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"Penelope. Il grande inganno": al Teatro di Segesta lo spettacolo di Manuel Giliberti

Oltre 50 spettacoli, 17 concerti con 4 notti bianche, 5 conferenze e 2 eventi speciali dedicati alla Luna e alle stelle. Fitto il programma (ne abbiamo parlato qui) delle Dionisiache 2019, curato dal direttore artistico Nicasio Anzelmo, che va dal 19 luglio fino al 1° settembre prossimo.

Domenica 21 luglio alle 19.45 appuntamento con “Penelope. Il grande inganno”, in collaborazione con l’Istituto nazionale del dramma antico di Siracusa, di Manuel Giliberti, che è anche regista, e Gian Paolo Renello, con Deborah Lentini, Elvio La Pira, Giulia Valentini, Rosario D’Aniello, Mattia Valenti, Alessandro Mannini, Luigi Mancuso, Chiara Meschini, Claudia Bellia, Federica Cinque, Serena Chiavetta, Simona De Sarno.

La voce di Omero è di Calara Galante; costumi di Marcella Salvo, musiche di Antonio Di Pofi, movimenti di Serena Cartia, organizzazione e direzione di scena Giovanni Ragusa. Nel XXIV canto dell’Odissea i versi dedicati a Penelope la immortalano dunque “moglie di grande virtù” “nobile figlia di Icario”, “saggia Penelope”.
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Ma cosa accade veramente nella reggia di Itaca, durante quei lunghi venti anni che tennero Odisseo lontano dall’isola? Dieci lunghi anni di guerra durante i quali alla reggia non giungevano notizie di alcun tipo e dopo, altri lunghi anni, dieci anche questa volta, in cui l’eroe vagò per il mare Egeo sfidando mostri, conquistando o amando dee e fanciulle? Penelope il grande inganno vuole raccontare proprio quei venti anni nei quali in realtà nulla sappiamo di cosa avviene realmente ad Itaca. Quale è la relazione tra Penelope e le sue ancelle? E i Proci come vivono veramente l’occupazione del palazzo? Con quali relazioni? Con quali accordi? Chi le vittime e chi i complici?

Il testo scegliendo la forma del flashback inizia quando tutto è avvenuto. Penelope e le ancelle, al pari di tutti gli altri protagonisti della vicenda sono già morti. Ormai incorporei possono rivedere e rivivere quel loro passato,consapevoli di ciò che è avvenuto ma anche disposti a spogliarsi delle loro vesti iconiche per raccontare il vero. In questo racconto tutti sono posti in posizione paritaria:Penelope, le ancelle (che con richiamo alla grande tragedia greca costituiscono il coro), Elena che non rinuncia neanche nella sua condizione di noncorporeità alla esibizione di sé, Odisseo sempre intento a mascherare la realtà a suo consumo. La narrazione è leggera, a volte comica, sempre pervasa da ironia. Le fonti spaziano da Omero a Euripide a Ovidio a Gorgia fino ad autori contemporanei quali Savinio,Ritzos, Malerba,Atwood. La figura di Penelope attraverso le narrazioni successive muta, diviene altro. Sempre alla ricerca di una verità identitaria che la figurina omerica ha sempre nascosto sotto un conformismo rassicurante.

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