se procedere più velocemente o lentamente, in una organizzazione perfetta «come i Generali di un esercito o i Coach di una squadra – aggiunge il responsabile dell’azienda -, magari con qualche puntura (non aggressiva) che fa parte dei giochi.

Dai melari stacchiamo i telaini mobili, dove il miele è trattenuto nelle celle del favo con l’opercolo che viene raschiato in laboratorio, all’interno della centrifuga, mediante una forchetta di acciaio ad hoc a denti stretti o con un coltello elettrico riscaldato».

Da qui, i telai, già incastrati nel macchinario adatto che è lo “smielatore”, girano facendo uscire il miele; questo viene poi collocato nei maturatori (silos d’acciaio per 15-20 giorni).

Tutto ciò che Almanza fa per valorizzare la sua Pantelleria è impagabile. Da un anno e mezzo, è pure esperto sugli insetti impollinatori e sulle api selvatiche da miele per l’Università della Fondazione Mac del Trentino Alto Adige e l’Università di Palermo.
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