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Chiesa della Martorana: restaurati gli affreschi

Il restauro della Chiesa, che ha già interessato i preziosi dipinti del coro, presto restituerà lucentezza anche ai mosaici bizantinti e alle facciate

  • 2 agosto 2011

Un tesoro nascosto, finalmente restituito allo sguardo della città: è stato completato il restauro delle pitture murali della Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (Martorana), chiesa arabo-normanna, decorata da maestranze bizantine e ampliata secondo gusto barocco. Il restauro, progettato e diretto da Giovanni Di Fisco della "Mediterranea Engineering", ha portato alla luce i colori originali dei quasi cinquecento metri quadrati di pitture murali realizzate nel coro e nel sottocoro della chiesa, eliminando le vernici usate nei restauri precedenti che avevano appannato i toni dei dipinti impedendone una chiara comprensione d’insieme.

La visione che adesso si può ammirare, racconta non solo lo stile e la tavola dei colori di maestri della pittura del '700 che sono intervenuti ad affrescare la Chiesa - come Gugliemo Borremans, Gaetano Lazzara e Olivio Sozzi - ma fornisce anche una chiara mappatura degli interventi di rimodulazione architettonica che il complesso ha subito nei secoli, permettendo così di poter leggere in quelle sovrapposizioni di superfici dipinte, la storia della chiesa e della città. E in attesa che si ultimi il restauro del campanile e delle due facciate in stile la normanno e la barocco e si ripristinino le parti lapidee fortemente annerite dallo smog, l’équipe dei quattordici tecnici restauratori dell’impresa "Lares" di Venezia ha intanto riportato alla luce l’azzurro originario del cielo che tinge il coro della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio: un blu ceruleo sfumato di azzurro, frutto della prima sezione dei lavori iniziati nell'agosto del 2010 che hanno interessato tutta l’area del coro, del sottocoro, del cosiddetto ampliamento cinquecentesco.

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Si è puntato al ripristino dell'antica convergenza visiva tra la navata e il coro che ha portato a rimuovere il tavolato ligneo che era stato posto in contiguità con la grata del coro per evitare la dispersione del calore nell’ambiente che ospitava decenni fa i corsi prematrimoniali, ma che aveva totalmente ostruito la visione dei dipinti murali dagli spazi della navata. «Si tratta di un restauro completo e allo stesso tempo molto complesso, che ha messo in campo diverse metodologie operative in funzione della varietà di materiali - precisa Di Fisco, che aggiunge - uno degli interventi strutturali più complessi è stato il consolidamento della volta del coro: abbiamo fatto riaderire i due strati di intonaco della volta, quello del settecento a quello del cinquecento, mediante microiniezioni localizzate di una speciale malta alleggerita e successivamente abbiamo ancorato, tramite dei tiranti, l’intera volta a un’orditura lignea supplementare».

L’impresa di conservazione, che in passato ha operato in cantieri come quello del Teatro La Fenice e del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, ai Musei Capitolini di Roma e Palazzo Carignano di Torino, si è impegnata di operare nel rispetto dei restauri precedenti, in particolare quello ottocentesco del Patricolo. Parte a fine agosto la fase di restauro dei mosaici che si lconcentra sul lavoro di riadesione delle tessere musive, alla pulitura di tutta la superficie e all’integrazione delle tessere, spec ie quelle settecentesche che risultano spesso di qualità minore rispetto a quelle realizzati da maestranze bizantine in epoca normanna.

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